Il circolo ha posto le stesse dieci domande ai due candidati
SIENA. Sena Civitas ha sottoporto ai candidati 10 domande
Le risposte di Enrico Letta
1.Si parla di centralità dei lavoratori e di tutela dell’occupazione. Come mai allora fino ad oggi i Sindacati del Monte non sono stati ascoltati, costringendoli a proclamare uno sciopero per il 24 settembre?
Ho detto a più riprese pubblicamente che è indispensabile farlo. E chiedo al governo di creare uno percorso chiaro di dialogo e ascolto con il sindacato. Il lavoro è la prima delle quattro condizioni da rispettare nel negoziato con Unicredit. Servono risposte inequivocabili sull’occupazione per andare avanti. Le altre nostre condizioni sono il no allo spezzatino con la tutela del marchio, la centralità di Siena e del territorio e la continuità del ruolo dello Stato.
2.Sempre a proposito di tutela dell’occupazione, come si concilia questo obiettivo con le stime di oltre 7000 esuberi che si leggono unanimemente ormai sui giornali?
Fin qui quelle che abbiamo letto sono prevalentemente “fonti anonime bancarie”. E le stime cambiano in continuazione. Io mi batterò affinché si tuteli ogni singolo posto di lavoro. Non esiste priorità più importante: sono in gioco il futuro e le paure di tante persone e delle loro famiglie. Con la stessa determinazione dico: seguiamo passo passo il negoziato. Il ministro Franco, non sui giornali ma di fronte al Parlamento della Repubblica, ha dato rassicurazioni al riguardo. E io mi fido della sua parola e della gestione del presidente Draghi.
3.Quanto alla tutela del territorio, come si pensa di tutelare subito (non tra 10 anni) le famiglie di quei lavoratori che dovranno lasciare Siena, nell’ipotesi adombrata di chiusura della Direzione Generale e di mancato assorbimento del Consorzio Informatico in Unicredit?
Rientra nel discorso precedente. Noi ci impegneremo affinché la testa della Banca resti a Siena. È un patrimonio di competenze di eccellenza che non può essere disperso.
4.Sarete parte attiva nel chiedere che la proposta Unicredit finale condivisa con il Tesoro, venga preventivamente sottoposta e votata in Parlamento (con voto palese)?
Certamente. Si tratta di un tema di interesse nazionale, non solo locale.
5.Come giudicate una trattativa in cui una delle parti si siede al tavolo facendo chiaramente intendere che non ha alternative oltre alla cessione di MPS a Unicredit?
Quello scenario, che effettivamente sembrava configurarsi a fine luglio, ora non c’è più. Oggi è in corso una trattativa vera, anche serrata. E su quella vigiliamo. Il PD lo avrebbe fatto anche se io non fossi il candidato del centrosinistra nel Collegio 12. La mia candidatura ha forse contribuito a tenere ancora più accesi i riflettori sulla vicenda in queste settimane, ma che si tratti di un grande tema per il futuro della Toscana e del Paese è evidente.
6.Sareste favorevoli a un accordo che preveda la cessione a Unicredit esclusivamente degli asset sani, lasciando in capo al Tesoro tutto il resto?
No. Saremo favorevoli solo a soluzioni non pasticciate. Non è più tempo di compromessi, compensazioni, coperte tirate da una parte o dell’alltra. Il Monte ha bisogno di un Piano, di una visione per il futuro: deve essere il perno di un polo bancario moderno e solido.
7.Quindi come si evita lo spezzatino di MPS, cosa che molti di voi hanno definito inaccettabile?
Si evita esattamente con un piano serio. Identità, target chiari, management credibile e investito di una grande missione di rilancio.
8.Sarebbe sostenibile per voi un’operazione che prevedesse a carico del Tesoro oneri per svariati miliardi, al fine di consentire la cessione di parte di MPS a Unicredit oppure, a quel punto, varrebbe la pena di capire se con gli stessi miliardi non potrebbe MPS continuare il proprio percorso autonomo di risanamento?
Anche solo un euro in più di soldi pubblici deve essere speso con un obiettivo: rendere solida, competitiva e moderna MPS.
9.In tal caso, supportereste il Governo nella rinegoziazione degli accordi presi con la Commissione Europea?
Intanto supportiamo e stimoliamo il governo a uscire dalla trattativa con la migliore soluzione possibile. Ho già detto e ripeto che quello con Unicredit non deve essere un accordo a tutti i costi. Se le condizioni su lavoro, marchio, territorio e presenza pubblica non sono assicurate si devono ricercare con serietà soluzioni alternative.
10. Se dipendesse esclusivamente da voi, quale sarebbe l’assetto ideale del sistema bancario italiano e quale ruolo potrebbe giocare in esso MPS?
Tre parole chiave: solidità: non dobbiamo mai più trovarci con l’acqua alla gola; prossimità: nell’interesse di Siena e di tutta la Toscana la banca deve essere vicina ai bisogni del territorio ed essere punto di riferimento per la rete di piccole e medie imprese; integrazione: con i sistemi locali di sviluppo ma anche con i grandi flussi italiani e internazionali.
