Da Roma Pellacchi si dice "preoccupato". Anche per Unicredit...

SIENA. Da Unsin centrale Mps riceviamo e pubblichiamo.
“All’indomani dell’avvio delle trattative sulle ricadute rivenienti dal Piano Industriale di Banca Monte dei Paschi di Siena, dobbiamo purtroppo prendere atto che continuano a mancare quelle proposte finalizzate ad accrescere la redditività tramite l’implementazione dei ricavi ed è sempre più evidente, invece, che il Piano si basa essenzialmente su una mera riduzione di costi – dichiara il Segretario Generale di Unità Sindacale Falcri Silcea Confsal, Aleardo Pelacchi –, soprattutto di quelli del personale. Siamo assolutamente contrari al progetto di esternalizzazione di 2.300 lavoratori del back office, che sembrano destinati ad essere “ceduti” ad aziende non bancarie.”
“Apprendiamo, con preoccupazione, – aggiunge Pelacchi – che Unicredit intende proseguire nel processo di realizzazione di “una serie di operazioni” di partnership con aziende anche straniere e non bancarie, che vedrebbero coinvolti 2.200 lavoratori del Gruppo, di cui 800 in Italia, con la conseguente esternalizzazione di personale, oltre che di
attività.” “Se questo è il nuovo che avanza nel settore del credito, non c’è da stare allegri – prosegue Pelacchi -, soprattutto se si considera che le lavoratrici ed i lavoratori, nel corso degli anni, hanno consentito con la loro professionalità di superare i periodi di difficoltà delle Aziende favorendo le varie ristrutturazioni di cui il Settore ha avuto bisogno per cui, se oggi vi è un problema di redditività, questo non può essere certamente imputato a loro. Se poi consideriamo i cittadini del nostro Paese che hanno bisogno di affidarsi ad Aziende che abbiano chiare idee di sviluppo e, soprattutto, che siano vicine alle loro esigenze, ci sembra che questi segnali vadano nella direzione opposta.” Ribadendo quindi la nostra piena contrarietà a soluzioni che andrebbero solo ad aumentare la precarietà dei lavoratori, sorge spontaneo interrogarsi anche rispetto alla effettiva realizzazione del risparmio oltre che sui reali benefici operativi che le esternalizzazioni consentirebbero.
“L’Associazione Bancaria ha proposto un nuovo modello di relazioni industriali nel settore: anche alla luce di quanto precede, riteniamo necessario – conclude Pelacchi – condividere un modello di partecipazione in cui le lavoratrici ed i lavoratori siano
veramente artefici del proprio destino attraverso l’intervento diretto nel momento in cui si prendono le “decisioni che contano”.
“All’indomani dell’avvio delle trattative sulle ricadute rivenienti dal Piano Industriale di Banca Monte dei Paschi di Siena, dobbiamo purtroppo prendere atto che continuano a mancare quelle proposte finalizzate ad accrescere la redditività tramite l’implementazione dei ricavi ed è sempre più evidente, invece, che il Piano si basa essenzialmente su una mera riduzione di costi – dichiara il Segretario Generale di Unità Sindacale Falcri Silcea Confsal, Aleardo Pelacchi –, soprattutto di quelli del personale. Siamo assolutamente contrari al progetto di esternalizzazione di 2.300 lavoratori del back office, che sembrano destinati ad essere “ceduti” ad aziende non bancarie.”
“Apprendiamo, con preoccupazione, – aggiunge Pelacchi – che Unicredit intende proseguire nel processo di realizzazione di “una serie di operazioni” di partnership con aziende anche straniere e non bancarie, che vedrebbero coinvolti 2.200 lavoratori del Gruppo, di cui 800 in Italia, con la conseguente esternalizzazione di personale, oltre che di
attività.” “Se questo è il nuovo che avanza nel settore del credito, non c’è da stare allegri – prosegue Pelacchi -, soprattutto se si considera che le lavoratrici ed i lavoratori, nel corso degli anni, hanno consentito con la loro professionalità di superare i periodi di difficoltà delle Aziende favorendo le varie ristrutturazioni di cui il Settore ha avuto bisogno per cui, se oggi vi è un problema di redditività, questo non può essere certamente imputato a loro. Se poi consideriamo i cittadini del nostro Paese che hanno bisogno di affidarsi ad Aziende che abbiano chiare idee di sviluppo e, soprattutto, che siano vicine alle loro esigenze, ci sembra che questi segnali vadano nella direzione opposta.” Ribadendo quindi la nostra piena contrarietà a soluzioni che andrebbero solo ad aumentare la precarietà dei lavoratori, sorge spontaneo interrogarsi anche rispetto alla effettiva realizzazione del risparmio oltre che sui reali benefici operativi che le esternalizzazioni consentirebbero.
“L’Associazione Bancaria ha proposto un nuovo modello di relazioni industriali nel settore: anche alla luce di quanto precede, riteniamo necessario – conclude Pelacchi – condividere un modello di partecipazione in cui le lavoratrici ed i lavoratori siano
veramente artefici del proprio destino attraverso l’intervento diretto nel momento in cui si prendono le “decisioni che contano”.