Intervista alle fondatrici di "Amiche Precarie", il blog che ha attirato l
SIENA. Si chiama Amiche Precarie ed è nato poco più di un mese fa. E’ un blog tematico sul precariato che, come si legge nel sottotitolo, è stato creato da “tre amiche (quasi) trentenni unite nel sacro vincolo del precariato”. In poco più di 30 giorni di vita ha ricevuto centinaia di visite e, con grande sorpresa delle creatrici Federica, Chiara e Gaia, ha attirato l’attenzione delle reti televisive nazionali. Martedì scorso, infatti, le tre amiche sono state invitate ad intervenire a Matrix, il talk-show condotto da Alessio Vinci. Le Amiche Precarie hanno aperto anche il profilo twitter e la pagina facebook con cui è possibile interagire direttamente con loro. “Il progetto ha avuto un incredibile ed immediato successo – scrive Gaia, una delle fondatrici – I contatti quotidiani sono centinaia”. Alla costante ricerca di un posto di lavoro stabile, le tre amiche raccontano il precariato come pratica ed esperienza quotidiane. Lo dimostra la consuetudine di accompagnare i post con le colonne sonore più adatte a descrivere l’umore o la realtà del momento. In una selva di proposte, curriculum e colloqui hanno accettato di farsi intervistare in esclusiva da Il Cittadino Online. Purtroppo, non è stato possibile intervistare tutte le amiche a causa dell’assenza giustificata di Gaia, momentaneamente all’estero per uno stage.
Da dove nasce l’esigenza di dare vita ad un blog tematico sul precariato?
“Nasce in parte dalla rabbia per la difficoltà di trovare un lavoro – risponde Federica – E’ partita come una sorta di terapia attraverso la scrittura, che vuole arrivare anche ad altre persone nella nostra stessa situazione. Inoltre, abbiamo sentito la necessità di infrangere lo stereotipo secondo il quale tutti i precari sono sostanzialmente degli sfaticati viziati che non vogliono muoversi alla ricerca di un lavoro. Parlandone in prima persona, è possibile che il pubblico si appassioni alla narrazione e può trasformarsi in un filo diretto per raggiungerlo e fargli capire la difficile situazione dei precari”.
Quali sono le vostre storie personali a proposito di lavoro e formazione?
Chiara risponde per prima: “Mi sono laureata in lingue alla triennale, mentre la specializzazione è in Radiofonia e spettacolo. Dopo la laurea specialistica, ho svolto innumerevoli tirocini: radio locali, la produzione del film di 007 girato a Siena, associazioni culturali. Tutto lautamente gratuito. Durate i due anni di specializzazione, ho fatto la cassiera alla Conad per circa dodici mesi. Successivamente, sono stata assistente dell’ufficio legale della sede senese di una nota multinazionale. Tutto bene finché non sono rimasta incinta, ed ho avuto la correttezza di non nasconderlo. Nonostante non abbia usufruito della maternità anticipata, alla scadenza del contratto non sono più stata contattata. Due settimane dopo la scadenza, ricevo una telefonata in cui mi viene richiesto di aiutare nell’inserimento colei che è stata chiamata per sostituirmi. Durante la disoccupazione mi sono messa alla ricerca di un’altra soluzione, ma dopo tanti curriculum inviati mi hanno risposto solo in tre”.
Poi è il turno di Federica: “Ho fatto il DAMS a Bologna per tre anni, con indirizzo Cinema. Per la specialistica ho scelto Radiofonia a Siena. Durante il biennio della specializzazione, ho lavorato in una tabaccheria di Siena ed ho svolto uno stage nella redazione di un’azienda locale. Successivamente, ho lavorato per circa due anni in un complesso museale della città ed ho svolto il servizio civile alla biblioteca pubblica. Nonostante la mia posizione non lo consentisse, sono stata di fatto impiegata come un dipendente con tanto di cartellino ed orario di lavoro prestabilito. A settembre 2010 sono stata chiamata da un’associazione ricreativa e culturale, dove ho infine ricoperto l’incarico di Responsabile delle politiche giovanili. Da Gennaio a Giugno 2011 ho avuto un contratto a prestazione occasionale, con la promessa di un successivo contratto di collaborazione continuata. Alla data fissata per la stipulazione, mi viene detto che il contratto non mi sarebbe stato rinnovato. Ho dovuto lavorare per altri due mesi come separata in casa per non lasciare a metà i progetti avviati”.
La situazione di Gaia, assente giustificata, mi viene spiegata dalle due amiche. “Laureata in Scienze della Comunicazione, ha terminato la specialistica a Siena nel 2009. Come per noi, da quel momento è iniziata la ricerca di un lavoro. Tra stage espressamente non finalizzati all’assunzione, collaborazioni a progetto e sostituzioni di maternità, ha già cambiato 5 uffici ed altrettanti datori di lavoro. Nella migliore delle ipotesi, il compenso variava tra i 400 ed i 500 euro. Nella peggiore, il compenso era semplicemente inesistente. Nell’attesa di un posto di lavoro, ha vinto una borsa di studio per un progetto europeo che le permette di lavorare in Inghilterra per pochi mesi”.
Cos’è il precariato?
“Non avere futuro – risponde immediatamente Chiara – Per una mamma come me è la mancanza di un futuro concreto. Non sai come pagare il nido di tuo figlio, tanto per fare un esempio”. Federica aggiunge: “E’ una condizione non lavorativa, ma anche e soprattutto una condizione psicologica ed esistenziale. Se ne parla solo per quanto concerne l’impiego, ma non si affronta mai il problema a livello sociale, che è altrettanto importante.
