Il tedesco Der Spiegel tratteggia uno scenario "da paura" tra il fallimento dell'elite e la noncuranza dei senesi
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Un tale cade per strada, scivola su una buccia di banana gettata sul marciapiede da un passante maleducato. A soccorrerlo lo stesso “affamato” pedone che, ancora con il frutto in mano, sbraita contro quanti, mancando di tatto e di rispetto, non hanno soccorso il malcapitato e hanno tirato dritto. E’ questa la scena che mi viene in mente se penso all’attuale situazione senese.
L’ex sindaco ha fatto perdere le sue tracce. C’è chi giura che, a fronte di questo “vuoto pubblico” il sindaco stia operando all’interno delle sezioni cittadine del partito. Incontri, strette di mano con questo o quello (dipendente o non dipendente del Monte) e rassicurazioni circa il futuro di questa o quell’azienda sotto minaccia di chiusura… A dargli manforte i suoi più stretti collaboratori che assicurano l’intervento salvifico dell’ex sindaco che – non si stancano di dire – non ha colpe per quanto avvenuto alla banca, all’università o all’ospedale… poverino, lui neppure c’era! Insomma, Franco Ceccuzzi sarebbe il “passante affamato e maleducato”! Ancora con la bocca piena dell’esotico frutto sarebbe pronto ad aiutare le istituzioni che ha contribuito (tramite le sue nomine) a far scivolare su una tragica buccia verso una non ben nota (o forse troppo ben nota) feroce, dolorosa, striscia d’asfalto. Lui, l’uomo punta del Pd senese da oltre un decennio, le tenta tutte per rifarsi una verginità e questa calda estate che annebbia le menti potrebbe giocare a suo favore. Al pari del timor panico che sembra aver rinchiuso in una morsa i senesi che, lentamente ma inevitabilmente, stanno sentendo i cambiamenti in negativo della crisi locale. E su questa paura potrebbero giocare i membri dell’Ancien Regime. “Non cambiamo nulla; restiamo come stavamo; è colpa della crisi generale ma noi sapremo affrontarla” sembrano dire le mura e le lastre della città… E le cariatidi della politica! Per non parlare dei giovani che avanzano, fieri, verso la direzione del Partito Democratico.
Fanno anche tenerezza a dirla tutta. Ma come si fa a dire che il piano industriale di Mps è “incoraggiante”? Incoraggiante per chi?!? Guicciardini ha 28 anni. Alla sua età un giovane mingherlino e dalla salute cagionevole di nome Antonio Gramsci diventava ispiratore di una rivoluzione operaia che prese il nome dal giornale di cui egli era segretario di redazione, Ordine Nuovo. “Come possiamo diventar liberi? Come possiamo diventare noi stessi?”, diceva Gramsci confrontandosi senza riserve con gli operai. Qualche anno dopo, quel giovane che aveva sofferto le ristrettezze economiche e la fatica di vivere, si trovò da deputato (come il Ceccuzzi) a carcerato per non aver mai voluto rinunciare alle sue idee. Nessun compromesso. Aveva 35 anni.
Non si chiede certo uno spirito così elevato a chi fa politica oggi senza aver mai conosciuto la parola “lotta”, se non quella squallida per le nomine e le poltrone, ma non può certo bastare la palese incapacità di prendere una posizione. Giusta, sbagliata ma pur sempre una posizione! Con Profumo o con i dipendenti Mps? Non è molto chiaro. Il “ma-anchismo” veltroniano ha fatto scuola forse in tempi in cui ce lo potevamo permettere. Oggi, in questa epoca di crisi e di sfide da lanciare per cercare soluzioni alle difficili vite di tanti, corre l’obbligo morale, per chi fa politica, di meritarsi l’incarico. Al di là del fatto che si è sorriso a tutti per poter essere nominati. Caro Guicciardini, l’età c’è tutta per essere audaci e puliti. Occorre concretizzare in fatti e parole, adesso.
E passiamo ai dissidenti che, passin passino, ottengono riconoscimenti. Anche all’interno del Pd. La commissione di garanzia presieduta da Berlinguer ha “bacchettato” l’unione comunale di Carli, ma non ha risolto il problema.
E ora? Le nomine, non ultima quella fatta in fretta e furia, del suddetto Guicciardini? Ancora mistero. Nulla fuoriesce dalle segrete stanze del democratico partito.
Neppure una conferma di Ceccuzzi candidato sindaco alle prossime elezioni. Eppure, laconicamente, il tedesco Der Spiegel fresco di stampa (6 agosto) dedica un lungo articolo alla situazione senese e lo intitola “Das Fiasko von Siena” (C’è bisogno di tradurre?). E l’articolo si chiude proprio con uno “sguardo” sulle prossime elezioni. Ceccuzzi ricandidato. E il Partito Democratico sarebbe (condizionale d’obbligo) dalla sua parte.
I tedeschi, con noi italiani, non sono mai stati particolarmente affettuosi. E’ un dato di fatto. Ma con Siena vanno giù duro. L’articolo prende spunto dalla mancata iscrizione della squadra di calcio femminile nella massima categoria. Per 17mila euro le ragazze che, per un anno, avevano cercato di raggiungere il glorioso traguardo della A, sono rimaste fuori dall’agone sportivo. Perchè? Per il giornalista teutonico, semplicemente, non ci sono soldi.
Siena, vissuta oltre le sue possibilità grazie agli stanziamenti di una ricca banca, adesso stringe la cinghia. Tutta colpa della crisi, del Governo italiano ma, soprattutto della stessa Siena, dell’elite dirigente che ha “mollato” quando si è accorta di aver “fatto fiasco”. Alexander Smoltczyk, in città per qualche giorno, ha avuto modo di parlare con un membro della Fondazione Mps (innominato), con l’ex sindaco Ceccuzzi e con l’ad Viola. Ripercorre in sintesi la vicenda Antonveneta, individuata come vera “chiave di volta” dell’attuale situazione dell’istituto di credito senese. Si richiamano gli utili distribuiti per garantire alla città servizi di grande qualità che adesso non ci sono più. E il sindaco dimissionario precisa: “E’ stato un errore, come Comune, voler controllare la maggioranza delle azioni. Questo era finanziariamente chiedere troppo alla Fondazione nel momento in cui è arrivata la crisi. Un’amministrazione pubblica può appena controllare se stessa. Come può controllare una cosa complicata come una banca?”. Viene istintivamente in mente la frase di Mussari quando candidamente ammise che il suo mestiere non era il banchiere…
Dalle stelle alle stalle: Siena, da ricca e nobile, viene indicata da Smoltczyk come la città che “corre il rischio di diventare una Napoli della Toscana”. La città ha già perso molto: servizi che prima erano garantiti, fondi per sistemare scuole, strade, palazzi pubblici, musei… e in tutto questo, il quadro dei senesi impegnati nei riti tradizionali legati al Palio appare, agli occhi del tedesco, incomprensibile. Al punto che, quando ricorda Antonveneta, precisa che certamente i senesi conoscono meglio la storia del palio dell’economia e della finanza. Dal momento che arrivarono a offrire (non richiesti) nove miliari di euro per una banca che valeva molto meno!
Cosa dice l’ad Viola, definito “il Monti del Monte”, il “commissario venuto da fuori”? Poco che noi già non sappiamo. Il piano per risanare sarà doloroso per tutti; ed invita a tenere distinti Comune, Fondazione e banca. Rifiuta di giudicare l’opera dei suoi predecessori, ma garantisce “Noi siamo una banca che gestisce i propri affari in modo tradizionale. Una banca che è radicata in tutta Italia”.
Insomma: più che un quadro a tinte fosche, un vero disastro (come scritto a commento della perdita della maggioranza assoluta della Fondazione su banca Mps), che diventa ancora più intollerabile nelle ultime righe dell’articolo quando l’atmosfera diventa quella della “noncuranza”; del “tutto resta com’è”. La candidatura di Ceccuzzi alle prossime amministrative, un partito allineato e coperto ed un invito al giornalista a trascorrere i giorni del prossimo Palio a Siena… “Venga per il prossimo palio in agosto – dice Ceccuzzi al giornalista tedesco – la banca la invita”!
Da farsi cadere le braccia, se avessimo ancora braccia che restano turgide e toniche davanti alla devastazione. E ci manca la forza anche di brindare con i “Calici di stelle”, evento annullato dal Commissario per poche centinaia di euro. Mentre resta in piedi La Città aromatica. E pure la festa del Pd in Fortezza, sebbene ci sia ben poco da festeggiare e ben poco da rilassarsi a sentire bella musica…
Tra chi tenta di cercare soluzioni al disastro con incontri, confronti e iniziative (da Sinistra per Siena all’Osservatorio civico) e chi invece simula una sicurezza sul futuro che non ha, passerà anche questo Palio. Poi non ci saranno più scuse per rimandare. Poi, non si potrà più negare l’innegabile o rimandare l’irrimandabile. Gli uomini e le donne di questa città saranno chiamati a fare direttamente qualcosa per risollevare i propri destini. (E così sarà per il resto del mondo). Si potrà scegliere di avere la parte degli ignavi, quella dei puri, quella degli opportunisti… e se, fino ad oggi, questi ultimi sono stati “baciati” da un fato corrotto, non è detto che così sarà domani.
Il tempo degli acquitrini e dei “pompieri” sta scadendo. La piccola fiamma che arde sotto la brace, promette bene.
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