Il Comune deve indirizzare risorse per i bisogni primari dei cittadini e della città

Serve più assistenza sul sociale, serve ridurre la tassazione, serve assistere le realtà sportive con gestioni ordinarie sane e con bilanci in ordine, ma che ora non beneficiano più del sostentamento della Fondazione e non possono più mantenere gli impianti sportivi come prima o comunque hanno dovuto affrontare spending review per mantenere un equilibrio gestionale. I tempi sono cambiati ed il comune non può garantire lo stesso sostentamento dei tempi d’oro, visto che non percepisce più un euro dalla Fondazione.
Allo stesso tempo il comune deve favorire, per quanto di sua competenza, la formazione in settori strategici per il territorio, come turismo, arte, artigianato, sport e agricoltura. In questo settore molto dovremo capire sulla base di ciò che accadrà con la chiusura degli enti provinciali, che su questi temi avevano grandi responsabilità.
Tagli progressivi e necessari, dunque. Ma dovrà essere un percorso di medio termine, affinché sia tutelata l’occupazione ed il lavoro in generale, ma anche per dare modo agli amministratori di individuare le risorse che vadano a progressivamente a sostituire quelle pubbliche. Questo non vuol dire abbandonare a sé stessi enti, associazioni o istituzioni, ma come detto procedere con un percorso scritto e condiviso in cui si evidenziano le percentuali di diminuzione dei finanziamenti anno per anno, aiutandoli ad individuare forme alternative di sostegno.
Tutto ciò passa anche dalla qualità e dalla capacità delle persone che sono chiamate a guidare tali società, soprattutto le partecipate. Per questo motivo siamo completamente d’accordo sul miglioramento del percorso di trasparenza da più parti richiesto, così come siamo d’accordo con tutti coloro che vogliono migliorare la gestione delle partecipate, anche con una più specifica professionalità dei nominati. Tutto questo però non deve essere confuso con la demagogia ed il populismo. Mettere come discriminante negativa il fatto di fare o di aver fatto politica a qualunque livello è il classico esempio di questo, al limite della contraddizione, visto che viene detto da chi fa politica attiva. E’ difficile capire cosa ci sia di male nell’aver fatto del volontariato in un partito o in un’associazione in modo totalmente trasparente e palese, oppure il consigliere comunale. Sappiamo benissimo quale rigetto abbiamo tutti per quello che vediamo ogni giorno nel teatrino della politica nazionale, alle volte penoso, ma da qui a far passare esperienze di volontariato (perché per molti casi di quello si tratta) come un punto a sfavore ce ne corre.
Curriculum, storie, esperienze, trasparenza totale, tutto porta a capire cosa può dare una persona per la società in cui vive, ma non mettiamo per paletti etici o bollini vari.
Un tempo a Siena non si doveva avere né creatività o fare acrobazie per guidare gli enti, c’era la Fondazione e la Banca che finanziavano tutto. Adesso tutto è diverso, c’è solo da “scendere dal girello e cominciare a camminare da soli”, se ancora per qualcuno non fosse chiaro.
Francesco Simpatico – Riformisti Siena