
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Oggi in Italia c’è chi ha deciso di scendere in piazza e di aderire allo sciopero generale indetto dai sindacati di base Usb, CUB, SGb e USI-CIT a sostegno della popolazione di Gaza e contro un’economia di guerra e lo sfruttamento dei lavoratori.
Milano, Roma, Bologna, Trieste, Torino, Genova, Firenze, Pisa, Livorno, Napoli, Bari, Lecce, Palermo, Catania: in 81 città che non cito per non dilungarmi, migliaia di persone si sono riunite per dare vita a cortei al grido di “Free Palestine”.
A Siena la manifestazione indetta dalla Cgil ha radunato un buon numero di partecipanti (2000? di più? Meno?) intorno alla bandiera della pace, venerdì 19 settembre.
Al centro il genocidio di Gaza. Solo questa mattina a Gaza i morti sono stati 18 con un numero imprecisato di feriti e di dispersi sotto le macerie.
75mila i morti dal 7 ottobre ma alcuni studiosi (alcuni dei quali delle Università israeliane) parlano di oltre 100mila. Una strage davanti agli occhi del mondo, che pare svegliarsi dopo decenni di ingiustizie nei confronti dei palestinesi (ben prima della fondazione di Hamas, ben prima del 7 ottobre) e che adesso prova ad opporsi ad una ingiustizia sempre più brutale.
Così narrando la storia recente in Medio Oriente, si potrebbe dire che non possa esserci nessun dissenso alla richiesta di pace e giustizia, e di un riconoscimento anche politico per i Palestinesi… e invece no! Errore gravissimo!
Abbiamo assistito, negli ultimi 2 anni ad un vero e proprio fuoco di fila di menzogne, distorsioni della verità, disinformazione, totale ribaltamento degli avvenimenti, accuse di antisemitismo rivolte ai dissidenti, violenza verbale riversata su chi strenuamente faceva sua la “questione palestinese”.
Oggi che Australia, Regno Unito e Canada hanno riconosciuto lo Stato di Palestina, oggi che l’Italia dal basso ha manifestato per chiedere il cessate il fuoco, oggi che tanti hanno scioperato per la causa della pace, è frustrante più del solito sentire i commenti dei politici come di una parte della gente comune.
Da tre giorni, ovvero dal 19 settembre, i commenti sui social sotto i post che raccontano i cortei dei sindacati, sono così ingiusti, così violenti, così inappropriati, così “copiati” dagli interventi dei politici e dei giornalisti di regime, che fanno cadere le braccia.
“I soliti quattro gatti zecche rosse esaltate dalla stampa di regime spazzatura” oppure: “Ma queste persone. Sono nate sceme oppure vengono pagate per non capire che manifestano in favore dei terroristi? Se sono convinti di essere nel giusto, Perchè. Non vanno a Gaza. E manifestano lì?… Poveri coglioni…” (la punteggiatura è tutta dell’autore del commento, ovviamente). “Sai cosa gliene frega ad Israele delle vostre manifestazioni, ma andate a lavorare che almeno siete utili a qualcosa” e addirittura “Una vergogna per la città meravigliosa di Siena”. L’apoteosi dell’insensatezza, semmai non ce ne sia stata abbastanza già in questi commenti: “Bene speriamo che arrivi l’Islam e alle donne metta a tutte il burqua… e zitte”.
Negando un riconoscimento ed un valore a chi manifesta si sconfessa, di fatto, un diritto al dissenso ed una partecipazione legittima che è al centro della democrazia e che resta una potente arma del popolo nei confronti di chi governa. Attenzione! Tolta questa legittimità non resta che obbedire passivamente e diventare pecore obbedienti destinate a lavorare e a spendere per far arricchire i pochi potenti del mondo. E zittti!
Da osservatrice sofferente delle guerre nel mondo; da affranta lettrice della violenza che si respira sempre più sui social devo nuovamente segnalare come, per distogliere lo sguardo dai fatti reali, la politica ha perfezionato la tecnica della polarizzazione di ogni discussione. E i fessi che ci cascano non mancano, anzi, abbondano!
E così passa l’idea che quelli di destra sono pro Israele e quelli di sinistra sono pro Palestina. La logica dietro questa spartizione imposta psicologicamente da giornalisti di regime, politici, trasmissioni d’opinione senza dignità? Nessuna, ma che importa! Che importa se correva l’anno 2014 e su Twitter si leggeva “Un’altra strage di bambini a #Gaza. Nessuna causa è giusta quando si sparge il sangue degli innocenti” ed a scrivere questo post era una giovane Giorgia Meloni. Che importa se non si conosce la storia della Palestina – e neppure quella di Israele – se si sostiene il diritto a difendersi di Israele che, dal 1948 ad oggi ha occupato e aggredito i palestinesi, togliendo terre, case, vite, ed annettendo la Cisgiordania contro ogni risoluzione dell’ONU.
L’importante è avere un avversario politico, strenuamente. Che sia per interesse politico, per ragioni elettorali o perché “sono di destra e pertanto devo dare ragione a quelli di destra”. Idem per quelli di sinistra.
Bravi! Il compitino lo state facendo bene. Cervello sempre spento, mente critica ormai in pensione, megafono acceso per sostenere la causa del momento, che tanto cambierà non appena i politici di riferimento daranno cenno di cambio di opinione. Ma l’umanità, di fronte al dolore di altri uomini, che fine ha fatto in tutto questo teatrino?
