Lo ripete di continuo e intanto arrivano le prime voci sui raiders

di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Lancia un allarme preciso è il presidente di banca MPS Alessandro Profumo in una intervista rilasciata al Financial Times a tre giorni dallo sciopero proclamato dai sindacati per l’intera giornata di venerdì (27 luglio). Secondo il banchiere non esiste alternativa al piano industriale triennale di MPS. Perciò il suo eventuale fallimento metterebbe a repentaglio l’indipendenza della banca. Le valutazioni della borsa sul titolo di Rocca Salimbeni – insieme con la situazione finanziaria degli stati europei che va peggiorando a vista d’occhio – sembrano aver già deciso che non occorrerà attendere il 2015 per decretare il fallimento del piano industriale senese. Anzi, lo spread in queste ore ha tracimato il limite dei 530 punti con decisione. E le agenzie di rating sono partite all’attacco dei conti di Germania e Olanda, che si oppongono all’intervento Bce di salvataggio della Spagna a ogni costo. Panico diffuso in Spagna appunto, dove la Catalogna mette in soffitta i propositi di separazione dal resto del paese e chiede l’aiuto urgente del governo centrale (“siamo in ginocchio”). Si parla della regione più industrializzata del paese, ma anche qui tutti i nodi della pessima politica di questi anni sono venuti al pettine. Cominciando dalla bolla immobiliare per finire ai bagordi del calcio e del consenso populista della spesa pubblica.
“Sono fiducioso che troveremo un accordo con i sindacati”, ha continuato Profumo nell’intervista “perché altrimenti la banca non resterà indipendente e qualsiasi acquirente farebbe quello che stiamo facendo noi e anche di più, perché chiuderebbe la direzione generale a Siena”. La ormai celebre minaccia, che precede lo speranzoso “Sono fiducioso che capiranno che questo va fatto: ogni alternativa è peggiore per i sindacati”. Giova ricordare che la banca non è indipendente, ma sotto il controllo dello Stato, che la sostiene materialmente e a cui il presidente può rivolgersi per trasformare i bond in azioni (allora, forse, un piano B esiste).
Altri commentatori finanziari, in queste ore di tragedia, paventano già scenari di raiders che prendano possesso della banca per un pugno di spiccioli, per smembrarla e rivenderla a pezzi: teoricamente scenario è plausibile. Ma i diritti di voto in assemblea sono ancora legati al 4% indipendentemente se si possieda un numero di azioni superiore, la Fondazione ha ancora il diritto di veto sulle assemblee straordinarie che possono cambiare le regole. Il fortino di Rocca Salimbeni può cadere facilmente implodendo su se stesso; ma per chi ne è fuori espugnarlo è ancora un problema. Se poi a guidare Biverbanca, venduta già di fatto a CariAsti, viene chiamato un avvocato milanese che fa riferimento al PD, tutti sanno nel mondo della finanza chi comanda a Roma, pardon, a Siena.