di Andrea Pagliantini
GAIOLE IN CHIANTI. Il Chianti Classico, (meritorio Consorzio che raccoglie i produttori di vino all’interno di un territorio che comprende il Chianti e parte della Berardenga, in provincia di Siena e la Val di Pesa e Val’Elsa, in provincia di Firenze) ha come marchio il Gallo Nero, animale che è simbolo della beffa o dell’inganno, con la quale vennero definiti i confini statali fra le Repubbliche senese e fiorentina in perenne contrasto e guerra fra loro.
Al canto del gallo, due cavalieri sarebbero partiti dalle due città in direzione opposta e il loro punto d’incontro avrebbe rappresentato il punto di confine fra i due stati.
I senesi scelsero un gallo bianco che riempirono di cibo, i fiorentini un gallo nero che tennero a digiuno: il gallo nero, morso dalla fame, cantò ben prima che sorgesse l’alba, mentre il gallo senese dormiva placidamente in attesa dell’alba. Il cavaliere che partì da Firenze incontrò il cavaliere senese a soli 12 chilometri dalle mura senesi, e fu così che i gigliati si presero tutto il Chianti.
Alla recente Anteprima del Chianti Classico, Gian Gastone, il gallo che ha preso il nome dall’ultimo esemplare dei Medici ad essere stato Gran Duca di Toscana, posa da vigoroso padrone di casa, in una foto storica con gli amministratori locali.
Tutti dello stesso partito, ma di correnti diverse, che storici dell’arte, storici, analisti politici, teologi, studiano accanitamente, suscitando un fervente dibattito culturale che ancora traccheggia nel testo definitivo.
E’ ancora in dubbio se utilizzare l’iconografia classica dell’arte religiosa, con lo studio del panneggio, della postura, dei gesti, degli oggetti che hanno in mano o compongono le figure, che determinano l’ordine, la corrente, l’importanza del santo, o se attenersi a criteri e studi analitici in atto dal Novecento ortodosso per determinare quanto la distanza dal capo (in questo caso Gian Gastone) comporti l’importanza gerarchica.
Analizzando la foto con questo metodo, i posti d’onore ai lati del Gallo, sono alla sua sinistra il Presidente della Provincia di Siena, alla sua destra il Sindaco di Siena.
Ancora sulla sinistra, (posto che nell’arte sacra tocca all’Eretico) è il sindaco di Gaiole, ancora sulla destra, il sindaco di San Gimignano, e alla sua destra ancora il sindaco di Radda in pigiama, che è la figura il cui panneggio affascina e caratterizza il dibattito degli storici dell’arte, meno degli analitisti politici.
Lo studio di questa acuta icona fotografica dei nostri tempi è cosa complessa e articolata perchè si mescolano fra incenso e pensiero, sezione e sacrestia, i temi e le vocazioni politiche e culturali del nuovo millennio.
Tutti giunti alla Leopolda perchè tempio del pensiero moderno, sia che si degusti vino, sia che si formuli il rudimento del pensiero accademico del nuovo verbo.
Solo che Renzi non è potuto venire, trattenuto a Pontassieve dalla suocera che aveva già messo il riso a bollire nel latte per friggere le frittelle.