La garanzia dello Stato riporterà i titoli di stato al valore nominale

di Red
SIENA. Ribasso nel finale di seduta alla borsa di Milano grazie a Standard & Poor’s, che ci ha messi tutti in recessione sicura. Se dice così di venerdì sera o sta certificando la situazione reale o sta facendo un errore di valutazione come il downgrade di qualche settimana fa sulla Francia, poi rientrato. Milano chiude a -0,38%. Contrastati più che mai i bancari: MPS guadagna +0,50% a euro 0,259 per concludere una settimana difficile come le precedenti. Mercoledì 21 dicembre gli istituti bancari cominceranno ad adoperare le linee di credito della Banca Centrale Europea con la prima delle due aste a 3 anni con ammontare illimitato a tasso fisso (1%).
Ma ora veniamo alla manovra finanziaria appena approvata. Che sarà sudore, sangue e lacrime per gli italiani, ma che sicuramente ha fatto stappare qualche bottiglia di 1472 nelle stanze di Rocca Salimbeni, in serata, dopo il voto della Camera. Secondo gli analisti, con le garanzie di stato e gli aiuti illimitati della Bce le banche nazionali possono già tirare un grosso sospiro di sollievo per la raccolta del 2012, quando 600 miliardi di euro di bond finanziari andranno in scadenza e dovranno essere rifinanziati. Questo insieme di misure ricorda un po’ quello americano, adottato nel 2009 per il salvataggio del sistema dopo il crac Lehmann Brothers: gli Usa dettero le garanzie e la Federal Reserve diede il via a una politica iper-espansiva. Così si dovrebbe risolvere la crisi nazionale, che vede le banche – tutte, non solo il MPS (si parla di oltre 2000 pratiche di mutuo che non possono essere evase e di mancanza di liquidità con rientri importanti per la clientela solo per l’istituto senese) -, strette nella morsa tra il funding nel mercato interbancario e i titoli di Stato con le richieste dell’Eba di ricapitalizzare. La Merkel non voleva Eurobond né una politica espansiva della Bce attraverso un altro quantitative easing per salvare i suoi interessi elettorali, ma saranno le banche attraverso l’iniezione di liquidità illimitata ad acquistare tutti i titoli di stato che occorrerà comprare.
Così, anche se sorda alle richieste tardive dell’Abi di Mussari – si doveva discutere prima di fare gli stress test, non a cose fatte – alla fine l’Eba dovrà ripensare la posizione sulle ricapitalizzazioni delle banche, tornando a considerare il valore dei titoli di stato per quello nominale e non per quello attuale di mercato. Se il sindaco voleva silenzio e unanimismo per superare il momento criticissimo, già dopo Natale le opposizioni senesi, se esistono, potranno cominciare a chiedere a gran voce le dimissioni dei responsabili di tutto questo tra Palazzo Pubblico e Rocca Salimbeni. Tralasciando i “grandi suggeritori romani” che – fin dalla rivolta della città contro il pessimo affare chiamato 121 – trasportarono nella capitale il centro di controllo politico della banca, che originò il peccato Antonveneta: è bene che rimangano lontani da Siena e che nella città si formi una coscienza civica locale slegata dai grandi partiti nazionali. Dai partiti, tout court.