L'udienza per l'ammissione in consiglio regionale fissata per il 18 febbraio 2026
FIRENZE. Dal Partito dei CARC – Federazione Toscana riceviamo e pubblichiamo.
“I giudici amministrativi hanno dichiarato ammissibile il ricorso presentato da Toscana Rossa contro l’esclusione di Antonella Bundu dal consiglio regionale, fissando l’udienza di merito al 18 febbraio.
Ricapitolando: durante le elezioni di ottobre, la lista aveva raggiunto il 4,5%, inferiore alla soglia di sbarramento del 5%. Tuttavia, il 5,2% degli elettori aveva indicato Bundu come presidente. Secondo i ricorrenti, oltre 11mila voti espressi direttamente per Bundu dovrebbero essere sommati ai 57.250 voti ottenuti dalla lista, consentendo così il superamento della soglia del 5%. Il fatto che Toscana Rossa fosse l’unica lista collegata alla candidata rende evidente che i voti per Bundu esprimono anche sostegno alla lista. Un precedente analogo si era verificato nel 2020 in Veneto, quando il M5S, grazie a una decisione favorevole del Tar, era riuscito a entrare nel consiglio regionale. Questa vicenda è direttamente collegata allo sforzo che la classe dominante porta avanti per irreggimentare le istituzioni di governo e assicurarsi che esse siano nelle mani di personale politico di provata fiducia in particolare da quando, con le elezioni del 4 marzo 2018 che portarono all’affermazione del M5S e alla costituzione del governo giallo-verde, le masse popolari hanno mostrato di poter interrompere la continuità dei governi dei partiti delle Larghe Intese.
La legge elettorale regionale n. 51, approvata dal Consiglio Regionale toscano il 26 settembre 2014 va in questa direzione. E’ una legge che prevede una serie di misure come un’impegnativa raccolta firme: 700 firme o più nelle circoscrizioni con più di 200mila abitanti e 525 nelle circoscrizioni meno popolose. In queste elezioni regionali, ben tre liste, PCI, Forza del Popolo e Democrazia Sovrana e Popolare, sono state escluse perché non hanno raccolto firme in almeno 9 su 13 circoscrizioni. Hanno avuto meno di un mese per raccogliere le firme, mentre le liste già presenti in Consiglio Regionale (quelle espressione delle Larghe Intese per intendersi) sono esentate da questo compito. Poi c’è la questione della soglia di sbarramento: le liste che corrono in coalizione necessitano del 3% dei voti validi mentre quelle che corrono in solitaria del 5%.
In definitiva, è’ una legge elettorale che prova a blindare il traballante sistema di potere delle Larghe Intese e che contribuisce al crescente astensionismo. Quindi, uno dei compiti principali delle forze anti Larghe Intese è promuovere una seria battaglia contro il restringimento degli spazi di agibilità e per abolire questa legge-truffa! Collegata a questa battaglia c’è il ricorso al TAR da condurre facendo valere con la mobilitazione, la volontà dei cittadini toscani che hanno espresso il loro appoggio a Toscana Rossa. Questo obiettivo va combinato con quello di usare il ricorso per costruire quel Fronte unitario delle forze anti Larghe Intese che rilanci e sviluppi i risultati seminati con la campagna elettorale e con le grandi manifestazioni di settembre e ottobre. Un Fronte che si occupi di:
– diffondere, organizzare e promuovere l’orientamento e la mobilitazione contro la guerra, l’economia di guerra, il genocidio in Palestina ma anche per il lavoro, la difesa dei servizi pubblici (scuola, sanità, ambiente);
– lanciare e condurre campagne comuni che ogni organizzazione aderente sviluppa in modi e forme conformi alle proprie caratteristiche, così da sostenere e potenziare quanto ognuna di esse fa. Valorizzare le iniziative di lotta e gli insegnamenti di altri organismi e movimenti, mettendole in connessione, rafforzando in ognuna la coscienza della propria importanza, delle proprie possibilità, della propria forza, dando modo a ogni organizzazione di imparare e insegnare alle altre, di sostenersi a vicenda, di mettere in comune conoscenze, esperienze e strumenti di lotta. Bando al settarismo e agli orticelli opportunisti;
– organizzare, promuovere e sostenere ogni forma di lotta: proteste sotto i palazzi del potere, scioperi e manifestazioni di piazza, appelli e referendum, irruzioni nella campagna elettorale ma anche disobbedienza di massa, non pagamento di bollette, tasse, ecc;
– fare proprio il principio per cui ogni forma di protesta e lotta contro la guerra e il peggioramento delle condizioni delle masse popolari è giusta e legittima. L’unico criterio è avere la forza per farla e sviluppare la più ampia solidarietà verso chi viene colpito dalla repressione (no alla divisione tra buoni e cattivi).
Se guardiamo alla forza che le masse popolari solo due mesi fa sono state capaci di sprigionare senza un centro promotore di questo tipo, è evidente che le condizioni necessarie per fare tutto questo sta nella volontà di costruire e dare forma e nome a questo coordinamento di organismi politici e sindacali che sostanzialmente esiste già a livello locale. Il passo è costituire formalmente un Comitato di liberazione in Toscana capace di tenere collegate quella rete di attivismo che già esiste: dai partiti come Potere al Popolo, PCI, Fronte della Gioventù Comunista, agli organismi operai, quali il Gruppo Autonomo Portuali di Livorno, Ferrovieri contro la guerra, il Consiglio di Fabbrica della GKN, organismi popolari quali la Rete No Gesi contro la geotermia e la speculazione, PeaceLink e il Coordinamento fiorentino contro il riarmo, la Consulta Popolare di Massa Carrara, il Comitato No Comando NATO né a Firenze né altrove, il Comitato Lavoratori Scuola di Siena, ma anche i comitati dei pendolari contro il degrado dei trasporti ferroviari, contro la militarizzazione nelle scuole e gli altri mille che costellano la regione e che ancora non esistono ma si formeranno.
Questa convergenza è il nodo per far valere i rapporti di forza che abbiamo visto operare nelle manifestazioni degli ultimi mesi. Cacciare il PD e imporre un’amministrazione regionale che sia espressione delle aspirazioni e dei bisogni delle masse popolari è lo sbocco politico, unitario e di fase che deve darsi un comitato di liberazione del genere. “Imporre?!” Esattamente: proprio come abbiamo imposto l’embargo a Israele nelle memorabili giornate del 22 settembre, del 3 e del 4 ottobre, dobbiamo imporre la nostra soluzione di governo in Toscana e nell’intero paese.
La borghesia imperialista fa di tutto per prolungare la vita del suo sistema in putrefazione, spetta a noi porvi fine facendo avanzare la rivoluzione socialista nel nostro paese!
Il passo in questa fase è far confluire il movimento contro la guerra, il genocidio, il carovita nella lotta per cacciare il Governo Meloni e nel movimento per imporre un governo di emergenza popolare!”.






