Fra poco sui mercati mondiali non rimarrà alcunché da vendere
di Red
SIENA. L’ottima riuscita dell’asta dei Bot annuali, richieste al doppio del disponibile, tassi in discesa per la salute dei conti pubblici, sembrava dare il la a una giornata di tranquilla crescita. Poi è arrivato il panico. Noi pensavamo alla Germania, convinti delle dichiarazioni difensive del governo francese e da Sarkozy. Però la speculazione ha voluto subito controllare il fiato della Bce, se potrà coprire le difficoltà delle banche transalpine, piene come sono di titoli di stato italiani, spagnoli e soprattutto greci, ricchi fino a ieri di interessi che imbellettavano i bilanci, e che ora sembrano palle al piede. Così a borse aperte ci siamo sentiti dire che Societè Generale era “sull’orlo del fallimento”.
La croce è finita addosso ai bancari di tutta Europa. I computer degli investitori hanno letto qualche decimo negativo e sono partiti in automatico con le vendite, che hanno generato altri report negativi che hanno generato altre vendite al ribasso, senza che nessuna mente umana e razionale fosse in grado di capirci qualcosa. Come nel 2008: ora si evidenzia che i politici di tutto il mondo Obama in testa, chissà per quale motivo stravagante, non hanno messo in campo misure di controllo che impedissero la situazione in cui siamo ricascati dopo appena tre anni, anzi hanno lasciato che le tre agenzie di rating mondiale ampliassero il loro potere oligarchico di vita e di morte dei mercati: ogni giorno, la borsa come novella Roma, accompagnano sulla rupe Tarpea i titoli “traditori” che devono essere espulsi dal mercato e sulle cui spoglie, in conflitto gigantesco di interessi, le stesse società di rating si gettano fameliche.
Per quanto ci riguarda MPS ha chiuso battendo per l’ennesima volta quest’anno il suo record negativo a 0,417 euro, un -9,78% micidiale. Monte dei Paschi risulterebbe non scalabile, ma ormai i raiders pieni di liquidità possono accaparrarsi le banche per “un tozzo di pane” e realizzare utili enormi vendendole a spezzatino, tanto i valori di borsa non sono congrui rispetto alla patrimonializzazione degli istituti di credito. Ancora le agenzie di rating, in serata, dopo aver contribuito alle voci di difficoltà francesi, tanto da far interrompere le vacanze anche al governo d’oltralpe, hanno smentito tutto. Ma ormai il panico era giunto oltreoceano, e Wall Street è andata anch’essa in negativo: il Dow Jones perde il 4,65%, sempre per i timori sull’ipotetico downgrade francese. L’oro fa felici gli speculatori arrivando quasi a 1800 dollari l’oncia. La notte non porta consiglio a Tokyo, la chiusura con -0.63% colpisce direttamente i titoli più esposti verso l’Eurozona come Mazda, Toyota e Canon.
Per oggi, poiché ogni notizia sembra ormai un possibile terremoto, sono previsti in mattinata il report mensile di agosto della Banca centrale europea, e nel pomeriggio i dati USA sulla bilancia commerciale di giugno e sulle nuove richieste settimanali sui sussidi di disoccupazione. Se in Illinois si sono chiuse delle fabbriche e ci sono , ad esempio, 2000 richieste di sussidi in più, potrà darsi che a Siena il nostro piccolo risparmiatore si ritrovi domattina il titolo del Monte sotto i 40 centesimi.






