
ROMA. I Coordinamenti nazionali di USB, riuniti ieri 3 settembre in forma congiunta, hanno deliberato di proclamare lo sciopero generale immediato nel caso in cui la Global Sumud Flotilla venisse attaccata dall’esercito israeliano e si impedisse agli aiuti umanitari di raggiungere Gaza e di essere distribuiti alla popolazione palestinese. La decisione di ricorrere alla forma di protesta più ampia ed estesa a disposizione dei lavoratori scaturisce da una serie di considerazioni:
- il fatto che anche una iniziativa umanitaria, di sostegno a popolazioni martoriate e che vedono messa a rischio la loro sopravvivenza, venga interpretata dal governo di Israele come un atto terroristico, è l’ennesima insopportabile dimostrazione dello spregio che lo Stato di Israele nutre verso le leggi internazionali e le più elementari norme di convivenza umana;
- il fatto che il governo italiano non abbia sentito la necessità, finora, di prendere una posizione chiara di condanna del comportamento del governo israeliano e non abbia ancora fatto sapere come intende proteggere i nostri connazionali impegnati in questa coraggiosa iniziativa di pace;
- la larga e spontanea adesione popolare che l’iniziativa sta ricevendo in tutto il Paese, che segue due anni di mobilitazioni ininterrotte a sostegno del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, e la forte spinta che proviene da diverse categorie di lavoratori, a cominciare dai portuali, di interrompere i traffici di armi e gli scambi commerciali con lo Stato di Israele;
- il sostegno manifestato da larghi strati della società civile, al Nord come al Sud, all’interruzione dell’assedio di Gaza e del resto della Palestina e lo sdegno diffusosi nei confronti degli atti criminali commessi ogni giorno contro la popolazione civile da parte dell’esercito israeliano.
Le proteste in corso costituiscono per l’USB il segno che un limite è stato superato all’orrore che abbiamo subito da due anni. Vedere che migliaia di bambini vengono trucidati sistematicamente, che si bombardano gli ospedali, che si impedisce l’afflusso degli aiuti e che si procede, rivendicandolo per bocca dei più alti esponenti del governo israeliano, alla eliminazione sistematica di un intero popolo senza che nessuno intervenga, tantomeno il nostro governo o l’Unione Europea, è una condizione che in tanti consideriamo insopportabile.
Per questi motivi i Coordinamenti nazionali dell’USB hanno deciso di raccogliere la proposta che è partita dal porto di Genova e che sta facendo il giro del Paese (e del mondo) di bloccare le attività, tutte le attività, se attaccheranno il simbolo della dignità dei popoli, la più grande iniziativa umanitaria mai realizzata.
L’Esecutivo nazionale USB dà quindi indicazione a tutte le strutture di categoria e alle federazioni territoriali di prepararsi alla mobilitazione, favorendo la più ampia partecipazione anche dei movimenti solidali e del resto della cittadinanza. Bisognerà mettere in atto ogni iniziativa utile a spiegare il senso della protesta e a coinvolgere i più larghi strati di lavoratori e lavoratrici.
Si dà inoltre notizia che continuano le consultazioni con diverse organizzazioni sorelle tra i lavoratori portuali per promuovere la protesta, sugli stessi obiettivi, a livello internazionale, anche in considerazione della settimana di proteste lanciata ieri 3 settembre dalla Federazione Sindacale Mondiale a sostegno del popolo palestinese (dal 16 al 21 di settembre) e della giornata contro il genocidio della popolazione palestinese indetta per il prossimo 8 settembre dalla Federazione mondiale dei trasporti della stessa FSM.
I Coordinamenti nazionali dell’Unione Sindacale di Base