L'ex sindaco commenta la situazione all'indomani - e all'alba - delle elezioni
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Alle ultime elezioni è rimasto nelle seconde file. Non si è candidato ma, alla “discesa in campo” di Marco Falorni, amico di battaglie in Consiglio Comunale, all’opposizione, si è esposto entrando nel comitato elettorale. Pierluigi Piccini, ex sindaco di Siena, ex Pds e da pochi mesi anche ex dipendente di banca Mps non si mostra sorpreso per quanto avvenuto nell’ultima tornata elettorale.
“Questa è una città che non vuole ancora guardare in faccia il dolore – dice – Non vuole “elaborare il lutto”: un processo necessario per affrontare il futuro. Ma i problemi stanno emergendo; il malessere sta diventando diffuso; la gente comincia ad esprimere sentimenti di disagio sociale e questo non permetterà di rimandare oltre la fase di presa d’atto dei problemi. Il compito di affrontare la crisi, però, non tocca ai cittadini ma a chi governa. La politica deve misurare la situazione e dare risposte”.
… e queste risposte non sono arrivate in questa campagna elettorale “popolosa” sal punto di vista dei candidati?
“No. In ambito politico le cose non sono cambiate. Basta vedere chi sostiene Valentini. E’ una osservazione facile ma che colpisce. Anche divertente, se vogliamo; quasi rituale ad ogni tornata di amministrative. I nomi di chi sostiene oggi il candidato di centrosinistra sono sostanzialmente quelli che sostenevano Cenni, e poi Ceccuzzi… Cambia poco. C’è una continuità che non fa bene alla città. Valentini ha preso meno delle sue liste ed è stato salvato da Siena Cambia… ma ha fatto il miracolo di far eleggere due consiglieri di area monaciana e, nella lista Pd, nove consiglieri di area ceccuzziana. Il Pd adesso si dichiara unito ma all’interno è lacerato da una guerra fratricida che è sotto gli occhi di tutti e che, prima o poi, verrà alla luce”.
Potrebbe avvenire, allora, quanto già accaduto sotto la guida di Ceccuzzi? Quello che Valentini, in più occasioni, ha detto di non voler permettere che accada durante un suo eventuale mandato da sindaco, pena l’espatrio in Australia…
“Non lo escludo. Anche perché, il nuovo sindaco, se dovesse essere il Valentini, si troverà a dover affrontare non solo le criticità di una coalizione interna “belligerante” ma anche la crisi contingente legata ai vari malanni di cui soffre questa città. Il sindaco di Monteriggioni non ne ha parlato e non ha spiegato come risolverli, disattenzione dovuta al passato che sicuramente imbarazza il rappresentante del PD. Ma le criticità ci sono, eccome”.
Si riferisce alla Banca Mps, alla Fondazione Mps, ai bilanci comunali, all’Università…
“Certamente”
In merito alla situazione della Banca Mps, che sta tenendo banco ormai da mesi, cosa, secondo Lei, è stato taciuto?
“Da quello che dice il Presidente Profumo, si evince che lui non dà alcun peso agli interessi della città. Siena, invece, intende tutelare innanzitutto il futuro dei dipendenti e poi ci tiene a che alcune attività della banca restino a Siena. Questi interessi locali, invece, vanno contro l’obiettivo del Presidente che vuole essere libero di fare impresa come vuole e dove vuole. Il tetto del 4 per cento è l’ultimo ostacolo alla eliminazione dei vincoli nei confronti del mercato. Il futuro è caratterizzato da un aumento di capitale di un miliardo di euro e, volendo trovare soci nuovi, è importante garantire che questi non siano e non si sentano “vincolati”. La Fondazione Mps dovrà vendere ancora il 15 per cento delle proprie azioni. Ma non è tutto. Da quello che hanno detto i vertici della banca, fino al 2015 non faranno utili. Se entro il 2017 Mps non tornerà a fare utili dovrà mettere in atto un nuovo aumento di capitale: questa volta di 4 miliardi di euro a favore dello Stato. Una manovra che è stata imposta dalla Comunità Europea: decisione già presa nell’ultima assemblea del Monte. La Fondazione, nel frattempo, ha già venduto le azioni privilegiate e non potrà fare altro che diluire ancora la sua partecipazione arrivando a possedere il 5-6 per cento delle azioni Mps. Diventerà un socio ordinario e le spetteranno solo le briciole! Non aver spiegato questo alla città vuol dire non aver mostrato il vero scoglio che è posto davanti al futuro di Siena. La città, insomma, dovrà inventarsi come fare reddito”.
E dunque la Fondazione ed il suo destino sono in qualche modo segnati?
