Intervento del delegato alla cultura di Italia Viva area senese Christian Pio Ventre
SIENA. Nel cuore pulsante di Siena, affacciato sulla scenografica Piazza del Duomo, sorge uno dei complessi museali più antichi e affascinanti d’Europa: il Santa Maria della Scala. Un tempo ospedale, rifugio per pellegrini, malati e orfani, oggi dovrebbe essere un tempio della cultura, il simbolo vivente dell’identità senese. Invece, a distanza di decenni dalla sua riconversione, il Santa Maria della Scala sembra vivere in una perenne fase di stallo, intrappolato in una gestione comunale che appare miope, discontinua e priva di una visione all’altezza della sua storia. La straordinaria stratificazione storica del Santa Maria della Scala che va dai resti etruschi ai grandi affreschi del Quattrocento, fino agli spazi museali contemporanei meriterebbe una narrazione chiara, avvincente e continua. Ma la realtà è ben diversa: percorsi espositivi frammentari, spazi chiusi o mal segnalati, eventi culturali ridotti all’osso e una comunicazione istituzionale evanescente. I turisti vagano confusi tra sale spoglie o allestimenti obsoleti, mentre i senesi una volta protagonisti orgogliosi del proprio patrimonio si sono progressivamente disaffezionati a questo luogo che avrebbe dovuto essere il “cuore vivo” della città. Il problema non è nuovo. Da anni si assiste a un alternarsi di annunci ambiziosi e progettualità rimaste sulla carta. Il Comune di Siena proprietario e gestore diretto del complesso ha spesso dato l’impressione di navigare a vista, incapace di stabilire una strategia chiara e duratura per il rilancio del Santa Maria della Scala. Le poche iniziative di rilievo sono spesso isolate, non coordinate, e incapaci di costruire una vera rete culturale cittadina. Il Santa Maria della Scala dovrebbe essere un volano per l’economia culturale senese, un punto di riferimento per studenti, ricercatori, turisti e cittadini. Invece, si trova in una condizione di isolamento, incapace di dialogare con le altre realtà culturali locali e internazionali. Non si è saputo costruire un ecosistema capace di valorizzare la sua posizione, la sua storia, la sua bellezza. Mentre altre città italiane investono in cultura come motore di rinascita, Siena resta ancorata a una gestione burocratica e autoreferenziale, dove il bene pubblico diventa ostaggio dell’inazione politica. In un momento storico in cui il turismo culturale cresce e si evolve, il Santa Maria della Scala sembra invece voler restare immobile. Siena non può permettersi di perdere un patrimonio così prezioso. Il Santa Maria della Scala è il simbolo della nostra storia millenaria: lasciarlo morire di inerzia significa rinunciare alla nostra stessa identità.
Christian Pio Ventre
Delegato alla cultura di Italia Viva area senese
