Dimissioni? Procrastinare e ripresentare il bilancio?

di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Il gigante ha i piedi di argilla. Franco Ceccuzzi – una carriera politica che ha avuto anche una parentesi di respiro nazionale – a neppure un anno dalla sua elezione a sindaco di Siena vacilla sotto i colpi di una “avversa fortuna”.
Dopo aver passato sorprendentemente immune il documento di “responsabilità” sulla Fondazione Mps il 3 aprile scorso, eccolo cadere sotto il peso un disavanzo di gestione “spropositato” per un Comune che, fino a un anno fa, poteva contare sul sostegno di un partner forte come l’azionista di riferimento del terzo polo bancario nazionale. Circa 2 milioni e 150mila euro. Un bel gruzzolo.
A nulla sono valse le promesse di sostegno avanzate dal presidente Mancini solo qualche giorno fa. A nulla sono serviti gli inviti alla responsabilità per non incappare in un eventuale “commissariamento” della città del Palio. Un’onta!
L’affaire Ceccuzzi-Monaci ha inficiato ogni possibile accordo e messo sotto scacco Siena. La partita va avanti da tempo. Una partita che si è giocata a suon di nomine non solo a Siena ma anche in provincia. Monaciani contro Ceccuzziani. Fino a quando c’è stata una torta da spartire, riconoscimenti da raccogliere, cene da consumare all’Enoteca ad aragoste e champagne, le cose sono andate bene (per loro).
Adesso che c’è ben poco da spartire e che la città mostra con grande evidenza un declino economico che non si può certo imputare in toto alla generale crisi economica, la guerra si è fatta più dura.
Dura al punto che, già qualche settimana fa si erano notate alleanze – o comunque “cambi di opinione” – che avevano fatto sobbalzare sulle sedie. Il Pd era apparso agonizzante sotto il vortice autodistruttivo della Fondazione Mps. Ceccuzzi aveva mostrato segni di nervosismo in svariate occasioni e quel voto contrario dei margheritini allo scorso consiglio aveva evidenziato le crepe di un rapporto decisamente in crisi.
Oggi la “scena madre”: che non vuol dire la fine ma solo l’apice di un film western alla Leone. Un sindaco che le ha provate tutte ma che si è visto mettere alle strette. Contro la “new entry” del consigliere dell’Udc Senni (politico poco lungimirante, quanto meno), Ceccuzzi ha perso sette consiglieri. Un’ecatombe.
Monaci, richiamato all’ordine – pare – dai vertici del Pd toscano, non ne ha voluto sapere proprio di sottostare alle decisioni del suo rivale politico. L’ordine di scuderia è stato forte e chiaro: “facciamo come se fossimo due partiti diversi e all’opposizione”. E del resto lo sono sempre stati! Il segnale è arrivato: il Pd non è nulla senza la ex Margherita. Una “follia politica”. Un delirio. Mentre la città cade a pezzi c’è ancora chi crede di poter “giocare” al braccio di ferro per un proprio tornaconto. Per vincere cosa, ancora non è dato sapere. Un posto in Parlamento? In qualche consiglio di amministrazione?
L’orgoglio “parentale” non può bastare. Non può spiegare quanto accaduto oggi. Anche perché, a questo punto, il partito potrebbe (ma anche questa è fantapolitica) decidere di cacciare i membri disobbedienti e far morire “Sansone con tutti i filistei”. In questo modo sarebbe in bilico anche la poltrona di Albero in Consiglio regionale. Questo in un quadro di catastrofe…
I riflettori, comunque, sono puntati su Ceccuzzi che, da solo, dovrà decidere come proseguire il suo cammino da uomo politico. Le dimissioni sono una strada possibile. Uscire a testa alta da un romanzetto mediocre e magari ripresentarsi sotto una luce diversa alle elezioni il prossimo anno. Oppure andare dal Prefetto, chiedere la proroga alla scadenza dell’approvazione del bilancio e cercare, nei sessanta giorni disponibili,
un accordo con la famiglia Monaci, ormai soddisfatta della vittoria d’onore davanti al popolo senese.
Le dimissioni dovrebbe presentarle poi anche il vicesindaco nonchè assessore al bilancio Marzucchi, che pare ultimamente sia diventato il “capro espiatorio” di tutti i mali del Comune. Prova ne sia anche quest’ultimo episodio.
Ma diciamocelo… in questa Italia allo sbaraglio, ma a chi viene in mente di dimettersi? Meglio cercare rattoppi, accordi, possibili riposizionamenti, far cadere qualche testa e proseguire sulla strada del “dividi et impera”. Scartiamo, per consuetudine – ma potremmo anche sbagliare – l’ipotesi delle dimissioni.
Questa notte, riferiscono quelli che ne sanno, ci sarà molto da confrontarsi per trovare una soluzione alla crisi istituzionale del Comune.
Ceccuzzi cercherà il modo per restare in sella. Il suo sogno di essere sindaco di Siena non può certo chiudersi in questo modo. Del resto chi potrebbe dargli torto… svegliarsi con davanti questo triste scenario… non è tollerabile!