“Io ritengo che a questa istituzione sarà riservato un ruolo sempre più marginale. Per questo non mi attira il dibattito sulle modifiche allo Statuto. Perché per come è messa la banca questa questione diventa del tutto secondaria. Resta il fatto che, quanto accaduto negli ultimi dieci anni meriti di diventare un “caso” da studiare. Come sia stato possibile dilapidare un patrimonio così vasto in così pochi anni… credo sia un fatto più unico che raro!”
Il nuovo sindaco, prima ancora che alla banca Mps dovrà pensare alle casse del Comune. Cosa può dire in merito?
“Se Enrico Laudanna ha fatto qualcosa in questi mesi, e non ce ne siamo accorti, lo ha fatto in veste di commissario politico e non di commissario che doveva occuparsi del Bilancio. Certo, ha fatto qualche aggiustamento per non far dichiarare il dissesto ma ha lasciato la “patata bollente” della questione Corte dei Conti al sindaco che verrà. L’indebitamento del Comune di Siena è pari a 300 milioni di euro, ovvero al doppio dell’indebitamento del Comune di Roma. Una questione decisamente spinosa”.
Valentini ha proposto di vendere il Gas Int…
“E’ una proposta in linea con i precedenti artifizi di bilancio che facevano raggiungere l’equilibrio con vendite immobiliari non realizzate. Ammesso che i Comuni limitrofi concordino con questa scelta chi compra, come avviene sempre in queste operazioni, farà comprare l’azienda agli utenti che in questo caso sono i cittadini senesi. Se non bastasse questo aspetto… a fronte di un introito una tantum si perderebbero le entrate fisse garantite dal consumo. Problema di non poco conto”.
Resta l’Università. Cosa ne pensa della situazione dell’ateneo senese e del buco di bilancio che caratterizza anche questa istituzione?
“Anche qui i numeri giocano contro la gestione che fino ad oggi ha contraddistinto l’istituzione. Si fa una previsione di disavanzo di 45 milioni di euro e poi si chiude effettivamente con un disavanzo di 52 milioni. Se ne deduce che i risultati non hanno combaciato con i desiderata e che l’Università è quindi sull’orlo di una dichiarazione di bancarotta. I vertici dovrebbero prendere atto di questo e trarre le dovute conclusioni”.
Il quadro è quasi completo. Ma dopo aver tracciato tutti gli aspetti critici che andranno affrontati, possiamo anche indicare qualche moto di cambiamento?
“Non cambierà nulla fino a quando non cambierà il modo di amministrare il Partito Democratico a Siena. Non è tanto importante il nome del candidato a sindaco espressione di quel partito: potrebbe essere stato Ceccuzzi stesso o Mugnaioli, Valentini o Alberto Monaci, sarebbe cambiato poco. I responsabili di quanto accaduto a Siena in questi anni ci sono ancora tutti e nessuno di loro si è levato nei tempi giusti e soprattutto utili per denunciare la situazione. Per connivenza, per utilità o per incapacità. Abbiamo assistito ed assistiamo al gioco politico classico. La Magistratura farà il proprio corso ma questa non può e non deve, a mio avviso, indicare le responsabilità politiche. L’individuazione di queste ultime è compito dei direttivi, delle segreterie dei partiti. Nessuno, invece, ha affrontato questa questione. Si dice di sostenere i giudici ma si evita di fare i conti a casa propria. Un tempo non esisteva l’uomo “dei miracoli” ma il gruppo dirigente, l’analisi. La politica nelle segreteria scaturiva dal confronto, dall’individuazione ed esclusione della corruzione morale. La sinistra dovrebbe tornare a fare questo”.
In questa ottica come prevede “la tenuta” della nuova amministrazione, qualora sia Bruno Valentini ad uscire vincitore dal ballottaggio di domenica e lunedì?
“Qualunque sia il sindaco, sebbene con qualche distinguo, non riesco ad immaginare la possibilità di una scadenza naturale dell’imminente mandato amministrativo. L’altro giorno (mi pare il giorno dell’estrazione delle Contrade) ho sentito dire a Franco Masoni che si attende l’arrivo del prossimo sindaco come se questo, con la bacchetta magica, possa arrivare e risolvere tutti i problemi della città. Io credo, invece che, per come si sono svolte queste elezioni, per le trame sottostanti, non siamo che all’inizio del travaglio, del cambiamento che inevitabilmente, investirà la città”.
La Sua rassegnazione non può essere così definitiva. Deve pur esserci una via di uscita alla crisi generale della città e della politica…
“Siena si trova di fronte ad un compito immane: quello di diventare una città normale. C’è la possibilità di superare questo “ostacolo”. Si può fare, ma occorre imparare a campare sul proprio lavoro. Occorre avere amministratori e gruppi dirigenti che sappiano come intervenire, non in una logica parassitaria o protettiva ma in una ottica imprenditoriale, meritocratica, propositiva”.
