Deciso ieri dal CdA di MPS prima dello sciopero sindacale: Bassilichi sembra in pole per chiudere l'affare

di Red -foto di Corrado De Serio
SIENA. Mentre gli scioperanti stazionavano in Piazza del Monte a Siena, in Via Trieste a Padova, in Piazza Sant’Oronzo a Lecce, il Sole 24 Ore confermava che l’asta per l’aggiudicazione del Centro Operativo è cominciata. Non si sa se nel colloquio di mezzogiorno con Damiani della Fisac la manager Ilaria Dalla Riva lo abbia comunicato ufficialmente al sindacato. In competizione tre o quattro aziende specializzate: Accenture, Cedacri, un misterioso straniero e naturalmente Bassilichi, in pole position, anche perché trattasi di azienda partecipata da MPS, che vuol dire uscire dal perimetro (della valutazione bancaria ai fini di Bce, Eba e Basilea 3), senza sottrarsi al controllo di Rocca Salimbeni. Una grossa opportunità per il gruppo fiorentino che fattura 267 milioni di euro nel 2011, che – grazie a i 260 del Cog – potrebbe raddoppiare la massa critica e rendersi disponibile per la quotazione in borsa nel prossimo anno. Quale il prezzo da pagare per la professionalità dei dipendenti MPS che entrerebbero nell’affare, non è dato sapere. E nell’affare potrebbe essere inserito il settore Monetica gestito da Antonveneta.
Tutto questo è emerso dal Consiglio di Amministrazione di ieri, in cui è stato deliberato su Popolare di Spoleto, in cui MPS potrebbe dare l’ok per l’aumento di capitale senza parteciparvi e diluendo l’attuale quota del 26%. Dal Salento è arrivato il commento del segretario Uilca Lecce, Vittoriano D’Elia: “il fulcro del problema sta nei colleghi del Consorzio Operativo, dove si svolge il back office. La banca intende affidare a società terze il servizio, con tutto quello che ne deriva in termini di tutela contrattuale e garanzie per il futuro. E non è detto che ciò rappresenti un vantaggio economico per l’azienda. Non si possono addebitare al personale le responsabilità di chi sta prendendo questi provvedimenti”.
Ma a Siena di responsabilità individuali sembra non volerne sentir parlare nessuno, tanto che i coordinatori sindacali sono sempre gli stessi. Sembra aver avuto grande successo anche lo sciopero in contemporanea dei lavoratori di Unicredit. La soddisfazione è stata prontamente manifestata da Lando Sileoni, segretario Fabi: ”L’alta adesione allo sciopero dimostra il dissenso dei lavoratori di fronte all’arroganza e miopia dei banchieri. Se i banchieri non cambieranno radicalmente la politica industriale nelle riorganizzazioni e ristrutturazioni in atto, all’estate calda seguirà un autunno ancora più conflittuale. Le banche stanno attuando politiche aggressive rispetto ai diritti dei lavoratori e le uniche soluzioni di una classe dirigente talvolta inadeguata vengono realizzate tagliando posti di lavoro, variando gli ennesimi modelli distributivi che disorientano la clientela e aumentano il distacco tra le banche e i rispettivi territori d’appartenenza La massiccia adesione agli scioperi di oggi dimostra anche lo scollamento esistente tra il personale e i vertici aziendali. Nel caso del Gruppo MPS, il nuovo piano industriale risulta completamente carente delle più elementari e concrete prospettive di crescita e di sviluppo”, così spiega il numero uno della Fabi.
Dai vertici di Rocca Salimbeni non sono arrivate notizie sulle altre mosse in corso per risanare il deficit strutturale, come richiesto da Eba. La vendita di Consum.it sembra incontrare difficoltà: gli acquirenti potenziali vi avrebbero trovato un finanziamento oneroso che scoraggia a proseguire la trattativa. Leasing & Factoring hanno appeal solamente per la possibilità di acquisire nuova clientela. Forse nemmeno i saldi possono essere convenienti...