Il titolo in borsa conferma l'euforia dopo l'accordo sul fiscal cliff

di Red
SIENA. L’aveva detto in estate Fabrizio Viola: “Si può ripartire soltanto da una strutturale e rapida riduzione degli spread”, e se non ci sarà entro Natale, il rischio è quello di uno ‘tsunami’ dei prestiti e del “contagio forte dell’economia reale”. Lo disse nell’intervista a Repubblica, in cui – tra l’altro – auspicava che solo se la Bce avesse comprato titoli sovrani, come poi accaduto, sarebbe potuto tornare “il sereno”. Lo aveva detto anche Beppe Grillo che dipendeva dalla Banca Centrale Europea: “L’agenda Monti, sottoscritta con voluttà dal pdmenoelle, prevedeva un solo punto: lo spread, ma lo spread non si mangia e soprattutto non dipende da Monti, ma dalle agenzie di rating internazionali. Lo spread che è salito alle stelle in estate (colpa dei mercati?) e sotto i 300 punti a dicembre (merito di Monti?), è una variabile indipendente dal governo. E’ un guinzaglio per tenere sotto controllo la politica italiana, una corda che si stringe a piacere in mano alla finanza internazionale”.
Ma appena il rafforzamento “temporaneo” richiesto dall’ Eba risalente al periodo in cui veleggiava a 500 non avrà più motivo di esistere, purtroppo non sarà così anche per le conseguenze che ha comportato. E che per le previsioni errate dei banchieri senesi (i derivati sui BTp erga omnes), hanno voluto dire l’orlo del fallimento e la realtà della nazionalizzazione non dichiarata. Nazionalizzata, perché la banca franco-belga Dexia ha ricevuto aiuti per 5,5 miliardi di euro, ma alla luce del sole e con la trasparenza della forma. Il Sole 24 Ore ha stimato che, se lo spread tornasse a quota 160, il Core Tier 1 di Banca Mps volerebbe al 12,5% e il gruppo senese potrebbe restituire allo Stato la bellezza di 3,5 miliardi in un colpo solo, lasciando la ricopertura dell’ultimo miliardo a quell’aumento di capitale già affidato in delega al consiglio d’amministrazione e previsto non prima del 2014. Uno scenario ottimistico, che pareggerebbe la penalizzazione ricevuta un anno e mezzo fa con il diktat dell’Eba. A Uno Mattina, il presidente del Consiglio Monti ha parlato dell’effetto di distensione sui mercati dimostrato dall’abbassamento dello spread sotto la soglia dei 287 punti base. L’obiettivo programmatico del premier italiano “è un effetto dell’accordo sul fiscal cliff” negli Usa, ma anche una prova del “rientro di fiducia sull’Italia e spero sia un fenomeno non effimero, che durerà, che gioverà al Paese” e di cui si avvantaggino anche il prossimo Governo. Monti ha sottolineato come fosse accaduto nelle scorse settimane che “ci eravamo avvicinati più volte a questo traguardo e mi ero quasi pentito – ha rivelato – di aver indicato” l’obiettivo dei 287 punti base.
La giornata di borsa del 3 gennaio ha significato, in Italia, il consolidamento dell’euforia di ieri. Milano chiude nel finale di seduta in positivo (+0,10%) una giornata debole. Continua il calo del differenziale Btp/Bund, sceso ai minimi da agosto 2011 sotto quota 280 punti, con il rendimento dei decennali al 4,25%. Dagli USA sono arrivati dati positivi sul mercato del lavoro, con l’indice Adp superiore alle stime, in attesa domani delle cifre sull’occupazione. Il titolo MPS segna alla fine delle contrattazioni, un buon +0,56% a euro 0,235.La prossima settimana si terrà a Bruxelles una riunione forse decisiva per capire se sarà raggiunto un accordo sulle regole di Basilea 3 per i requisiti prudenziali per le banche. Lo ha indicato il portavoce del commissario Ue al mercato interno Michel Barnier, secondo cui si dovrà definire la tabella di marcia che dovrebbe portare nel giro di poco tempo a un accordo. Mussari, dalla poltrona dell’Abi, è già diverso tempo che chiede di soprassedere alla cosa…
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