La storia era già stata raccontata da un anonimo in tv

di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Alla fine anche Nomura ha dovuto fare il suo comunicato, che è su tutte le agenzie. La società giapponese ha spiegato, scaricando tutte le responsabilità sul board senese del 2009, che: “l’operazione era stata rivista e approvata prima della sua esecuzione al massimo livello in MPS, incluso il CdA e il presidente Giuseppe Mussari”. La scoperta dell’operazione su derivati denominata Alexandria arriva appena quattro giorni dopo quella del “progetto Santorini”. I revisori di Kpmg, per Nomura, hanno rivisto l’operazione e Nomura era fra le varie banche avvicinate per annullare il rischio delle posizioni detenute da MPS, acquistate chissà perché e chissa con quali fini, in precedenza da Dresdner Bank. Nomura aveva vinto il mandato grazie a un prezzo competitivo e “ha agito correttamente e responsabilmente in ogni fase nei confronti del cliente”, conclude la nota. Della vicenda si era interessato già Report nella famosa puntata del maggio 2012 nella sequenza in cui torna l’anonimo: “Alexandria Capital, Cdo squared, un prodotto finanziario. Mps investe 400 milioni di euro. I cdo sono i principali responsabili della crisi globale attuale. Gianluca Baldassarri (poi fatto fuori dalla banca nel febbraio 2012) si mette d’accordo con la Dresdner Bank inglese, che aveva due capi italiani. 400 milioni con scadenza dicembre 2012: è un rischio elevatissimo, 140 milioni vengono fatti intermediare da un brocker coreano con tanti problemi giudiziari. Tutte perdite che in bilancio non ci sono. Magari stanno sotto altre voci”.
Si tratterebbe, secondo la ricostruzione de Il Fatto Quotidiano, di un contratto risalente al 2009 con cui Nomura si sarebbe accollata un derivato basato su rischiosi mutui ipotecari, consentendo al Monte di non riportare a bilancio perdite relative a questa operazione, scambiandolo con più sicure obbligazioni garantite da GE Capital. Il contratto con Nomura prevederebbe però una seconda parte con il rimborso della banca giapponese attraverso un asset swap, sempre secondo il quotidiano. ll contratto, redatto in 49 pagine in inglese, sarebbe stato stato custodito in una cassaforte del direttore generale Antonio Vigni, anch’egli firmatario insieme con l’ex capo della finanza Gianluca Baldassarri.
Anche Adusbef va all’attacco di Mussari in una nota in cui si fa presente che: “Poiche’ l’intera rata dell’Imu prima casa, pari a 3,9 mld euro, e’ stata destinata dal Governo Monti al Monte dei Paschi di Siena per evitare la bancarotta fraudolenta – spiega infatti l’associazione – i contribuenti italiani oggetto di una pressione fiscale pari al 45,3%, hanno il sacrosanto diritto di conoscere la genesi fedele delle operazioni spericolate in derivati, denominate ‘Santorini’ ed ‘Alexandria’, messe in piedi nel 2009 dall’attuale presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, e soprattutto perché sia la Consob, responsabile della correttezza dei bilanci delle società quotate in borsa, che Bankitalia, preposta alla vigilanza sulla corretta gestione delle aziende di credito, non hanno mosso rilievi a tali rischiose operazioni che ne hanno minato la stabilità”.
Adusbef ritiene Alessandro Profumo “il massimo esperto in prodotti derivati, che Unicredit appioppò durante la sua gestione ad imprese fatte poi fallire, come la Divania, nel cui procedimento penale che si sta celebrando a Bari, sono stati rinviati a giudizio ben 20 dirigenti di Banca Unicredit per i reati di truffa ed estorsione dal Pm Isabella Ginefra, nominato alla presidenza del Monte per i buoni uffici e lo scambio di favori reciproci con l’attuale presidente Abi Giuseppe Mussari (la cui incompatibilià ‘ ai vertici dell’Abi, appare sempre più palese)”.
L’associazione, conclude la nota, “è certa che sia la Banca d’Italia che la Consob saranno in grado di chiarire l’esatta genesi dei derivati ‘segreti’ sottoscritti sotto la gestione Mussari, denominati ‘Alexandria’ e ‘Santorini’, che hanno generato impatti patrimoniali per centinaia di milioni di euro, ed un dissesto fiananziario (aggravato dalla valutazione sproporzionata di Banca Antonveneta pagata 10 miliardi di euro), addossato sia ai piccoli azionisti che a migliaia di lavoratori licenziati”.
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