A difesa dei beneficiari di borse di studio in Italia

“Non voglio pietà, ma pretendo il mio diritto allo studio. Non chiedo empatia ma giustizia: come ogni studente nel mondo ho i miei sogni, i miei talenti e la mia determinazione a costruire un futuro migliore.” (Walaa Anwar Jendeya, 24 anni, studentessa di Gaza)
ROMA. Da GazaStudentsBeyondBorders – Unione degli Universitari Yalla Studies riceviamo e pubblichiamo.
“Walaa è una delle tante giovani palestinesi laureate all’Università Al-Azhar di Gaza, oggi rasa al suolo dai bombardamenti israeliani. Come centinaia di altri studenti e studentesse palestinesi, aveva riposto le proprie speranze in iniziative come il programma IUPALS (Italian Universities for Palestinian Students), promosso dalla CRUI – la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane – e sostenuto dalla Ministra dell’Università Anna Maria Bernini, che a maggio 2025 dichiarava: “Offrire ai giovani palestinesi la possibilità di studiare in Italia significa costruire ponti, seminare futuro. È da qui che si comincia davvero a costruire la pace.”
Eppure, da ottobre 2023, nessuno dei beneficiari è riuscito a ottenere il visto per uscire da Gaza. Le richieste presentate ai consolati italiani restano senza risposta, bloccate da ostacoli burocratici come l’obbligo del rilevamento dei dati biometrici, impossibile da adempiere per chi è sotto assedio.
In risposta a questo stallo è nato il comitato spontaneo GazaStudentsBeyondBorders, formato da attivisti, accademici, studenti e realtà solidali con la popolazione palestinese. “Walaa ci ha scritto chiedendo una sola cosa: non pietà, ma giustizia. È per lei e per tutti i ragazzi come lei che abbiamo deciso di mobilitarci. Abbiamo attivato una raccolta firme su change.org per chiedere al Governo italiano di avere il coraggio di salvare vite. La storia li giudicherà”, afferma Dario Morgante, tra i fondatori del comitato.
“Abbiamo già presentato diversi ricorsi legali per denunciare l’inaccettabile blocco burocratico che impedisce agli studenti di Gaza, già selezionati e ammessi, di raggiungere l’Italia. Non si può parlare di diritto allo studio se poi si lasciano i beneficiari sotto le macerie. Ora servono atti concreti, non parole”, denuncia Giovanna Cavallo di Yalla Study,una delle realtà che già si è occupata della questione, promuovendo un intenso mail bombing per sbloccare la situazione.
Nel frattempo, le università italiane che hanno aderito al progetto IUPALS hanno già predisposto borse, alloggi, tutor e sostegno legale per questi studenti. Eppure, senza il rilascio dei visti da parte del Ministero degli Esteri, tutto resta bloccato. “È un paradosso approvare delle borse di studio ma non fare nulla affinchè i destinatari possano usufruirne. In altri casi questa possibilità è stata percorsa e attivata, ma non questa volta, non possiamo accettare questo doppio standard! Saremo attivi in tutti gli organi dell’università a livello territoriale e nazionale per un cambio di passo concreto!” aggiunge Pierluigi Marini, portavoce nazionale dell’UDU.
Sul tema è per altro già intervenuta anche la parlamentare Elisabetta Piccolotti (AVS), che lo scorso 10 giugno ha depositato alla Camera l’interrogazione scritta n. 4-05204. L’atto richiama l’esempio della risposta dell’Unione Europea alla crisi ucraina, che ha consentito a oltre 33 mila studentesse e studenti di usufruire del programma Erasmus+, e chiede al Governo italiano di attivarsi per estendere il programma anche alle studentesse e agli studenti palestinesi, e di istituire corridoi umanitari per consentire loro di uscire dai territori assediati e raggiungere i Paesi europei in sicurezza.
Nessuna risposta ad un mese dall’interrogazione è pervenuta dal Governo.
Il comitato chiede con urgenza:
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Alla società civile italiana e internazionale di sottoscrivere e diffondere questa petizione affinché la voce degli studenti palestinesi non resti inascoltata;
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Al Ministero dell’Università, alla CRUI e alle Università italiane di attivarsi concretamente per creare un corridoio umanitario accademico;
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Al Ministero degli Esteri e al Governo italiano di rilasciare immediatamente i visti di studio necessari, nel rispetto del diritto internazionale e delle responsabilità umanitarie derivanti dal conflitto in corso”.