Il sindacato "perplesso" dalle operazioni messe in atto dalla banca

SIENA. Le recenti iniziative aziendali destano più di una perplessità perché sembrano contraddistinguersi per un unico obiettivo: depauperare il valore della Banca. Ciò metterebbe a repentaglio altri posti di lavoro, oltre alle migliaia già perduti grazie ai Management che si sono succeduti negli ultimi anni.
La decisione di creare la banca on line – WI.DI.BA. – nella quale pare si intenda far confluire un certo target di clientela, potrebbe preludere alla scelta strategica di procedere successivamente – ma in tempi brevi – alla sua vendita, per “ossigenare” momentaneamente i conti della Capogruppo.
Altra iniziativa che a noi pare deleteria è quella di far confluire al Private parte della clientela Upper Affluent, posizionandola quindi fuori e lontana dalla Filiale. Questo percorso è già stato iniziato fra il silenzio di molti.
Pure l’estrema volubilità con la quale il nostro management sembra approcciare il “dossier Consum.it” lascia esterrefatti: nel Piano Industriale si parla di vendita delle Società, poi risulterebbe che il CdA ne ha deliberato l’incorporazione ma le ultime notizie vedono invece Consum.it tornare al centro delle attenzioni di altri investitori finanziari.
Ne potrebbe derivare l’assunzione integrale dei costi (i colleghi/ghe incorporati) e la contestuale cessione della significativa redditività (il portafoglio clienti).
Infine, la scelta di procedere all’attivazione di un Fondo Esuberi per il quale non sono previste sostituzioni del personale che aderisse all’iniziativa, contando sulla semplice virtuosità derivante dall’efficientamento dei Modelli di Servizio (sic!) o dalla chiusura di sportelli su tutto il territorio nazionale, non trova seria motivazione pratica qualora l’obiettivo “vero” fosse il rilancio della Banca, nella quale – badate bene – la Rete continua a macinare guadagni.
E che il lavoro della Rete sia motivo di soddisfazione lo dimostra anche e soprattutto il raggiungimento degli obiettivi di budget datigli dallo stesso Management, che “giustamente” si è elargito recentemente un sostanzioso aumento delle retribuzioni proprio per questo. Naturalmente, l’aumento di stipendio ha riguardato solo il Top Management, ignorando tutto il restante personale che ancora invece soffre dell’applicazione del famigerato “contratto di solidarietà”.
Il titolo in Borsa, nel frattempo, raggiunge i minimi storici: ormai vale meno di un euro. E ricordiamo a tutti che senza il recente accorpamento in ragione di 100/1 delle azioni, il valore sarebbe inferiore ad 1 centesimo di euro. Non male per un titolo che al momento della sua quotazione in Borsa, fu collocato a 3,85 euro.
Parrebbe di poter correttamente interpretare le manovre del Management inquadrandole come il tentativo di abbassare il valore del titolo ad un livello tale da destare l’interesse di compratori i quali, non dimentichiamolo, potrebbero contare anche sull’effetto “bara fiscale” che la sequenza di trimestrali in perdita sta stabilmente generando.
Questo Management, quindi, ha con tutta evidenza distrutto valore per gli azionisti e fortemente danneggiato i lavoratori/trici. In sostanza, gli unici a trarre vantaggio da questa situazione sono stati LORO STESSI.
E sarebbe questo IL NUOVO CHE AVANZA?
Quindi, la domanda sorge spontanea: ma siamo sicuri che gli interessi che questo bocconiano Management sta perseguendo, collimino con i legittimi interessi dei piccoli azionisti, dei clienti e dei dipendenti della Banca?
La decisione di creare la banca on line – WI.DI.BA. – nella quale pare si intenda far confluire un certo target di clientela, potrebbe preludere alla scelta strategica di procedere successivamente – ma in tempi brevi – alla sua vendita, per “ossigenare” momentaneamente i conti della Capogruppo.
Altra iniziativa che a noi pare deleteria è quella di far confluire al Private parte della clientela Upper Affluent, posizionandola quindi fuori e lontana dalla Filiale. Questo percorso è già stato iniziato fra il silenzio di molti.
Pure l’estrema volubilità con la quale il nostro management sembra approcciare il “dossier Consum.it” lascia esterrefatti: nel Piano Industriale si parla di vendita delle Società, poi risulterebbe che il CdA ne ha deliberato l’incorporazione ma le ultime notizie vedono invece Consum.it tornare al centro delle attenzioni di altri investitori finanziari.
Ne potrebbe derivare l’assunzione integrale dei costi (i colleghi/ghe incorporati) e la contestuale cessione della significativa redditività (il portafoglio clienti).
Infine, la scelta di procedere all’attivazione di un Fondo Esuberi per il quale non sono previste sostituzioni del personale che aderisse all’iniziativa, contando sulla semplice virtuosità derivante dall’efficientamento dei Modelli di Servizio (sic!) o dalla chiusura di sportelli su tutto il territorio nazionale, non trova seria motivazione pratica qualora l’obiettivo “vero” fosse il rilancio della Banca, nella quale – badate bene – la Rete continua a macinare guadagni.
E che il lavoro della Rete sia motivo di soddisfazione lo dimostra anche e soprattutto il raggiungimento degli obiettivi di budget datigli dallo stesso Management, che “giustamente” si è elargito recentemente un sostanzioso aumento delle retribuzioni proprio per questo. Naturalmente, l’aumento di stipendio ha riguardato solo il Top Management, ignorando tutto il restante personale che ancora invece soffre dell’applicazione del famigerato “contratto di solidarietà”.
Il titolo in Borsa, nel frattempo, raggiunge i minimi storici: ormai vale meno di un euro. E ricordiamo a tutti che senza il recente accorpamento in ragione di 100/1 delle azioni, il valore sarebbe inferiore ad 1 centesimo di euro. Non male per un titolo che al momento della sua quotazione in Borsa, fu collocato a 3,85 euro.
Parrebbe di poter correttamente interpretare le manovre del Management inquadrandole come il tentativo di abbassare il valore del titolo ad un livello tale da destare l’interesse di compratori i quali, non dimentichiamolo, potrebbero contare anche sull’effetto “bara fiscale” che la sequenza di trimestrali in perdita sta stabilmente generando.
Questo Management, quindi, ha con tutta evidenza distrutto valore per gli azionisti e fortemente danneggiato i lavoratori/trici. In sostanza, gli unici a trarre vantaggio da questa situazione sono stati LORO STESSI.
E sarebbe questo IL NUOVO CHE AVANZA?
Quindi, la domanda sorge spontanea: ma siamo sicuri che gli interessi che questo bocconiano Management sta perseguendo, collimino con i legittimi interessi dei piccoli azionisti, dei clienti e dei dipendenti della Banca?
La segreteria Unisin Mps