"Che ci lascino gioire, cantare e sperare almeno nei giorni della Festa"

SIENA. Da Lorenzo Rosso (FdI) riceviamo e pubblichiamo.
“Dopo tante amarezze e vicissitudini che hanno colpito la città negli ultimi anni, i senesi non si meritano anche di uscire da Piazza del Campo dopo l’assegnazione dei cavalli con facce tristi, scontente e perplesse. Negli ultimi anni si è avuta una involuzione che deve essere fermata. Troppe dirigenze hanno scambiato il Palio per corsa ippica, diventando loro malgrado una sorta di “esperti imporovvisati” che girano di paliotto in paliotto, finendo poi per compiere scelte come quelle viste ieri e nelle scorse Carriere. I senesi invece vogliono gioire, sperare quattro giorni, cantare, divertirisi. Con il “cavallo bono” nella stalla. O anche disperarsi per l’inevitabile “brenna”. Con le scelte attuali, non vivrebbero nel cuore dei senesi miti come Panezio, Rimini, Urbino, così come Ruello, Folco, Gaudenzia e tanti altri cavalli che hanno fatto sognare i senesi. Cavalli che venivano presentati, ripresentati, fatti correre, seppur forti e spesso vincenti. E fatto sognare, contribuendo alla leggenda della nostra Festa. Così come nello sport, immaginiamo la tristezza degli sportivi se nelle varie competizioni fossero sistematicamente esclusi i grandi campioni, così da Gimondi a Schumacher, a Eddy Merkx, a Tomba, Pelè a Paolo Rossi o Buffon. Avremmo tutti avuto la stessa faccia triste e perplessa così come avvenuto ieri all’assegnazione dei cavalli e così come avviene ormai tristemente da anni. Si torni dunque alle tradizioni. Mai più esclusioni scellerate per ridicole “manifesta superiorità”. Siano sempre ammessi tutti “cavalli boni”. L’unica superiorità che vogliamo vedere è quella della Festa per la gioia dei senesi. Il Comune, come organizzatore del Palio ed il Magistrato delle Contrade si facciano parte attiva verso i Capitani delle Contrade per arrivare a questo tipo di scelta. Noi senesi abbiamo già subito lo scippo della nostra Banca e l’impoverimento in tutti i campi della nostra città. Che ci lascino gioire, cantare e sperare almeno nei giorni del Palio”.