E Nomura punta alla collaborazione con la Procura di Siena

SIENA. Mentre l’ad Fabrizio Viola, in ‘un’intervista al Sole 24 Ore, allontana l’aumento di capitale al 2014 (e comunque dopo che sarà stato eliminato il tetto del 4 per cento per il diritto di voto), continua la querelle-Nomura-Procura di Siena.
Nel giorno della presentazione dei risultati record della banca nipponica, il direttore finanziario Kashiwagi afferma che non vi sono stati sequestri di asset in Germania e non ce ne dovrebbero essere in futuro.
Come si ricorderà, il 16 aprile scorso la Procura di Siena aveva disposto un sequestro di 1,8 miliardi di asset Nomura in Italia ed in Germania, ma la Bundesbank aveva opposto un diniego, non ritendeno l’azione congrua con l’ordinamento tedesco. Da qui la decisione dei magistrati di procedere per rogatoria.
Il decreto di sequestro preventivo, emesso d’urgenza il 16 aprile, deve essere convalidato dal giudice dell’indagine preliminare Ugo Bellini entro domani a mezzogiorno. Secondo una fonte giudiziaria – a quanto riferisce Reuters -, i magistrati hanno cercato in questo modo di reperire i fondi che servono a coprire gli 88 milioni di commissioni implicite contestate dalla Procura tra quelli che i magistrati definiscono “interessi e/o vantaggi usurari o, comunque, sproporzionati”, che i correi – cioè gli ex vertici di Mps, l’ex direttore finanziario e due ex funzionari di Nomura International – riconoscevano a Nomura.
Per Kashiwagi: “Nessun asset della filiale di Milano di Nomura è stato sequestrato, in quanto il suo unico conto è utilizzato per finanziare operazioni giornaliere”. In relazione alla ristrutturazione del contratto Alexandria nel 2009 con il Monte, Nomura, precisa la nota del dirigente, “ritiene che il collaterale rischiesto in questo caso sia commisurato alla dimensione e alla durata della transazione”. Contestato anche il congelamento degli asset (di “limitato ammontare”, sempre secondo la nota) della Nomura Bank International in Italia (23 aprile), perchè la Nbi “non è stata coinvolta direttamente nelle transazioni rilevanti con Mps”.
Per tornare all’intervista di Viola, l’ad di Mps si augura che non via sia la nazionalizzazione della banca: “una cosa è avere lo Stato come socio di minoranza, altro discorso ipotizzare che la maggioranza diventi pubblica: uno scenario, quest’ultimo, certamente possibile, che però la banca è impegnata a evitare”. E si augura che l’Europa dia il benestare alla revisione del piano industriale entro pochi mesi. Il pensiero di cedere asset (Bruxelles e Parigi, più di 400 dipendenti) si rifà vivo: “Stiamo valutando se allargare il ventaglio delle cose da vendere, ma “il modello di business non sarà messo in discussione”.
Secondo Viola, l’eliminazione del tetto del 4 per cento al diritto di voto sarà salutare anche per la Fondazione ed il suo patrimonio. In ogni caso, di MPS dice: “il gruppo è patrimonialmente solido e sul terreno operativo e del profilo finanziario sta recuperando i livelli pre-crisi. Dopo lo stop di febbraio, abbiamo ripreso a crescere sia per quanto riguarda la raccolta diretta che la vendita dei prodotti”.