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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Privatizzazione degli spazi culturali… cui prodest?

Dalla mostra al SMS alla gestione del Duomo, della Torre del Mangia e del Museo Civico: sempre alla stessa società

di Raffaella Zelia Ruscitto

SIENA. Siena candidata a capitale della cultura nell’ancora lontano 2019. Se ne parla – e pare che ci si lavori anche alacremente – da oltre un anno, forse due.
Nella vicenda che stiamo per esporre la candidatura rientra solo marginalmente. Quel tanto che serve per comprendere le modalità di gestione ed il “trattamento” riservato alla cultura e, in senso lato, ai contenitori ad alta vocazione culturale nella “città del Palio”.
Protagonista di questa vicenda è il Comune di Siena nel tempo del suo commissariamento e la Spa Opera Laboratori Fiorentini Civita Group*. Il “punto d’incontro” tra l’ente pubblico e la società è la mostra di Mc Curry ancora in corso presso il Santa Maria della Scala.
Con una determina a firma del dirigente comunale Susanna Fratiglioni, il Comune si accorda con Opera per l’allestimento della prestigiosa mostra (che ha già fatto il suo passaggio in quattro città italiane raggiungendo quota 400mila visitatori complessivi).
Un evento che arricchisce il calendario di appuntamenti del Santa Maria della Scala e che tende a toglierlo dalla sua condizione di contenitore vuoto, non sfruttato nelle sue potenzialità… a rischio chiusura!
In campagna elettorale, proprio il SMS è stato al centro di un duro attacco alla maggioranza fino a quel momento in auge. C. con una mossa da stratega (d’immagine e poco di sostanza, ovviamente), si fece concedere dalla Regione Toscana i fondi per “tirare a campare”. Non si è mai saputo se quei soldi siano arrivati a destinazione…
In questa condizione di grave disagio, penalizzante, per la cultura, ecco che questa determina, giunta nelle nostre mani, appare ancora più sconcertante. In pratica, il “contratto” tra Comune e Opera sancisce onori e oneri di ciascuna parte contraente.
Il Comune si accolla: “la messa a disposizione degli spazi necessari alla realizzazione della mostra all’interno del Santa Maria della Scala, indicativamente individuati al I° livello dell’edificio e da identificare definitivamente in sede di progettazione esecutiva della mostra; l’acquisizione dei servizi di sorveglianza notturna, pulizia ordinaria e straordinaria dei locali, fornitura di energia elettrica, fornitura idrica, climatizzazione ambientale, gestione degli impianti antintruzione; supporto e collaborazione dei propri uffici per tutte le attività tecniche ed organizzative utili all’allestimento ed alla gestione della mostra”.
Opera si accolla: “la realizzazione ed assunzione di tutti i costi della produzione, del trasporto, dell’assicurazione delle opere, dell’allestimento del percorso espositivo, compresa la progettazione, la realizzazione ed il montaggio delle strutture e degli impianti di illuminotecnica, della grafica di mostra, della predisposizione e gestione di un’audioguida, dell’intera gestione della biglietteria della mostra, degli incassi e delle prenotazioni e dell’attività di comunicazione e promozione; acquisizione dei servizi necessari al controllo degli accessi, all’accoglienza, alla distribuzione delle audioguide ed all’effettuazione delle visite guidate; il mantenimento del servizio di bookshop, la cui concessione presso il Santa Maria della Scala è già attivata, per effetto di un previgente contratto”.
A fronte degli impegni presi, si decidono le ripartizioni degli incassi. E qui, francamente, non si riesce a capire la ragione di tale decisione da parte dell’ente pubblico.
L’intera gestione degli incassi viene assegnata a Opera Laboratori Fiorentini Civita Group. Il costo del biglietto (prezzo intero) è di 10 euro. Al Comune, su ogni biglietto, viene riconosciuto 1 euro di guadagno. Ma solo dopo i primi 50 mila biglietti venduti…
L’intero percorso nel SMS (comprensivo visita dell’intero complesso) costa 12 euro. Al Comune vengono riconosciuti 2 euro.
In più: “Opera ha facoltà di reperire e introitare finanziamenti a titolo di sponsorizzazione o di contributi, partnership, attività di co-marketing, finalizzati alla realizzazione della mostra”. Ovviamente, senza darne conto al Comune di Siena, in nessuna forma e senza neppure renderlo partecipe di eventuali “introiti”.
