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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Il sindacato Saese è con il maestro Fontani

Contro ogni forma di mobbing nella scuola

Adriano Fontani

SIENA. Dal SAESE, Sindacato Autonomo Europeo Scuola ed Ecologia, riceviamo e pubblichiamo. 

“SAESE, Sindacato Autonomo Europeo Scuola ed Ecologia, si schiera in modo netto e determinato a fianco del maestro Adriano Fontani, che da anni subisce una vera e propria persecuzione, per aver osato criticare e
denunciare in modo palese le vessazioni subite da parte di ambienti intimamente connessi con il mondo della scuola.
La vicenda che lo riguarda ha dell’incredibile, soprattutto perché fra processi e ricorsi, dura da ben 17 anni. Anni in cui al maestro Fontani è stato impedito di lavorare e di percepire lo stipendio a cui aveva ed ha diritto.
Il mobbing a scuola è una realtà e come sindacato intendiamo sollevare il velo che impedisce ai più di vedere come stimati insegnanti possano essere messi in un angolo da atteggiamenti persecutori di colleghi e dirigenti scolastici, che operano nella più totale impunità. Gli elementi per definire come mobbing ciò che ha subito il maestro Fontani, ci sono
tutti: isolamento, emarginazione, sanzioni, trasferimenti d’ufficio per incompatibilità ambientale, attacchi alla vita privata e alla reputazione, sanzioni ingiustificate e, per finire, il licenziamento in tronco, senza preavviso, da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale della Toscana, nel 2016.
Fino all’allontanamento dal posto di lavoro, il maestro Fontani aveva provato a difendersi dall’ingiustificata aggressione dell’amministrazione scolastica chiedendo, come era suo diritto, l’intervento di un ispettore, il quale certificò nero su bianco la fondatezza delle sue proteste, difese le sue argomentazioni e condannò l’operato della scuola.
Ma dopo il licenziamento, la vicenda finisce in tribunale, dove tanto i giudici civili, quanto quelli della sezione penale, danno ragione all’insegnante.
La prima vittoria del maestro Fontani è quella che vede la sentenza civile n° 180 del Giudice del Lavoro di Primo Grado, del 15/7/2019, RG449/2017, annullare il suo licenziamento(All. Sentenza 1). Questa è la prima, grande vittoria del docente, che però viene vanificata dalla sentenza di Appello dello stesso tribunale, che qualche tempo dopo annulla il Primo Grado.
Nonostante l’assoluzione in Primo Grado, però, riscontriamo con stupore e indignazione che con la sentenza del
Tribunale Civile a favore del maestro Fontani, il giudice pur stigmatizzando con parole dure il deficit di democrazia, legalità ed umanità del comparto scuola, non procede in alcun modo nella condanna dei singoli funzionari e dirigenti del MIUR. Un precedente curioso e preoccupante, soprattutto alla luce del fatto che è la prima volta che in una causa di lavoro, non vengono individuate e sanzionate le condotte illecite operate nei confronti di un lavoratore.
Nella sentenza di Primo Grado, con cui il giudice annulla il licenziamento e ordina il reintegro del docente, il giudice, che tra l’altro è lo stesso che nei 14 anni precedenti aveva ritenuto inammissibili tutti i ricorsi del maestro Fontani, e quindi è al di sopra di ogni possibile sospetto, si lancia in una disamina della condizione in cui versa la scuola pubblica, definendola tra l’altro “autoritaria”, “burocratica”, “totalizzante”, “livellante”, nonché “estranea agli aneliti di libertà della costituzione”. Si spinge addirittura a definirla “tendente a standardizzare, uniformare e irregimentare i suoi
docenti”. Parole che non possono lasciare indifferenti il nostro sindacato, che della lotta contro il mobbing nel comparto scuola ha fatto il suo fiore all’occhiello.
Nonostante le forti parole di condanna del Giudice Civile nei confronti della scuola, la sentenza viene completamente ribaltata nell’Appello del 25/06/2020, grazie soprattutto a quello che non esitiamo a definire un espediente. Pur di dare torto al docente, infatti, il giudice si rifiuta di procedere con l’istruttoria, negando ai testimoni a favore dell’imputato di rendere la loro testimonianza. Un comportamento inaccettabile, che ha precluso al docente il suo legittimo diritto alla difesa.