Con tali bassi presupposti e senza aspettarmi alcuna sorpresa dal copione, ho seguito tutta la faccenda dell’uccisione del giovane Charlie Kirk negli Sati Uniti. Era praticamente quasi sconosciuto in Italia, ma la sua uccisione lo ha reso conosciuto ai più. A parte qualche fesso – di cui sopra – che ha commentato cinicamente la morte di questo conservatore dalla faccia pulita, la destra italiana si è subito mobilitata per santificarlo. Solo perché sostenitore di Trump. Un po’ pochino come pretesto… pure con qualche fondamento. La figura di questo prototipo di influencer e comunicatore cristiano evangelista è alquanto controversa. Pur riconoscendo che il DNA accomuna tutti gli uomini e che pertanto non ci sono razze, ma una sola umanità, aveva idee molto drastiche in merito all’immigrazione, che rasentavano il concetto di deportazione. Fervente sostenitore della famiglia tradizionale e contrario al mondo arcobaleno, aveva comunque difeso la Lady Maga, la drag queen che ha sostenuto Trump, affermando che “chiunque può fare ciò che vuole nella sua vita privata”. Pur avendo in prima battuta sostenuto Israele, negli ultimi giorni, prima della sua uccisione, aveva avuto parole molto forti contro i sionisti, ammettendo che a Gaza si stava facendo una pulizia etnica. E sempre negli ultimi giorni della sua vita si era spinto a fare dichiarazioni sorprendenti circa commistioni tra la figura di Jeffrey Epstein, il Mossad, e i ricatti agli uomini più potenti del mondo.
A Pontida il generale Vannacci, di Kirk ci ha fatto il dado per la sua sbobba piena di “Non voglio una società di meticci” e “gli immigrati stuprano e rubano” e cretinate del genere. Ma il peggio è arrivato dopo, quando addirittura la presidente del Consiglio si è appigliata al post di qualche “imbecille” per sostenere che la sinistra aveva inneggiato alla morte di Kirk e che la violenza di quella parte politica non doveva influenzare anche la “sua” destra. Così facendo – ma non ce n’era proprio bisogno – ha generato una opposizione anche lì dove non c’era. E giù tutte le trasmissioni, i politici allineati, i rimproveri a chi, in scaletta, non ci aveva considerato l’uccisione del conservatore americano sconosciuto in Italia… ma di destra. La costruzione in laboratorio di una “divisione” che non c’era.
Poi, arriva E’ sempre Carta Bianca, e uno strepitoso Enzo Iacchetti zittisce il dottore filosionista. Il comico senza esitazioni afferma che non può esserci contraddittorio sulla strage a Gaza, perché non c’è una guerra a Gaza. Sul numero dei morti civili si consuma una ridicola difesa del medico: “la metà erano di Hamas”. “Anche i bambini?” dice Iacchetti. “Definisci bambino”, ribatte il medico con fare freddo, spietato. La rabbia e il disgusto di Iacchetti esplodono e si arriva a “stronzo” detto dal comico e poi all’offesa “fascista” – che detto da un sionista è quanto dire – che fa esplodere un “ti tiro un pugno” da parte del comico.
L’indignazione dei politici e dei giornalisti di destra? Verso Iacchetti, ovviamente. Il commento più vergognoso arriva da Nicola Porro che addirittura parla di uno Iacchetti ubriaco, violento, minaccioso, prodotto di un rigurgito di sinistra! Non di uno Iacchetti indignato, offeso da un ipocrita, falso, impassibile sionista che pronuncia una frase talmente priva di umanità da suonare come pronunciata da un alieno… ma che vuol dire “definisci bambino?”
Quello che Iacchetti voleva affermare, invece, cade nel dimenticatoio. Lui voleva dire che non può esistere contraddittorio sul tema dei diritti umani. Non si può considerare una doppia morale del tipo “i nostri figli valgono più dei figli dei musulmani, dei buddisti, degli africani…”. Non è possibile sentire opinioni divergenti di fronte allo sterminio di un popolo! Sarebbe come dare la parola ad un negazionista dell’Olocausto o ad un terrapiattista! No. Non è questa la libertà di pensiero in un mondo che dovrebbe evolvere.
No. Non mi interessa la sinistra e neppure la destra. Lascio a chi si fa incastrare da queste gabbie questa conclusione sterile. La verità è che la guerra dilaga, che l’Europa rischia di essere scenario di una corsa agli armamenti a causa di politici privi di qualunque scrupolo e di spina dorsale. La dignità italiana buttata alle ortiche per fare da scendiletto all’America e ad Israele, che manda i militari assassini in vacanza in Sardegna, perché “uccidere stressa”, e li fa scortare dalla Digos. Alla faccia dei mandati di cattura della Corte Penale Internazionale.
Non può esserci diritto di opinione di fronte alla morte di poveri innocenti.
E non può esserci camuffamento della verità che duri a lungo.
A chi, come me, si è sempre domandato come avessero fatto i nazisti a deportare e ad uccidere tanti ebrei durante la seconda guerra mondiale senza che il popolo si ribellasse…: beh, adesso lo sappiamo. La propaganda riesce a nascondere o peggio aa giustificare le azioni più aberranti. E tanti sono disposti a crederci in nome di una svastica, di un simbolo, di una fede politica. E ci si trova a professare il cristianesimo senza avere nulla di cristiano. Solo per darsi una qualifica, ma senza portare il “peso” dell’essere fedele ad un Dio che si è fatto uomo, che si è fatto uccidere, per amore dell’umanità intera. Gesù parlava aramaico, era nato in Palestina; molti palestinesi sono cristiani… pensa!
Svegliate il vostro senso critico… evolvete, opponendovi a chi vuole farvi diventare inumani, a chi vuole impedirvi di nutrire la compassione, la condivisione (e non la costante divisione), a chi vi spinge attraverso il vostro stesso odio e le vostre stesse frustrazioni a rendere l’altro un nemico da abbattere, da offendere, da non considerare umano quanto voi.
Vi prego, restate UMANI.