Mancini caccia i soldi, mentre Profumo pianta le tende in città
di Red
SIENA. Lo scorso 16 gennaio avevamo scritto che “La Fondazione MPS si era dotata di un “fondo stabilizzazione delle erogazioni”, che alla data del 7 maggio 2010, per parola del presidente Mancini, aveva la disponibilità di 172 milioni di euro. Il successivo novembre, alla presentazione del bando ordinario 2010, lo stesso presidente ebbe a dire che il fondo era stato intaccato per 55 milioni”. L’erogazione dei 5 milioni di euro odierni è arrivata dopo il summit mattutino tra il presidente della Fondazione e il presidente del Consiglio Regionale della Toscana? I soldi sono sempre stati nella disponibilità di spesa di Gabriello Mancini, che ha tenuto un po’ sulle spine il sindaco di Siena, costringendo piccioni viaggiatori con messaggi di pace a voli di casa in casa per ricomporre le famose frizioni tra i gruppi ex-Ds ed ex-Margherita, quelle frizioni ammesse dallo stesso Ceccuzzi giovedì sera nell’intervista su Canale 3 Toscana (mentre al Palaestra giocava la Mens Sana: sincronia perfetta).
Delle parole di quattro giorni fa del presidente di Palazzo Sansedoni ovvero “l’impossibilità di assumere nuovi impegni prima del 30 aprile, prima cioè di conoscere la quantità massima di risorse spendibili”, nessuno ricorda più nulla: erano una manovra tattica; i soldi sono arrivati dieci giorni prima e senza dare spiegazioni. Si tira la corda da tutte le parti, cercando di non spezzarla, ma è evidente che oggi Banca, Fondazione e Comune non sono più un continuum universale, ma tre microcosmi in cui ognuno deve pensare per sé.
Ci ha colpito particolarmente la tristezza nella frase del “Palio che si potrebbe non correre”, a causa di una possibile gestione commissariale incompetente in materia, perché proveniente da Roma. Siamo a metodi chiaramente da Basso Impero, nel solco del detto “la Storia non insegna nulla”: il Basso impero finì male.
Dopo due giorni di colloqui con le parti, e ricevute le consegne da Giuseppe Mussari, Alessandro Profumo si sarà accorto di avere le mani libere dalle pastoie locali per fare di ciò che resta del Monte dei Paschi di Siena quello che altrove è già stato deciso. E resa più evidente dalle lotte intestine al PD che indeboliscono la capacità contrattuale delle fazioni in guerra al cospetto del nuovo arrivato. Pare che abbia trovato già casa vicino a Piazza Salimbeni perché, come avrebbe confidato ai suoi accompagnatori nel tour delle stanze segrete del Monte, “gli piace andare al lavoro a piedi di buon mattino”. Ai dirigenti di Axa Mps avrebbe assicurato invece di sentirsi come Mourinho: “Ha detto che si aspetta tantissimo dalla rete, che il nuovo consiglio di amministrazione pretenderà molti sforzi sul fronte dei ricavi. E che dovremo vincere il campionato due volte, come le squadre di Mourinho. Del resto lui è interista”, riferisce una voce misteriosa a Economiaweb.it (che si è iscritta ufficialmente al partito di chi teme un nuovo aumento di capitale).
Il mercato tuttavia non ha fatto una piega: il titolo in borsa ha continuato nel trend negativo, scendendo sotto i 25 centesimi: precisamente ha fatto -1,12% a euro 0,2472. I timori di ieri per uno sprint al ribasso fino a 0,19 euro sono confermati dallo spread con il bund tedesco che si è attestato a 397 punti base. Un valore che contribuisce molto al deterioramento dei conti pubblici italiani e alle perdite nel portafoglio titoli delle banche nazionali.
Anche qui la corsa allo scaricabarile non serve a nulla: le vendite di beni di prima necessità, come di automobili e tecnologia sono in calo. La produttività delle aziende e il Pil scendono a minimi storici, le tasse di Monti senza investimenti dello Stato e al taglio delle spese improduttive (leggi: politica) non generano nuova ricchezza, sicché gli investitori puntano sui bund della Merkel, che non danno alcun guadagno, ma sono a rischio zero. Almeno fino a quando la Germania riuscirà a trovare mercati alternativi a quelli comunitari, che ora non sono più in grado di acquistare le merci tedesche nella misura degli anni passati. Poi anche loro, lo ha capito perfino Sarkozy rinnegando in men che non si dica cinque anni di politica estera filotedesca in Europa, ci raggiungeranno nel pieno della crisi.