Più filoni per garantire la certezza del giudizio

di Red
SIENA. Il caso MPS-Antonveneta si è già trasformato in una corsa contro il tempo per la Procura di Siena. Le leggi attualmente in vigore permettono in sede processuale agli imputati l’adozione di ogni tattica dilatoria, benedetta dal cosiddetto “garantismo”.
I tempi, per gli eventuali reati ascrivibili agli indagati si devono calcolare a partire dal 30 maggio 2008, quando fu annunciato il closing della compravendita, che era cominciata nel novembre 2007. Ostacolo alla vigilanza, falso in prospetto e manipolazione del mercato sono prescrivibili in sei anni + diciotto mesi, quindi entro il 30 novembre 2015. Il filone d’indagine sui derivati, per i quali l’ostacolo alla vigilanza si è consumato almeno fino a ottobre 2012, quando sono stati rinvenuti i documenti nella cassaforte che fu di Antonio Vigni, godo di più margine. Dopo Pasqua, ci si aspetta che i pm che hanno in mano l’indagine decidano se affrontare un maxiprocesso – che potrebbe concludersi con la prescrizione, in quanto non è presumibile arrivare in poco più di due anni e mezzo a una sentenza di Cassazione – logisticamente molto difficoltoso per il piccolo tribunale di Siena. Oppure dividerllo in due tronconi, prendendosi il tempo necessario per avere un quadro completo della galassia dei derivati. Perché forse non ci sono solo Alexandria, Santorini Project, Nota Italia. Altre “spregiudicate operazioni finanziarie” tenute nascoste alla Banca d’Italia sembrano poter emergere dalle nebbie dell’Area Finanza di Rocca Salimbeni.
Baldassarri – si legge nell’ordinanza del gip Ugo Bellini – è stato “l’ideatore della operazione Alexandria-Nomura, ma anche di altre operazioni finanziarie strutturare poco chiare e al vaglio degli inquirenti, rivelatesi poco utili, se non dannose per i conti di MPS, tenute nascoste agli organi di vigilanza”. E conseguentemente l’imponente passivo generato da queste complesse operazioni finanziarie sarebbe stato “fino a oggi solo parzialmente evidenziato in bilancio” da MPS. Le indagini sono dunque ben lontane dal vedere la parola fine e tutto ciò gioca a favore degli imputati e dell’avvicinarsi della prescrizione. Della vendita-non vendita della banca d’affari Interbanca non s’era capito molto. Nella complessa vicenda dell’Opa e della divisione dei cespiti di ABn Amro tra Santander, Fortis e RBS Interbanca era stata oggetto di una partita di giro che aveva poi coinvolto Monte dei Paschi. Anche su questa storia i Pm vogliono vederci chiaro: occorrono altro tempo e altre carte, nuovi possibili elementi che potrebbero essere aggiunti durante la fase processuale vera e propria. La verità dei fatti è ormai conosciuta da tutti, in città e nel paes, bisogna cercare di salvaguardare la certezza del giudizio.
E forse emergeranno anche le responsabilità politiche dietro a quelle degli uomini incompetenti messi alla guida della banca più antica del mondo. Sarebbe triste se tutti costoro la potessero fare franca grazie alle lungaggini burocratiche della legge. Davanti alla quale dovremmo tutti essere uguali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA