Capece e Falorni (IpS) hanno incontrato i sindacati
SIENA. La scorsa settimana, insieme a Marco Falorni, ho incontrato i sindacati di Siena Biotech, una struttura che dal 2000 è dedita all’individuazione di cure farmacologiche per pazienti affetti da malattie neurodegenerative (Huntington, Alzheimer, tumori cerebrali eccetera) ad oggi prive di cura. Il lavoro svolto in questi anni, con passione e competenza, dai ricercatori di questa struttura ha portato allo sviluppo di molecole, attualmente in fase di sperimentazione clinica su pazienti affetti da Alzheimer e Huntington, che potrebbero rappresentare una valida cura.
La crisi istituzionale della nostra città ha ovviamente colpito anche la Siena Biotech da sempre supportata dai finanziamenti della Fondazione MPS. Mi rendo ben conto che tutto ciò che fino a ieri era possibile oggi non lo è più per motivi a tutti noti; tuttavia, nel caso specifico ritengo necessaria una visione prospettica diversa, per due ordini di ragioni.
In primo luogo, questa struttura opera con l’obiettivo di trovare cure per patologie di non ampia diffusione che, proprio per questo motivo, non suscitano alcun interesse in termini di investimenti da parte delle grandi realtà farmaceutiche. In altre parole, esistono malati di serie A e di serie B, con diritti diversi a seconda del guadagno che dalla vendita delle cure finalizzate alla loro patologia è possibile ricavare.
In secondo luogo, tra le tante cose sciocche che è possibile fare a livello gestionale, ai primi posti c’è sicuramente l’investire milioni di euro, come ha fatto la Fondazione, senza essere in grado capitalizzare l’investimento o quanto meno attuare azioni in grado di renderlo sostenibile.
Entrambe queste ragioni portano ad una sola soluzione: lavorare ad un piano d’azione concreto e innovativo per consentire alla Siena Biotech di continuare nell’opera iniziata. Inutili sono le recriminazioni o le accuse alla superficialità mostrata nella gestione di investimenti così importanti sul piano prima sociale e poi economico, utili sono, invece, le proposte che possono avere riflessi positivi per la sostenibilità della Siena Biotech nel breve e medio lungo periodo.
A solo titolo di esempio, poiché una corretta analisi della dinamica aziendale meriterebbe ben altri approfondimenti, sarebbe necessario operare considerando l’importante rete di ricerca scientifica nel settore bio-medicale di cui la struttura fa parte (Novartis, Università di Siena, Ospedale Universitario Le Scotte) che potrebbe rappresentare, con opportuni accordi di collaborazione rispetto a obiettivi ben specifici, un importante punto di partenza. Non è da trascurare, in un’ottica di affermazione e consolidamento della sostenibilità della Siena Biotech, la ricerca di partners nazionali e internazionali con fini filantropici, con cui definire piani di intervento innovativi per tutelare questo tipo di ricerca scientifica utile, a livello nazionale o internazionale a pochi, ma a livello globale a molte persone. Alcune di queste iniziative sono già state intraprese grazie alla messa in opera (tardiva) di un piano di rilancio, altre possono e devono trovare una concreta strada per essere attuate.
Non è solo per la tutela dei posti di lavoro che è necessario pretendere un impegno concreto in questa direzione da parte delle forze politiche che si accingono al prossimo governo della città, sebbene anche questa sola ragione sarebbe più che sufficiente, ma anche perché quello che la Siena Biotech ha fatto finora e in futuro potrà fare rappresenta comunque una speranza per chi oggi convive con malattie a cui la ricerca scientifica non ha ancora dato risposta solo per motivi economici.
Simona Capece – Candidata al consiglio comunale di Impegno per Siena
In primo luogo, questa struttura opera con l’obiettivo di trovare cure per patologie di non ampia diffusione che, proprio per questo motivo, non suscitano alcun interesse in termini di investimenti da parte delle grandi realtà farmaceutiche. In altre parole, esistono malati di serie A e di serie B, con diritti diversi a seconda del guadagno che dalla vendita delle cure finalizzate alla loro patologia è possibile ricavare.
In secondo luogo, tra le tante cose sciocche che è possibile fare a livello gestionale, ai primi posti c’è sicuramente l’investire milioni di euro, come ha fatto la Fondazione, senza essere in grado capitalizzare l’investimento o quanto meno attuare azioni in grado di renderlo sostenibile.
Entrambe queste ragioni portano ad una sola soluzione: lavorare ad un piano d’azione concreto e innovativo per consentire alla Siena Biotech di continuare nell’opera iniziata. Inutili sono le recriminazioni o le accuse alla superficialità mostrata nella gestione di investimenti così importanti sul piano prima sociale e poi economico, utili sono, invece, le proposte che possono avere riflessi positivi per la sostenibilità della Siena Biotech nel breve e medio lungo periodo.
A solo titolo di esempio, poiché una corretta analisi della dinamica aziendale meriterebbe ben altri approfondimenti, sarebbe necessario operare considerando l’importante rete di ricerca scientifica nel settore bio-medicale di cui la struttura fa parte (Novartis, Università di Siena, Ospedale Universitario Le Scotte) che potrebbe rappresentare, con opportuni accordi di collaborazione rispetto a obiettivi ben specifici, un importante punto di partenza. Non è da trascurare, in un’ottica di affermazione e consolidamento della sostenibilità della Siena Biotech, la ricerca di partners nazionali e internazionali con fini filantropici, con cui definire piani di intervento innovativi per tutelare questo tipo di ricerca scientifica utile, a livello nazionale o internazionale a pochi, ma a livello globale a molte persone. Alcune di queste iniziative sono già state intraprese grazie alla messa in opera (tardiva) di un piano di rilancio, altre possono e devono trovare una concreta strada per essere attuate.
Non è solo per la tutela dei posti di lavoro che è necessario pretendere un impegno concreto in questa direzione da parte delle forze politiche che si accingono al prossimo governo della città, sebbene anche questa sola ragione sarebbe più che sufficiente, ma anche perché quello che la Siena Biotech ha fatto finora e in futuro potrà fare rappresenta comunque una speranza per chi oggi convive con malattie a cui la ricerca scientifica non ha ancora dato risposta solo per motivi economici.
Simona Capece – Candidata al consiglio comunale di Impegno per Siena