La reazione della Fabi: "Diritti dei lavoratori calpestati"

I temi in discussione riguardavano la chiusura di 400 filiali, la riorganizzazione della capoguppo e delle aree territorialidella direzione operativa di rete, della direzione territoriale di mercato. Il Piano Industriale di Gruppo prevedeva una riduzione complessiva (entro il 2015) del numero degli addetti di 4.640 unità, ma secondo la banca non produrrà alcuna ricaduta sui livelli occupazionali, poiché tutte le risorse saranno impegnate in altrettanti progetti (Front Line Commerciale, potenziamento delle Filiali, Presidio del Credito, Credito problematico). La Banca prende atto che c’è da parte dei sindacati “un’indisponibilità pregiudiziale ad affrontare il nuovo scenario” con una netta contrarietà sindacale a qualsiasi forma di esternalizzazione, nonostante l’azienda le consideri parziali e con adeguate garanzie occupazionali. Di conseguenza “la proposta maturata durante il confronto non può realizzarsi, poiché mancherebbe di una parte significativa di quella riduzione strutturale di costo indicata dal Piano Industriale”.
La responsabile delle risorse umane precisa che spera si possa raggiungere un accordo, ma “allo stato attuale non possiamo che procedere con il progetto iniziale di esternalizzazione di tutte le attività di Back Office (Consorzio, Rete e Società del Gruppo), che si realizzerà nei modi e tempi previsti dalle procedure di legge e di contratto”.
Secondo Dalla Riva “le soluzioni prospettate avrebbero il merito di limitare il numero dei dipendenti coinvolti nel processo di outsourcing, di assecondare le aspettative di “pensionamento” di alcuni, e soprattutto consentirebbero quelle riduzioni strutturali del costo del lavoro”. Resta la pregiudiziale per cui tutte le iniziative sono tra loro correlate ed inscindibili.
Immediata la reazione del sindacato nazionale Fabi: ”Ora con il Gruppo Mps sarà muro contro muro perché esternalizzare significa trasferire alle aziende che subentrano i licenziamenti – ha dichiarato Lando Sileoni, segretario generale della Fabi -. Premesso che il termine della procedura deve essere sancito ufficialmente da un documento, la rottura va addebitata esclusivamente al gruppo Mps, che intende fare da apripista a livello di sistema per esternalizzare le lavorazioni e i lavoratori che il gruppo ritiene in esubero”.
”Se passasse questo disegno sarebbe l’inizio della fine della categoria perché ogni gruppo esternalizzerebbe migliaia di lavoratori in aperta contraddizione con quanto stabilito dal contratto nazionale recentemente firmato da Abi e sindacati, che invece prevede di portare all’interno del perimetro bancario le attività e i lavoratori precedentemente esternalizzati. Ho l’impressione che dietro le vicende Mps si nascondano le ambizioni di chi vuole ritornare nel giro che conta calpestando i diritti dei lavoratori”, ha concluso Sileoni.