Una memoria di 44 pagine è stata presentata per sostenere che "i fatti non sussistono"
MILANO. I legali di Alessandro Profumo, ex presidente del Monte dei Paschi, e Fabrizio Viola, ex ad della banca, hanno messo in evidenza che la gestione dei loro assistiti “è stata determinante per l’emersione delle perdite occultate dal precedente management”. Il “tandem”, contrariamente a quanto fatto da Mussari, “ha pacificamente espresso una discontinuità e un voluto contrasto rispetto all’operato della gestione precedente ed ha spontaneamente perseguito il fine di rilevare e rendere conoscibili le perdite determinate dalle operazioni Alexandria e Santorini, concepite e occultate dalla precedente gestione”.
Questo, tra le altre cose, è quante compare nella memoria difensiva (44 pagine) depositata il 2 novembre scorso al gup di Milano, Alessandra Del Corvo, che dovrà decidere se mandare a processo oppure prosciogliere i due manager accusati di aggiotaggio e falso in bilancio per le operazioni finanziarie effettuate da Mps tra il 2012 e il primo semestre 2015. In essa chiedono una sentenza di non luogo a procedere per Profumo e Viola “perchè i fatti non sussistono ovvero con la miglior formula ritenuta di giustizia”. E additano la decisione del gip Livio Cristofano di bocciare la richiesta di archiviazione dei pm Mauro Clerici, Stefano Civardi e Giordano Baggio come frutto di un’ordinanza caratterizzata da “uno stile duro e a tratti veemente” e soprattutto da “un errore metodologico”. Secondo gli avvocati Mucciarielli e Raffaelli, in sostanza, le comunicazioni fornite ai mercati sotto la gestione Profumo-Viola non sono false, come sostiene l’accusa. Al contrario sono comunicazioni “veridiche e complete, ma non chiare”. A voler semplificare al massimo, “ingannevoli” e perciò “penalmente atipiche”. Lo dimostra, scrivono ancora gli avvocati, la stessa Consob quando afferma che “il mercato aveva tutti gli elementi utili” per avere un quadro chiaro dello stato di salute economico finanziario dell’istituto di Rocca Salimbeni.