Ogni fattore di criticità viene sempre valutato negativamente dal mercato borsistico

di Red
SIENA. Lunedì non ci attendiamo subito dati positivi di Borsa derivanti dal “successo” degli stress test. Già autorevoli commentatori finanziari hanno dubbi sulla reale veridicità e validità degli stessi: mercati ed organi di stampa avevano ampiamente pronosticato gli esiti, ed è facile prevedere che queste “pagelle” non modificheranno l’attuale situazione di forte incertezza sullo stato di salute delle banche europee. La bocciatura di 5 banche spagnole sposterà probabilmente l’attenzione sul paese iberico, accentuando la pressione, ma senza che la speculazione allenti la presa sull’Italia, perché i motivi non mancano. Salutare come un piccolo successo la promozione di Unicredit, Intesa, MPS, Ubi e Banco Popolare (che però rimane sotto osservazione), ci sembra d’obbligo. Promozione già annunciata da Draghi.
Tuttavia il titolo MPS (come gli altri bancari) continuerà a rimanere depresso, ben al di sotto del suo valore e delle speranze di Goldman Sachs (target price 0,8 euro, sic!). In fin dei conti gli stress test dello scorso anno non furono capaci di individuare la crisi irlandese e le incredibili voragini di bilancio che si nascondevano nelle pieghe… Inoltre, le 12 banche tedesche promosse hanno nel loro portafogli gran parte dei titoli di Stato greci, il cui rischio default non è ancora scongiurato, anche per colpa delle incertezze dei politici europei. Obama ha dato poco tempo ancora alla politica americana di trovare una soluzione per la gestione del deficit USA, per non provocare il terremoto del default: altri due giorni di incertezza totale.
Poi per tornare a casa nostra, i motivi di preoccupazione non mancano. L’asta Btp di giovedì è stata un successo anch’esso pronosticato, ma a caro prezzo nell’aumento del tasso d’interesse, al limite del 6%. Ciò significa miliardi di interessi da pagare in più, che costringeranno ad una correzione della manovra appena firmata da Napolitano. E’ pacifico che aumentare il peso delle tasse appena varate significherebbe provocare la rivolta sociale e annichilire ogni speranza di crescita; potrebbe venire finalmente l’ora di fare pagare alla Casta la propria parte di debito, visto che finora sono riusciti a tirarsene fuori. Ma addirittura se fosse stato realizzato il piano programmato dal governo Prodi nel 2006 che prevedeva il pareggio di bilancio nel 2011, oggi oltre a essere più tranquilli, avremmo pagato un prezzo infinitamente minore di quello che ci attende nei prossimi anni. E non è da sottovalutare l’insipienza della nostra classe dirigente a tutti i livelli: dal presidente del Consiglio che, dopo dieci giorni di silenzio, se ne esce con l’affermazione “Eppure ridurrò le tasse agli italiani” al presidente di banca MPS Mussari, di cui sottovoce nei corridoi di Rocca Salimbeni molti lamentano l’assenza, preso com’è dal ruolo di presidente Abi al punto di passare il suo tempo a Roma piuttosto che a Siena. Tante piccole affermazioni e tanti piccoli comportamenti sono visti dal mercato, soppesati e puniti. In particolare nei capannelli di Banchi di Sopra, ci sono voci che dicono di un “limbo Montepaschi” simile al disimpegno pubblico dell’ex sindaco Cenni negli ultimi dieci mesi di carica, quando in tanti si chiedevano dov’era finito. E c’è chi scherza, dicendo che “forse è meglio così”. Avere nei forzieri oggi i 12 miliardi che costò la scalata Antonveneta poco tempo fa, significherebbe per MPS aver mantenuto la tradizione di prudenza sviluppata nel corso dei secoli e, probabilmente, essere la prima banca d’Europa. Gli scherzi del destino.