La Fondazione di Bassanini, Amato e Berlinguer crocevia dei fatti
di Red
SIENA. La discesa dello spread ha favorito la risalita dei bancari e il Monte dei Paschi – grazie al suo record negativo di titoli di Stato in portafoglio – ne ha beneficiato. Ma senza particolare entusiasmo: quello serve solo a chi deve fare propaganda ad un sistema ormai alle corde. Infatti, l’azione di Rocca Salimbeni all’inizio del weekend vale 0,189 euro, ancorata ai minimi storici dalla fuoriuscita di Antonio Vigni a oggi, e il +14% di mercoledì non deve impressionare nessuno. Si archivia anche la storia della banca Antonveneta a cui, dopo l’ultima delibera del suo CdA per l’incorporazione, Alessandro Profumo ha dedicato giusto un quarto d’ora a fine marzo, come si legge nel relativo verbale notarile. Così si perdono a Padova due pezzi preziosi del solito sistema, e senza far rumore. Si tratta degli ormai ex Ernesto Rabizzi, presidente, e Francesco Caltagirone Jr, vicepresidente: poltrone inutili e appannaggi risparmiati. L’ex direttore generale Giuseppe Menzi rimarrà al suo posto, come capoarea del Nord-Est che prende appunto il nome di Antonveneta.
Il rinvio a giudizio per il caso Ampugnano di Luisa Torchia, avvocato catanzarese, è una coltellata in pieno petto per la Fondazione Astrid. Tanto che la signora nella mattinata di ieri aveva frettolosamente rilasciato al giudice Gaggelli le sue dichiarazioni, forse nel tentativo di evitare in extremis il rinvio. Luisa Torchia è un’ex consigliere di Cassa Depositi e Prestiti, nonché attuale segretario generale di Astrid, una organizzazione che gira intorno ai suoi fondatori Franco Bassanini, Giuliano Amato, Luigi Berlinguer. E che a seguito di un articolo de Il Sole 24 Ore, è scesa in campo a rinforzo di un articolo di Massimo Mucchini sull’Unità. In cui si chiede di mantenere in carica lo stesso Bassanini come presidente di Cassa Depositi e Prestiti, visto che si paventa – nell’attuale impasse governativa – un blocco dell’operatività della CDP (il polmone finanziario più importante in Italia in questo momento).
C’è da dire che la gestione Bassanini del risparmio postale, che è il compito principale della CDP, è ottima e lungimirante. Magari il “protetto” dei fondatori di Astrid lo avesse imitato a cominciare dal 2001, quando venne cooptato, da giovane avvocato senza particolari meriti (se non quello di “leader degli studenti rossi del Pci-Pds” come ha scritto Marco Alfieri su Linkiesta.it), alla guida della Fondazione MPS. Perché al contrario di quanto affermano sprovveduti cronisti nazionali, di gesta particolarmente significative o di brillante attività forense di Giuseppe Mussari in quell’epoca nessuno a Siena si ricorda. Sembra soltanto un affidabile esecutore a cui il trio dei fondatori di Astrid avrebbe dato il compito di gestire il castello che avevano creato nel decennio precedente. Amato eletto alla Camera dei Deputati a Siena nel 1992, Bassanini eletto al Senato a Siena nel 1996, Berlinguer rettore dell’Università senese fino al 1993 e poi capolista in Toscana alla Camera nel 1994.
Il punto di svolta è nell’applicazione della legge-delega Amato-Carli n. 218 del 1990 che impone la privatizzazione delle banche e la nascita delle fondazioni bancarie. E a Siena la banca c’è, da sempre: è la più antica banca attiva del mondo. Sotto il segno della senesità, una nuova categoria post-kantiana dai contorni abbastanza sfumati tra l’immaterialità dello spirito identitario comunale e la durezza del contatto con le “lastre” (dalla pavimentazione del centro storico, ndr), si realizza una commistione in cui, sempre secondo L’inkiesta, “si mescolano interessi politici locali, il peso secolare della curia, gli affari dei notabili, la massoneria e le ambizioni della sinistra nazionale. L’intero territorio vive dei denari distribuiti dalla Fondazione e dalla banca, controllate con pugno ferreo dalla politica”. La legge Ciampi del 1998, che toglie al Tesoro la nomina dei vertici operativi delle fondazioni, consegna tutto il Monte dei Paschi alle logiche del partito, in cui il fronte dei tre uomini politici si scontrerà, nelle vicende Bnl e Unipol, con gli interessi divergenti di altri gruppi interni alla sinistra, ben rappresentati da Fassino, D’Alema, Vincenzo Visco.
Il resto è una storia conosciuta di cui stiamo vivendo l’epilogo. Ma Astrid, che nel CdA di MPS ha operativo il suo membro del comitato scientifico Tania Groppi, guarda al futuro. In effetti, tutti gli sforzi compiuti per evitare la nazionalizzazione dell’istituto bancario devono arrivare a compimento. Altrimenti il mostro giuridico dei “nuovi strumenti finanziari” fatti ingoiare alle istituzioni di Bruxelles a cosa serve? Prudentemente Bassanini ha declinato più volte la richiesta di entrare pesantemente con CDP nel Monte, forse per paura di incrinare il suo gioiello, forse memore di lotte intestine tra i piddini nazionali e locali, e il continuo aggiornamento del buco dell’istituto gli dà ragione. Forse si attende che maturino i tempi, attraverso la volontaria estromissione della Fondazione MPS dal una qualsiasi forma di controllo di Rocca Salimbeni e la stabilizzazione delle perdite da scaricare allo Stato. La precisione del ruolino di marcia di Profumo in tal senso è impressionante, si corre il rischio che i cittadini (senesi e italiani) paghino due volte il conto della malagestione di MPS, perché tutto ritorni nelle solite mani. Per questo il rinvio a giudizio di Luisa Torchia è uno stop che rischia di attirare l’attenzione su CDP e Astrid.
Potrebbero uscire storie vecchie come quella che vede Linda Lanzillotta, calabrese laureata in lettere con incarichi nella PA, moglie di Bassanini navigato politico italiano nonché socio fondatore di Astrid e advisor di JP Morgan dal 2001 al 2006, dove era transitato anche Marco Morelli (poi vicedirettore generale di MPS nel 2006): quella stessa banca d’affari che disinvoltamente avrebbe prestato un miliardo di euro a Mussari & C. per completare il finanziamento per l’acquisto di Antonveneta spacciandolo per aumento di capitale.
Sotto la vigilanza distratta della Banca d’Italia: un altro capitolo tutto da scrivere.
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