Sindacati, associazioni, comitati e forze politiche in piazza contro la manovra del Governo
SIENA. I sindacati Confederazione COBAS, USB Pubblico Impiego Siena e le organizzazioni Collettivo Studentesco Jama’a, Cravos – organizzazione studentesca, Coordinamento del Precariato Universitario (CPU – Siena), Potere al Popolo, Fronte di Lotta No Austerity, Partito di Alternativa Comunista, Comitato Palestina Siena, Movimento Log-In, P. Carc e FGC (Fronte della Gioventù Comunista) scenderanno in piazza contro una legge di bilancio ipotecata dal piano di riarmo del governo. Una manovra che non affronta le vere emergenze del Paese e che, al contrario, accresce le disuguaglianze sociali.
Siamo di fronte a un progetto di militarizzazione della spesa pubblica: il programma europeo “REARM EUROPE” prevede 800 miliardi di euro destinati al rafforzamento delle capacità militari dell’UE. A questo si aggiunge l’adesione agli obiettivi fissati dal vertice NATO, che comporterà per l’Italia un aumento drastico delle spese militari: 23 miliardi nel prossimo triennio, fino a oltre 130 miliardi entro il 2035. Secondo le proiezioni, la spesa bellica arriverà a rappresentare il 5% del PIL.
Le risorse, dunque, non mancano: vengono però dirottate verso il riarmo, mentre le vere urgenze sociali vengono sacrificate. La legge di bilancio soffoca i settori che dovrebbero garantire equità e giustizia sociale, riducendo il welfare (sanità, istruzione, ricerca, sicurezza…) sancito dalla Costituzione a un guscio vuoto.
Le firme sui nuovi CCNL, insieme a quelle del settore privato, finiscono per legittimare una politica irresponsabile che tenta di rilanciare l’economia nazionale attraverso un piano di riarmo mastodontico. Intanto, contro un’inflazione cresciuta del 16% nell’ultimo triennio, gli aumenti salariali del 5-6% determinano una perdita reale di potere d’acquisto di circa il 10%. Il recupero salariale diventa una chimera, mentre gli incrementi arrivano solo tramite straordinari e prestazioni aggiuntive, favorendo di fatto il lavoro a cottimo.Questa legge di bilancio cristallizza le disuguaglianze e ignora completamente le fasce più fragili della popolazione. I redditi medi di chi ha un contratto lavorativo stabile sono sempre più insufficienti a garantire un tenore di vita dignitoso. Allo stesso tempo, il lavoro povero e precario è ormai endemico persino negli ospedali, nelle scuole, nelle università e, più in generale, nella pubblica amministrazione (non solo nel lavoro privato). Esso rappresenta la norma di una jungla contrattuale fondata sullo sfruttamento più feroce e sul ricatto economico perenne di centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici (soprattutto giovani, donne, straniere/i, comunità LGBT+). Insieme all’incremento del tasso di disoccupazione, questa emergenza sociale si riverbera come onda di ritorno intaccando anche le basi economiche e sociali dello stesso lavoro “tutelato” e del sistema pensionistico (fermo ad una legge indegna che tutte le organizzazioni politiche in corsa per il parlamento criticano ma mai risolvono).Questa combinazione di fattori è ulteriormente aggravata dall’assenza di una vera politica dell’abitare. Chi perde il lavoro perde la casa, ma, più in generale, in assenza di una calmierizzazione degli affitti e di un’adeguata edilizia pubblica e popolare, ampie fasce di popolazione fanno fatica ad accedere al diritto ad avere un tetto sulla propria testa.
All’impoverimento salariale si accompagna l’indebolimento del ruolo del sindacato. Chi ha firmato contratti insufficienti e contemporaneamente avallato politiche di riarmo, dovrà ora spiegare all’intera Nazione perché dovremmo subire docilmente le scelte scellerate di un Governo che china la testa alle logiche imperialistiche occidentali senza minimamente pensare ai diritti Costituzionali.
La propaganda non riesce più a nascondere le macerie prodotte da queste scelte.Siena non fa eccezione. Il 28 novembre chiuderanno i cancelli della Beko (una delle più importanti fabbriche del territorio), dove la speculazione delle multinazionali unitamente all’inesistenza di una politica di programmazione industriale italiana si rivelano ferocemente sulle spalle di 299 lavoratori e lavoratrici e sulle loro famiglie (senza contare l’indotto che quella fabbrica generava), cancellando al contempo una prospettiva di futuro lavorativo per i/le giovani del territorio. Avvisaglie chiarissime di un attacco nella stessa direzione di quello della Beko si osservano anche alla GSK (considerata una delle eccellenze del territorio senese), dove le “uscite volontarie incentivate” per centinaia di lavoratori sono solo il preludio di un ridimensionamento e prossima delocalizzazione. Non va per niente meglio all’Università, dove il precariato costituisce la base strutturale della ricerca e, tra l’espulsione di centinaia di precari, blocco delle assunzioni (a fronte di numerosi pensionamenti), strutture decadenti, insufficienza e inadeguatezza del diritto allo studio per gli studenti, sta per iniziare la peggiore crisi dopo quella del 2010. Scuola e Sanità non versano in condizioni migliori, ma in tanti, nel territorio senese possono riconoscersi in questo genere di dinamiche.
Per questi motivi è importante portare lo sciopero generale e la mobilitazione anche a Siena. Invitiamo lavoratori, studenti, l’intera popolazione di Siena e della sua provincia ad aderire allo sciopero generale di venerdì 28 novembre ed alla manifestazione nazionale del giorno successivo a Roma.
Per tutte queste ragioni:
– Venerdì 28 novembre 2025 attraverseremo insieme le vie di Siena con concentramento alle ore 9:30 alla Lizza, per dire NO al piano di riarmo e riaffermare i diritti di tutta la cittadinanza, quei valori costituzionali che le logiche di potere e complicità vogliono cancellare.
– Sabato 29 Novembre saremo a Roma, alla Manifestazione Nazionale che partirà alle 14 da Porta S. Paolo contro la finanziaria di guerra e il governo Meloni, verso la costruzione di un blocco sociale epolitico indipendente.