Testimonianze che, invece, si resero fondamentali per l’assoluzione di Fontani nel successivo Processo Penale, che con la sentenza del 25/01/2021 (All. Sentenza 2), mise fine al processo a suo carico per tre capi di imputazione. In questo caso il giudice ritenne opportuno, invece, accogliere la tesi difensiva, ascoltando testimoni, registrazioni e studiando con accuratezza tutta la documentazione presentata.
I testimoni portati a difesa del maestro Fontani, genitori degli alunni, bambini e colleghi, hanno messo in luce l’aura di stima e rispetto di cui gode il docente, un quadro decisamente in contrasto con quanto ritiene l’istituzione scolastica, che ha ritenuto addirittura di doverlo licenziare, senza alcun motivo apprezzabile.
Ciò che emerge da questo processo penale è sbalorditivo, anche perché la sentenza appura come tanto la scuola I.C. S. Pertini, quanto in particolar modo la scuola primaria di Arbia, dove la vicenda si è consumata, abbiano concorso ad una precisa regia, orchestrata dall’USP, Ufficio Scolastico Provinciale, dall’USR, Ufficio Scolastico Regionale e l’Ufficio Scolastico Territoriale, nello specifico quello di Siena, per estromettere il maestro Fontani dal suo ruolo di insegnante e
privarlo dello stipendio.
Con questa triplice assoluzione, la sentenza demolisce quindi tutte le ragioni che hanno portato in sede civile al licenziamento del docente, in quanto ben due capi di imputazione vertevano sugli stessi identici episodi, che hanno portato al suo licenziamento e alle pesanti sanzioni ricevute. Un corto circuito inaccettabile, tanto più che la vicenda
assume contorni surreali, visto che la sentenza, in quanto emessa presso la corte penale, non può in alcun modo
incidere su quella emersa dal dibattimento in sede civile.
Considerando poi il fatto che questa sentenza è diventata definitiva, in assenza di regolare ricorso da parte della Procura, è inaccettabile che il maestro Fontani non venga reintegrato nel suo legittimo posto di lavoro, motivo per il quale intendiamo sostenerlo in questa sua battaglia per la legalità e il diritto, nonché in quelle contro ogni tipo di mobbing perpetrato dalle istituzioni scolastiche a carico dei lavoratori del comparto scuola.
In conseguenza di tutto ciò, il maestro Fontani, e noi con lui, chiediamo l’annullamento de jure del suo licenziamento, ratificato dal processo d’appello che ha annullato la sentenza civile di Primo Grado. Una richiesta che, tramite i suoi legali, il docente ha formalmente inoltrato in Cassazione alla scadenza dei sei mesi utili, il 24/02/2021.
Ricordiamo, inoltre, che il mobbing nei confronti del maestro Fontani, oggi presidente del Comitato contro Mobbing-Bossing Scolastico, si è manifestato anche con il rifiuto da parte dell’istituzione scolastica di vedergli riconosciuto lo stipendio relativo ai 4 mesi in cui, nonostante la sentenza del 15/7/2019 che aveva annullato il licenziamento, la scuola
non lo reintegrò nel suo legittimo ruolo.
In definitiva, questa incresciosa ed allarmante vicenda rivela un vero e proprio corto circuito fra l’autoritarismo della scuola e la giustizia, e a sua volta di quello che si sviluppa all’interno dei tribunali, dove ciò per cui si viene assolti in sede penale, rimane motivo di condanna in quella civile.
Per questo motivo e per l’evidente vulnus giuridico della vicenda, chiediamo all’amministrazione scolastica regionale e centrale di ritirare la sua costituzione in giudizio di Cassazione contro il maestro Fontani, per tramite dell’Avvocatura di
Stato.
Come sindacato, non ci limitiamo ad esprimere l’ovvia e scontata solidarietà al docente, ma certi della nostra
indispensabile battaglia contro il mobbing sul posto di lavoro, abbiamo già indetto 3 scioperi nazionali ed uno locale, al fine di protestare contro il caso di discriminazione nei confronti del Fontani. Per questa ragione, con le nostre mobilitazioni abbiamo chiesto una legge anti-mobbing ad hoc, a tutela di tutto il personale scolastico, nella certezza che solo ripristinando garanzie e diritto, sia possibile tutelare la dignità e il futuro dei lavoratori, nonché rendere la scuola il luogo dove concetti quali democrazia e libertà possano finalmente trovare la loro concretizzazione”.


SAESE è un sindacato europeo online con sede in Italia, formato per fornire consulenza e assistenza sindacale. SAESE è anche l’unico sindacato che ha indetto uno sciopero 24 ore non una ma ben tre volte per ottenere una legge anti mobbing a tutela di tutto il personale scolastico.

Per contatti: https://www.saese.eu/contatti/

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