
di Paola Dei
ROMA. Iniziata con una anteprima di tutto rispetto, esordio alla regia di Donato Carrisi con un thriller dal titolo La ragazza nella nebbia che ha visto sul tappeto rosso Toni Servillo, Alessio Boni, Galatea Ranzi, la Festa del Cinema di Roma è partita raccontandoci pezzi di storia attinti da varie parti del mondo.
La Premio Oscar, Catherine Bigelow, con il suo solito linguaggio spurio da pruderie ha realizzato un film, Detroit, su avvenimenti della storia sconosciuti ai più ma di sconvolgente attualità, come ha ricordato Paolo Taviani a proposito di razzismo all’incontro con i giornalisti durante la conferenza stampa di presentazione del film Una questione privata, tratto da un romanzo di Beppe Fenoglio e con un intenso Lica Marinelli nei panni di Milton.
Fra razzismo e violenza privata si è fatto notare Abracadabra, film spagnolo del regista Paolo Berger che ci ha incantati con una dramma-commedia dal sapore grottesco sulla violenza familiare. Un film condito dalle recitazioni degli attori calati perfettamente nella loro parte. In conferenza stampa il regista ha dedicato il film a tutte le donne del mondo e ci ha detto che spera di incantarci tutti con la sua opera.
Christian Carion ha presentato Mon garcon, un film dedicato ai padri che sembra riscattare lo stereotipo del padre assente. Il cineasta ci ha riferito di aver girato il film in una settimana senza aver dato il copione al protagonista che doveva soltanto entrare nella parte e poi lasciare l’obero sfogo anche a vissuti personali.
Il tema delle periferie delle città, della difficoltà a cambiare vita è stato affrontato da Thierry Klifa con il film Tout noia garcon, un film crudo, che non fa sconti a nessuno, dove Catherine Deneuve interpreta il ruolo di una madre della buona borghesia che si scontra con un mondo agli antipodi per aiutare la figlia che si è innamorata di un malavitoso costretto a fare questa vita dalle circostanze.
Fra gli incontri ravvicinati del terzo tipo, quello con Xavier Dolan ha mandato in visibilio folle di ragazzi intervenuti per ascoltarlo. Simpatico, intelligente, arguto, capace, Dolan ha convinto con il suo elogio sulla libertà di essere se stessi e ha detto di apprezzare sempre molto chi lotta per qualcosa in cui crede. Anche quando la vita fa perdere chi è capace di lottare, questi restano sempre vincenti. Ha aggiunto che da bambino dopo la visione di Titanic decise di fare il regista e l’attore. Il film divenuto Cult nella filmografia internazionale è stato per lui una rivelazione che ha demarcato il percorso delle sua vita.
Rosario Fiorello ci ha invece proposto una lezione esilarante di Cinema attraverso sei film che lo hanno incantato da bambino e che vedeva nel piccolo Cinema del paese natio in Sicilia. La simpatia e la capacità di empatizzare subito con il pubblico c8 hanno contagiato e nessuno di noi sarebbe uscito dalla sala.
Ci ha raccontato del suo no al produttore Weinstein, detto soprattutto per pigrizia e ci ha strappato una risata quando ha riferito del messaggio inviatogli dal produttore in cui era scritto che dopo quel no non avrebbe più lavorato a Hollywood. “È come dire a un calciatore che non giocherà più a Basket….” ha aggiunto ironico e piacevole come sempre, un vero animale da palcoscenico che con Antonio Monda, intervistatore e spalla degli incontri ravvicinati, ha realizzato delle vere gag comiche degne di De Filippo e Totò, ricordato quest’anno alla Festa con deliziose foto in mostra all’auditorium.