SIENA. Il gigante ha i piedi di argilla. Franco Ceccuzzi – una carriera politica che ha avuto anche una parentesi di respiro nazionale – a neppure un anno dalla sua elezione a sindaco di Siena vacilla sotto i colpi di una “avversa fortuna”.
Dopo aver passato sorprendentemente immune il documento di “responsabilità” sulla Fondazione Mps il 3 aprile scorso, eccolo cadere sotto il peso un disavanzo di gestione “spropositato” per un Comune che, fino a un anno fa, poteva contare sul sostegno di un partner forte come l’azionista di riferimento del terzo polo bancario nazionale. Circa 2 milioni e 150mila euro. Un bel gruzzolo.
A nulla sono valse le promesse di sostegno avanzate dal presidente Mancini solo qualche giorno fa. A nulla sono serviti gli inviti alla responsabilità per non incappare in un eventuale “commissariamento” della città del Palio. Un’onta!
L’affaire Ceccuzzi-Monaci ha inficiato ogni possibile accordo e messo sotto scacco Siena. La partita va avanti da tempo. Una partita che si è giocata a suon di nomine non solo a Siena ma anche in provincia. Monaciani contro Ceccuzziani. Fino a quando c’è stata una torta da spartire, riconoscimenti da raccogliere, cene da consumare all’Enoteca ad aragoste e champagne, le cose sono andate bene (per loro).
Adesso che c’è ben poco da spartire e che la città mostra con grande evidenza un declino economico che non si può certo imputare in toto alla generale crisi economica, la guerra si è fatta più dura.
Dura al punto che, già qualche settimana fa si erano notate alleanze – o comunque “cambi di opinione” – che avevano fatto sobbalzare sulle sedie. Il Pd era apparso agonizzante sotto il vortice autodistruttivo della Fondazione Mps. Ceccuzzi aveva mostrato segni di nervosismo in svariate occasioni e quel voto contrario dei margheritini allo scorso consiglio aveva evidenziato le crepe di un rapporto decisamente in crisi.
Oggi la “scena madre”: che non vuol dire la fine ma solo l’apice di un film western alla Leone. Un sindaco che le ha provate tutte ma che si è visto mettere alle strette. Contro la “new entry” del consigliere dell’Udc Senni (politico poco lungimirante, quanto meno), Ceccuzzi ha perso sette consiglieri. Un’ecatombe.
Monaci, richiamato all’ordine – pare – dai vertici del Pd toscano, non ne ha voluto sapere proprio di sottostare alle decisioni del suo rivale politico. L’ordine di scuderia è stato forte e chiaro: “facciamo come se fossimo due partiti diversi e all’opposizione”. E del resto lo sono sempre stati! Il segnale è arrivato: il Pd non è nulla senza la ex Margherita. Una “follia politica”. Un delirio. Mentre la città cade a pezzi c’è ancora chi crede di poter “giocare” al braccio di ferro per un proprio tornaconto. Per vincere cosa, ancora non è dato sapere. Un posto in Parlamento? In qualche consiglio di amministrazione?
L’orgoglio “parentale” non può bastare. Non può spiegare quanto accaduto oggi. Anche perché, a questo punto, il partito potrebbe (ma anche questa è fantapolitica) decidere di cacciare i membri disobbedienti e far morire “Sansone con tutti i filistei”. In questo modo sarebbe in bilico anche la poltrona di Albero in Consiglio regionale. Questo in un quadro di catastrofe…
I riflettori, comunque, sono puntati su Ceccuzzi che, da solo, dovrà decidere come proseguire il suo cammino da uomo politico. Le dimissioni sono una strada possibile. Uscire a testa alta da un romanzetto mediocre e magari ripresentarsi sotto una luce diversa alle elezioni il prossimo anno. Oppure andare dal Prefetto, chiedere la proroga alla scadenza dell’approvazione del bilancio e cercare, nei sessanta giorni disponibili,
un accordo con la famiglia Monaci, ormai soddisfatta della vittoria d’onore davanti al popolo senese.
Le dimissioni dovrebbe presentarle poi anche il vicesindaco nonchè assessore al bilancio Marzucchi, che pare ultimamente sia diventato il “capro espiatorio” di tutti i mali del Comune. Prova ne sia anche quest’ultimo episodio.
Ma diciamocelo… in questa Italia allo sbaraglio, ma a chi viene in mente di dimettersi? Meglio cercare rattoppi, accordi, possibili riposizionamenti, far cadere qualche testa e proseguire sulla strada del “dividi et impera”. Scartiamo, per consuetudine – ma potremmo anche sbagliare – l’ipotesi delle dimissioni.
Questa notte, riferiscono quelli che ne sanno, ci sarà molto da confrontarsi per trovare una soluzione alla crisi istituzionale del Comune.
Ceccuzzi cercherà il modo per restare in sella. Il suo sogno di essere sindaco di Siena non può certo chiudersi in questo modo. Del resto chi potrebbe dargli torto… svegliarsi con davanti questo triste scenario… non è tollerabile!