Titolo in altalena e nuove voci sui possibili soci di Rocca Salimbeni
di Red
SIENA. Bank of International Settlement, ovvero Banca europea dei regolamenti, al cui interno opera il comitato che decide su Basilea3, nel suo ultimo report ha indirettamente criticato l’Eba per l’impatto che la richiesta di ricapitalizzazioni ha avuto sui mercati finanziari e la carenza di capitale che comporta per sostenere l’attività. Questa presa di posizione dell’ente regolatore ci conforta nell’opinione che abbiamo sempre avuto sul “buffer temporaneo” che, nel caso di MPS, serviva solo a togliere la proprietà della banca dalle mani della Fondazione come sta avvenendo e avviare il secondo declino della città di Siena, dopo quello del 1559.
Le indiscrezioni della settimana riguardano i nomi di chi vorrebbe venire ad investire a Siena e chi si ritira per non aver a che fare con la cattiva politica. Avendo le trattative con le banche raggiunto il punto di compromesso, è la volta degli investitori che cominciano ad avere un’idea di quello che troveranno. Così sembra tramontare la candidatura Clessidra in favore di quell’Equinox cui Ceccuzzi rimproverava di non aver preso il numerino, quasi che la banca fosse paragonabile a un supermercato. Sarà stato pessimo custode della banca, il sindaco di Siena?
Per Mancuso, come per qualsiasi investitore, è più facile fare affari con un ex-avversario come Profumo che con un declinante sindaco: almeno la pletora dei raccomandati, se non si metterà ad imparare il lavoro per cui portano i gradi, si dovrebbe liquefare.
Il mercato sarà più critico e tagliente dei sindacati che, a giudicare dai commenti sempre numerosi dei nostri lettori, sono stati proni e ubbidienti a qualsiasi cosa venisse loro propagandata: Mussari e Mancini sono già bocciati e probabilmente è stato un altro gravissimo errore lasciarli ai posti di comando, è un problema di credibilità.
E’ chiaro ormai, e a livello politico nazionale nessuno ne discute più, che Monti ha un’autorevolezza che nessuno riconosce a Berlusconi, mentre a Siena è mancata l’opera di un Napolitano che consigliasse il cambiamento. Tuttavia c’è un ulteriore scenario aperto: Mediobanca (che non vede di buon occhio Profumo, ndr), che è creditore, advisor e controllore (posizione infida e in palese conflitto di interessi), potrebbe rompere gli indugi e coprire essa stessa quel 15% da acquistare senza il quale a Gabriello Mancini rimarrebbe quasi soltanto l’opzione di portare i libri in tribunale.
La capitalizzazione di borsa vale, infatti, circa 4 miliardi di euro. La quota della Fondazione meno di 2, di cui 1,05 di debiti. Si ammette quindi che si dovrebbe vendere il 25 e non il 15% per appianare i debiti, e se non si è ancora costretti è solo per la volontà dei creditori, che i mezzi tecnici di messa in mora li hanno grazie al covenant sottoscritto la scorsa estate con grande leggerezza.
Poi analizzeremo le montagne russe sul titolo: sembra che derivino dall’alzata di sopracciglia del Sistema Siena, che spunta a prendere di più nella trattativa, in poltrone e indirizzo strategico. Ma chi ha determinato la discesa del titolo a 0,197 può farlo una seconda volta. Sopravviverebbero il sindaco e la Giunta Comunale di Siena a un altro massacro finanziario?
