Eni ha confermato le linee strategiche al 2050 presentate lo scorso febbraio, che evidenziano l’obiettivo di guidare il gruppo verso il processo di transizione energetica e di decarbonizzazione, coniugando redditività e sostenibilità.
La pandemia ha reso evidente la necessità e la validità di suddetto piano, che prevede tra l’altro la riduzione dell’80% delle emissioni nette GHG di tutti i prodotti. Il tutto supportato da una rigorosa disciplina finanziaria nelle politiche di investimento e da una solida struttura patrimoniale.
Tenendo conto degli impatti della pandemia sullo scenario macroeconomico ed energetico, la società ha inoltre modificato le proprie previsioni sui prezzi degli idrocarburi 2020-2024. In particolare, Eni prevede per gli anni 2020-2022 un prezzo Brent rispettivamente di 40, 48 e 55 dollari/barile (i precedenti erano 45, 55 e 70 dollari/barile).Per il 2023 è atteso invece un prezzo in termini reali di 60 dollari/barile, contro i 70 dollari/barile precedentemente stimati.
Il prezzo del gas al mercato spot PSV Italia è poi previsto a 5,5 $/mmBTU nel 2023 rispetto al precedente 7,8 $/mmBTU, mentre per gli anni 2020-2022 è atteso rispettivamente pari a 3, 4,6 e 5,2 $/mmBTU (contro i precedenti 3,9, 5,1 e 7,3$/mmBTU).
Infine, i margini di raffinazione di lungo termine per l’area mediterranea sono confermati di poco inferiori ai 5 dollari a barile.
In merito agli effetti sul bilancio del nuovo scenario atteso, la società comunica che al momento non è possibile quantificare in via definitiva l’impatto delle rettifiche di valore sulle attività in base alle nuove assunzioni di prezzo.
Tuttavia, nel secondo trimestre il management stima di rettificare i valori d’iscrizione delle attività non correnti, comprese imposte differite attive, per un valore post tasse di circa 3,5 miliardi, a cui è applicabile un range di approssimazione di +/-20%. Il valore centrale corrisponde a una riduzione di valore di circa il 4% delle attività non correnti.
Infine, il valore ante imposte, stimato in 2,8 miliardi, è attribuibile per 2 miliardi a svalutazioni di asset upstream e per la restante quota al comparto raffinazione, mentre non sono previste evoluzioni di asset esplorativi. La riduzione delle imposte differite attive di 0,7 miliardi deriva invece dalle svalutazioni delle perdite fiscali, al netto degli effetti connessi alle rettifiche di valore degli assets industriali.
Fonte MarketInsight