Insomma, il Comune di Siena, in questo contratto, ci rimette clamorosamente. Ci rimette al punto che, per tutelarsi circa eventuali aumenti di spese dovute a maggiore consumo di utenze e di servizi di pulizia della struttura, stanzia 5mila euro per eventuale copertura di queste spese “non previste”.
In tempi di “vacche magre”, con un ente pubblico costretto (pare) ad aumentare le rette degli asili nido, arrivando a cifre proibitive per le famiglie, come si può permettere il Comune di Siena di “rinunciare” al proprio guadagno, derivato dallo sfruttamento di un proprio bene, a favore di un privato?
Inclini come siamo – e come purtroppo siamo costrette ad essere – a vedere commistioni di interessi a danno della collettività siamo andate a fare una piccola ricerca su Opera Laboratori Fiorentini Civita Group. Abbiamo scoperto che questa stessa società era già in rapporti con l’anima culturale e pubblica della città del Palio. Il suo interesse per Siena era partito dal Duomo. Non senza qualche accesa critica, l’ente privato aveva acquisito il servizio di accoglienza, marketing e iniziative culturali. Ovvero restauri, mostre, studi e ricerche. In un articolo  (http://www.agenziaimpress.it/news/cronaca/tempo-di-privatizzazioni-duomo-di-siena-contestato-il-restauro-del-pavimento-e-laffidamento-ai-privati-nel-silenzio-della-citt_9236.html) si riporta l’episodio di un “restauro sbagliato”, ma non solo. Di un cambio di rotta nella gestione dei beni culturali della città. Un cambio di rotta che pare aver preso una brutta china, sempre a braccetto, stranamente, con questa società.
La cultura per fare soldi: questo è il motto che si sprigiona dal Duomo dove si paga per entrare (ma i luoghi di culto non erano stati resi “gratuiti” dalla Chiesa? Chissà cosa ne pensa Papa Francesco!).
Opera Laboratori Fiorentini dal Duomo è passata anche alla gestione della Torre del Mangia e del Museo civico. Anche in questo caso la procedura di affidamento della gestione ha scatenato una vera e propria “rivolta”. Il servizio, infatti, è stato assegnato con l’offerta di massimo ribasso. E l’offerta era tanto bassa da non rientrare neppure nelle tabelle ministeriali a cui le due gare facevano riferimento (vedi anche qui).
Le società di servizi senesi hanno perso su tutta la linea e si sono viste superare da una “potenza” che sta fagocitando tutti i centri culturali della città. Per fare profitto, ovviamente.
Se in questa chiave di lettura meramente commerciale, dato il periodo, si potrebbe storcere il naso ma si potrebbe ben scendere ad un compromesso per dare maggiori servizi ai cittadini, nella vicenda in questione non si può neppure godere di questi privilegi. L’ente pubblico, infatti, non ottiene nulla dalla “privatizzazione” dei suoi spazi. Alla fine, quasi ci rimette.
Eppure Siena meriterebbe di più; potrebbe affidarsi a personalità locali per organizzare eventi internazionali a costi ben più sostenibili e, magari, con guadagni più consistenti. Potrebbe osare di più, scommettendo in prima persona sul proprio patrimonio culturale, facendone un mezzo di sviluppo economico e sociale… un percorso che ci si aspetterebbe da chi investe nella candidatura a Capitale della cultura 2019!
Sappiamo che il sindaco Valentini si è tenuto le deleghe per la cultura. Che ne pensa lui di questa vicenda e delle altre ad essa collegate? E l’opposizione era a conoscenza di queste “decisioni” prese dall’ente pubblico? Siena vuole davvero scommettere sulla cultura? O vuole che, la famosa candidatura sia presentata da un ente privato con scopo di lucro?

*L’Associazione Civita aveva nel 2009 il seguente assetto organizzativo: presidente onorario l’On. Gianni Letta, Presidente l’On. Antonio Maccanico (scomparso nel 2013 ndr), Vice Presidente Bernabò Bocca, Segretario Generale Albino Ruberti, Direttore Giovanna Castelli. Nuovo Presidente di Civita Servizi è Luigi Abete. Civita Group comprende l’Associazione Civita e Civita Cultura (ex-Civita Servizi).  Per l’elenco degli associati vedi qui.
Tra i soci di Civita Servizi ci sono
Api – Cesare e Paolo d’Amico – Cinecittà Entertainment – Costa Edutainment – De Agostini Editore – Editoriale Progetto e Servizi – Fondazione Banco di Sicilia – Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria – Fondazione di Venezia – Giunti Editore – Lotto ‘91.
Il presidente del comitato scientifico di Associazione Civita è il neo-nominato nella Deputazione Generale della Fondazione Mps, Antonio Paolucci.

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