Una città supina assiste sgomenta alla sua definitiva distruzione

di Red
SIENA. Il messaggio che la Direzione Generale di banca MPS vuole trasmettere, e con successo diciamolo subito, con la lettera di Dalla Riva ai “colleghi” subito passata come velina alla stampa, è il seguente: la DG vuole salvare la banca, i sindacati sono il vecchio malcostume che è duro a morire e che difende privilegi non più tollerabili con l’attuale scenario macroeconomico di crisi. E potrebbe avere anche ragione. Qualcuno aveva avuto il sospetto che quella messa in piedi, la trattativa di fine luglio che ha arrancato di settimana in settimana e di rinvio in rinvio, fosse una pantomima studiata allo scopo di illudere la gente e far saltare il preannunciato sciopero del 13 agosto: quello poi annullato perché, come scrisse il coordinamento RSA “sono stati rilevati notevoli passi in avanti sul tema delle esternalizzazioni. La delegazione datoriale, a fronte della richiesta formulata dalle scriventi OO.SS., si è detta infatti disponibile a valutare proposte alternative all’esternalizzazione del back-office, istituendo tavoli tecnici di approfondimento per individuare soluzioni condivise in materia di abbattimento dei costi complessivi” (8/8/2012).
Oggi Ilaria Dalla Riva afferma: “La Banca prende atto che allo stato attuale permane un’indisponibilità pregiudiziale del Sindacato ad affrontare il nuovo scenario”. Uno a zero. Inoltre, dal 1° novembre, imporrà ai dipendenti un Regolamento Aziendale che sostituirà il Contratto Integrativo Aziendale. Sarà scelta uninominale dell’azienda decidere chi e come deve essere premiato, cancellando decenni di contrattazioni sindacali. Fine incredibile: due mesi di trattative per far sapere al mondo che non si sono fatti passi avanti in alcuna direzione, togliendo per di più il fiato sul collo della controparte padronale.
Ora che le pastoie burocratiche hanno smesso di intralciare i piani di Profumo, in perfetta concomitanza con la prima udienza del processo Brontos di Milano, il presidente realizzerà il suo processo di esternalizzazione del Centro Operativo con le mani libere, come più gli aggrada. Ha rispettato le leggi e la controparte ha esaurito la sabbia nella clessidra: game over. Si dice che dopo provvederà a silurare l’Amministratore Delegato Fabrizio Viola, colpevole di non essere un uomo “suo”, ma impostogli da una controparte politica oggi definitivamente perdente.
Certo i politici locali stanno passando il dopocena a discutere della cosa, delle ricadute, delle nuove alleanze, di come prendere il Comune alle prossime elezioni con le più fantasiose combinazioni, forse con la paura che qualcuno trascenda le buone maniere. A notte inoltrata neanche il sito del PD senese ha uno straccio di analisi da proporre, interessato com’è alla fine del potere provinciale e alle cene di autofinanziamento.
Baloccarsi nei discorsi di maniera non serve: sarebbe questa un’ora di decisioni fondamentali, che vanno al di là di una busta paga più ricca o di un posto di lavoro più vicino a casa. Tutto è inutile davanti a questa generazione di perdenti: il prossimo passo sarà il taglio definitivo tra banca e città, premessa per il trasferimento della Direzione generale verso altri lidi. Magari ci diranno che la colpa è dell’aeroporto che ad Ampugnano non è stato voluto dai senesi. Chi è nato per obbedire, ubbidirebbe anche sul trono.