Cosa significa dire che il precariato è una condizione esistenziale?
“Significa che si vive male perché non si può fare nessun tipo di programma – sostiene Chiara – A partire dal più semplice come l’acquisto di una lavatrice. Le spese sono controllate fino all’estrema misura perché non sai se il mese prossimo lavorerai ancora”.
“Il precariato incide anche nella tua condizione personale di auto considerazione – spiega Federica –Posto che ognuno di noi vuole essere felice, il precariato è una grande limitazione a questo diritto. Incide sugli affetti personali, perché questo tuo malessere si ripercuote immancabilmente su chi ti sta attorno.
Che valore ha un contratto a tempo indeterminato?
“Semplicemente un valore inestimabile, perche ti consente di condurre una vita migliore – risponde Chiara, gettando immediatamente luce su un aspetto non esclusivamente economico – Puoi programmarti la vita per gli aspetti basilari, come fare un secondo figlio senza essere mandato via da lavoro. Oppure puoi pensare di mandare i figli all’università, senza bisogno di ricorrere all’aiuto di tuo padre o tua madre se ti si guasta l’auto con cui vai temporaneamente a lavoro”. La precisazione di Federica sviluppa ulteriormente questo tema, approfondendone un aspetto: “Vivere bene non equivale a vivere con molti soldi. Significa vivere con meno ansia del futuro, per non essere in balia degli eventi. L’aspetto peggiore è non avere la possibilità di gestire la propria vita“.
Qual è l‘orizzonte di attesa di un precario per quanto riguarda il futuro?
In questo caso, le risposte sono sibilline. “Non si va oltre l’indomani”, precisa Chiara. Federica aggiunge un esempio concreto: “ Il progetto con il termine più lungo che mi sono concessa negli ultimi tempi è stato l’acquisto di un biglietto per un concerto”.
Che ruolo gioca il possesso di un titolo di studio nell’esistenza di un precario?
“Per trovare un lavoro è una discriminante negativa – puntualizza Chiara – Si tratta di un circolo vizioso. I laureati non trovano il lavoro per cui si sono formati. Tuttavia, poiché una laurea non si nega a nessuno, i datori di lavoro si sentono in diritto di richiederlo per qualsiasi impiego”. “Il problema che non viene mai affrontato è quello precedente al lavoro, ovvero la mancanza di meritocrazia nell’istruzione – chiarisce Federica – Se all’università si rendono necessari dei corsi di italiano propedeutici per i curriculum di lettere, questo significa che l’istruzione consente l’appiattimento sulla mediocrità”.
Qual è il ruolo delle raccomandazioni o della meritocrazia nella ricerca di un posto di lavoro? Nelle vostre pagine web si legge l’esempio di un certo Trota….
“La raccomandazione è fondamentale per qualsiasi posto di lavoro. Ciononostante il lavoro non si trova comunque – risponde Chiara con disincanto – Se nel passato la raccomandazione si chiedeva per poter accedere al posto di impiegato comunale, adesso è necessaria anche per fare la cameriera in un ristorante, un lavoro normalissimo e largamente diffuso”.
Nella vostra storia personale, quanto ha pesato la possibilità di ricevere raccomandazioni?
“In realtà non ne ho mai potute vantare nessuna – ammette Federica – Ciononostante vorrei che non fossero affatto necessarie”. Chiara si spinge oltre: “In passato anche io la pensavo così. Adesso, dopo un calvario alla ricerca di un lavoro, tendo ad essere meno netta su questo aspetto. In passato sono stata più orgogliosa”.
In questi giorni il tema della riforma del mercato del lavoro è ai primi posti dell’agenda del governo. L’articolo 18 sembra essere la questione più spinosa. E’ un tabù o un ostacolo alla crescita?
“E’ un modo per distrarre il pubblico dai reali problemi del mondo del lavoro – rispondono quasi in coro – Se c’è la giusta causa, un imprenditore può licenziare comunque anche con l’articolo 18 in vigore. Non è affatto un disincentivo per gli investimenti esteri. Sono la burocrazia e la lentezza della giustizia che operano da veri e forti disincentivi agli investimenti”.
Parliamo della realtà senese. Il precariato è arrivato anche a Siena oppure siamo nella consueta isola felice?
“Il precariato sta arrivando di gran carriera, accompagnato dal carico della crisi economica. I fondi commerciali del centro storico sono tutti vuoti in cerca di affitto, oppure direttamente in vendita.
In che modo sta cambiando la realtà dell’impiego senese?
“Prima dell’imperversare della crisi, era probabilmente più facile trovare un lavoro diffuso come quello di commessa o cameriera. Adesso inizia a farsi dura anche per questi impieghi un tempo comunemente accessibili”.
Quali sono i centri di gravità del precariato senese?
La risposta è secca e unanime: “Le multinazionali ed i franchising del centro storico. Sta dilagando anche l’abuso degli stage in settori come il commercio al dettaglio”.
Anche a Siena le raccomandazioni hanno un peso?
“Ne hanno tantissimo – ammette Chiara – Per quello che vedo, almeno, è basilare”. “La maggioranza delle mie conoscenze – aggiunge Federica – ha un lavoro proprio perché ha conosciuto qualcuno che ha provveduto ad un opportuno collocamento”.
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