Le risposte di Tommaso Marrocchesi Marzi
1.Si parla di centralità dei lavoratori e di tutela dell’occupazione. Come mai allora fino ad oggi i Sindacati del Monte non sono stati ascoltati, costringendoli a proclamare uno sciopero per il 24 settembre?
Ho detto a più riprese pubblicamente che è indispensabile farlo. E chiedo al governo di creare uno percorso chiaro di dialogo e ascolto con il sindacato. Il lavoro è la prima delle quattro condizioni da rispettare nel negoziato con Unicredit. Servono risposte inequivocabili sull’occupazione per andare avanti. Le altre nostre condizioni sono il no allo spezzatino con la tutela del marchio, la centralità di Siena e del territorio e la continuità del ruolo dello Stato.
2.Sempre a proposito di tutela dell’occupazione, come si concilia questo obiettivo con le stime di oltre 7000 esuberi che si leggono unanimemente ormai sui giornali?
Fin qui quelle che abbiamo letto sono prevalentemente “fonti anonime bancarie”. E le stime cambiano in continuazione. Io mi batterò affinché si tuteli ogni singolo posto di lavoro. Non esiste priorità più importante: sono in gioco il futuro e le paure di tante persone e delle loro famiglie. Con la stessa determinazione dico: seguiamo passo passo il negoziato. Il ministro Franco, non sui giornali ma di fronte al Parlamento della Repubblica, ha dato rassicurazioni al riguardo. E io mi fido della sua parola e della gestione del presidente Draghi.
3.Quanto alla tutela del territorio, come si pensa di tutelare subito (non tra 10 anni) le famiglie di quei lavoratori che dovranno lasciare Siena, nell’ipotesi adombrata di chiusura della Direzione Generale e di mancato assorbimento del Consorzio Informatico in Unicredit?
Rientra nel discorso precedente. Noi ci impegneremo affinché la testa della Banca resti a Siena. È un patrimonio di competenze di eccellenza che non può essere disperso.
4.Sarete parte attiva nel chiedere che la proposta Unicredit finale condivisa con il Tesoro, venga preventivamente sottoposta e votata in Parlamento (con voto palese)?
Certamente. Si tratta di un tema di interesse nazionale, non solo locale.
5.Come giudicate una trattativa in cui una delle parti si siede al tavolo facendo chiaramente intendere che non ha alternative oltre alla cessione di MPS a Unicredit?
Quello scenario, che effettivamente sembrava configurarsi a fine luglio, ora non c’è più. Oggi è in corso una trattativa vera, anche serrata. E su quella vigiliamo. Il PD lo avrebbe fatto anche se io non fossi il candidato del centrosinistra nel Collegio 12. La mia candidatura ha forse contribuito a tenere ancora più accesi i riflettori sulla vicenda in queste settimane, ma che si tratti di un grande tema per il futuro della Toscana e del Paese è evidente.
6.Sareste favorevoli a un accordo che preveda la cessione a Unicredit esclusivamente degli asset sani, lasciando in capo al Tesoro tutto il resto?
No. Saremo favorevoli solo a soluzioni non pasticciate. Non è più tempo di compromessi, compensazioni, coperte tirate da una parte o dell’alltra. Il Monte ha bisogno di un Piano, di una visione per il futuro: deve essere il perno di un polo bancario moderno e solido.
7.Quindi come si evita lo spezzatino di MPS, cosa che molti di voi hanno definito inaccettabile?
Si evita esattamente con un piano serio. Identità, target chiari, management credibile e investito di una grande missione di rilancio.
8.Sarebbe sostenibile per voi un’operazione che prevedesse a carico del Tesoro oneri per svariati miliardi, al fine di consentire la cessione di parte di MPS a Unicredit oppure, a quel punto, varrebbe la pena di capire se con gli stessi miliardi non potrebbe MPS continuare il proprio percorso autonomo di risanamento?
Anche solo un euro in più di soldi pubblici deve essere speso con un obiettivo: rendere solida, competitiva e moderna MPS.
9.In tal caso, supportereste il Governo nella rinegoziazione degli accordi presi con la Commissione Europea?
Intanto supportiamo e stimoliamo il governo a uscire dalla trattativa con la migliore soluzione possibile. Ho già detto e ripeto che quello con Unicredit non deve essere un accordo a tutti i costi. Se le condizioni su lavoro, marchio, territorio e presenza pubblica non sono assicurate si devono ricercare con serietà soluzioni alternative.
10. Se dipendesse esclusivamente da voi, quale sarebbe l’assetto ideale del sistema bancario italiano e quale ruolo potrebbe giocare in esso MPS?
Tre parole chiave: solidità: non dobbiamo mai più trovarci con l’acqua alla gola; prossimità: nell’interesse di Siena e di tutta la Toscana la banca deve essere vicina ai bisogni del territorio ed essere punto di riferimento per la rete di piccole e medie imprese; integrazione: con i sistemi locali di sviluppo ma anche con i grandi flussi italiani e internazionali.