Dopo 10 trimestrali negative sono finite scuse, alibi ed errori del vecchio management

di Red
SIENA. Il mesto cartello “Affittasi” su quella che fu la porta della filiale di Via Vittorio Emanuele a Siena ci ricorda che tra un po’, finito il numero degli sportelli chiusi e dei dipendenti da pre-pensionare, l’affitto dei locali dismessi non potrà portare gli utili sperati e riportare in attivo la banca MPS, visto che la gestione ordinaria, firmata da Viola dal gennaio 2012, non trova un segno positivo da dieci trimestri. E se dopo l’aumento di capitale da cinque miliardi ci ritroveremo a novembre a fare un’altra volta i soliti discorsi dopo che lo spread, lo Stato, i sindacati, la Bce tutto hanno fatto per aiutare il Tandem, non si potrà negare che a Palazzo Salimbeni ci sia un problema di manico.
Non è che Profumo potrebbe fare un briciolo di autocritica? Quando pressato dall’argomento nazionalizzazione gridò scomposto e senza argomentare che la cosa avrebbe ucciso la banca tanto la situazione era pesante (ci sfugge sempre il nesso però, forse perché non è mai stato argomentato), la reazione dei migliori correntisti fu quella di abbandonare la barca e portare altrove i depositi. Con tutti i danni collaterali possibili. Ora, con i risultati della semestrale di Unicredit in mano, come si fa a sostenere che la colpa è dei mercati o della situazione politica? Meglio guardarsi in casa: alle idee poco innovative, i prodotti latitanti, la gestione abbrocciata delle risorse con spese per consulenze esterne e promozioni per i soliti raccomandati. In cima alla piramide non è caduta nessuna testa e, a novembre, mancherà anche il consueto alibi degli interessi sui Monti bond.
Meno male che a gennaio si rinnova il vertice dell’Abi: perché no Profumo? La vecchia politica locale però prima deve rioccupare la presidenza della Fondazione per cautelarsi dal prossimo presidente della banca, se non gradito. Qualcuno, per la poltrona di Palazzo Salimbeni, ha già proposto Antonella Mansi a scambio merce. Di nuovo il controllore che diventa controllato, “ma che c’entra” dirà qualcuno. C’entra perché i promotori sono gli stessi che da Palazzo Sansedoni vi traslocarono Mussari, e a quel tempo non si sapeva che non fosse un banchiere (come non lo è la manager della Nuova Solmine). O si sapeva, perché tutti sapevano che l’omino del partito con facciata da avvocato banchiere non era. Magia trasfigurativa della Fondazione?
Venerdì la borsa ha maltrattato il titolo MPS più di quanto abbiano fatti i delusi analisti e ormai siamo un’altra volta alla soglia psicologia dell’euro per azione. Nemmeno il tempo di abituarci al nuovo corso delle azioni raggruppate e risiamo già a contare i centesimi: 1,049, -8,30% alle 17:38 di venerdì secondo Borsa Italiana. Titolo debole, e nuova governance in Fondazione che potrebbe significare fine del patto di sindacato con Fintech e Patual. La situazione ideale per York Capital di sfondare le linee e spacchettare il Monte in tante piccole aziende e piazzarle a buon prezzo sul mercato: è il suo mestiere. Redditizia la vendita, redditizia la nascita di tante poltroncine. E il 3,50% di Blackrock più il 2,61% di Ubs (che si scambiano manager e business come figurine Panini) potrebbe spingere la bilancia verso gli americani di Denver: solo per portare in fondo il ragionamento appena accennato di Antonella Mansi nell’intervista all’Espresso.