
SIENA. Da Siena Pirata riceviamo e pubblichiamo.
“In occasione della Festa del Lavoro anche il presidente Mattarella ha sottolineato il problema delle retribuzioni troppo basse. Un problema che non esitiamo a definire anche generazionale, unito alla scarsa mobilità e opportunità di carriera che le generazioni degli anni ‘80 in poi stanno affrontando, complice una sostanziale immobilità da almeno 20 anni del Paese.
Pensiamo alla saga di Fantozzi, ragioniere diplomato assunto nella Megaditta: con un solo stipendio aveva casa e auto di proprietà, manteneva moglie e figlia e poteva anche permettersi le vacanze estive. Oggi, con uno stipendio da 1500€, tutto questo sarebbe impossibile.
Il paradosso che l’Italia sta vivendo è di una generazione di 60 enni che ha avuto opportunità e fatto carriera a fronte di 30 enni e 40 enni con stipendi poveri e sostanzialmente fermi da anni. Generazione travolta da tutta una serie di crisi economiche sia nazionali che mondiali, vessata da infinita precarietà, contratti a termine, lavoretti sottopagati. Un Paese che sopravvive grazie a genitori e nonni, dove anche il welfare per le giovani famiglie è carente e inadeguato.
Non sorprende che oltre 150mila giovani abbiano deciso di emigrare all’estero, alla ricerca di stipendi e condizioni di lavoro migliori, spesso trovandole: lo Stato Italiano spende per la formazione, ma poi non è in grado di trattenere le professionalità, perché le aziende italiane – in un tessuto economico fatto soprattutto di PMI – sembrano del tutto incapaci di valorizzarle.
A questo si aggiunge una tassazione del lavoro sicuramente alta, unita ad una scarsa lungimiranza e investimenti in innovazione e nuove tecnologie, preferendo consuetudini e tradizioni “manageriali” spesso fuori dal tempo.
Nelle grandi aziende più lungimiranti da tempo si sta parlando su come trattenere i dipendenti migliori, attraverso forme di premialità non solo economiche: la qualità di un posto di lavoro è data anche dalle condizioni in cui ci si trova a lavorare, dalle capacità manageriali dei responsabili, dalla valorizzazione dei dipendenti, i rapporti con i colleghi e dal clima lavorativo generale. Elementi a cui l’Italia delle PMI non è molto abituata.
L’impoverimento riguarda anche la Pubblica Amministrazione, la cui stagnazione delle retribuzioni (mediamente molto basse) non aiuta a migliorare la qualità dei servizi offerti dallo Stato ai suoi cittadini, con conseguenze sempre più pesanti: bassa qualità, pochi stimoli, stipendi bassi e poche opportunità di crescita.
Servirebbe il coraggio di attuare un cambio di rotta, partendo proprio dalla Pubblica Amministrazione: stipendi adeguati, meritocrazia e premialità, una classe dirigente adeguata e capace di valorizzare i dipendenti sono elementi essenziali per un tessuto produttivo sano e sostenibile”.