"Una storia italiana" di cui non si riesce a immaginare un lieto fine
di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Se qualcuno avrà voglia di rileggere bilanci e rifarsi un po’ di conti scoprirà quasi certamente che all’inizio dello scorso ottobre, nonostante l’aumento di capitale deciso dal tandem Mussari-Vigni per mettere insieme i quattrini per rimborsare i Tremonti bond (annuncio del 15 luglio 2011) e che non bastavano nemmeno per la liquidità corrente, il Monte dei Paschi era tecnicamente fallito come la banca franco-belga Dexia, che vi avevamo raccontato allora (quasi a mò di esorcismo).
Nel mese di novembre, quando ancora i comuni mortali non erano a conoscenza del covenant diabolico quasi come il contratto di Antonveneta privo di due diligence, si era detto che la Fondazione era stretta in un angolo dagli errori e che il sistema Siena stava per implodere (Cittadinoonline.it del 28/11).
Le considerazioni fatte sono tutte giuste (e dimostrate dagli eventi dei mesi seguenti), perché lo scenario e gli attori sono questi, a cominciare dal Ministro del Tesoro del 2007 Giulio Tremonti e dal governatore della Banca d’Italia di allora, Mario Draghi, che avevano il potere di fermare questa follia di comprare Antonveneta dal Banco Santander, perché l’acquirente non aveva i soldi per farlo e le due massime autorità finanziarie italiane nella loro posizione non potevano non saperlo. Un fallimento annunciato, nato da una scelta della politica nazionale bipartisan poco lungimirante e priva di spiegazioni. Almeno per i non addetti. Attraverso il meccanismo predisposto dallo stesso dicastero, la banca MPS verrà salvata dalla politica. A Siena è di passaggio un uomo che vede forse nel suo futuro prospettarsi una carriera politica, un presenzialista di ritorno dalla presentazione del Cencio. Che ha lasciato Viola a studiare il ricorso alla nuova infornata dei Tremonti bond. Chi ha letto il testo della legge dice che non esiste una data di restituzione del prestito e che il presidente della banca che ha ricevuto i bond può chiedere di trasformarli in capitale in qualsiasi momento, anche appena prima di dare luce a un bilancio negativo, se presentasse un esborso insostenibile di interessi. Ecco perché oggi si è parlato di 3 miliardi di euro di Tbond: ai valori attuali di borsa lo Stato avrà quel 51% che ha reso ricca e potente la Fondazione per 16 anni. Mps prevede – secondo il proprio piano industriale – di rimborsare i 3 miliardi di euro avverrà entro il periodo di piano.
Ma stavolta il potere sulla banca è nelle mani di altri. L’avere un padrone certo come lo Stato è una buona notizia per i dipendenti: la ristrutturazione sarà pesante e vedremo che ci racconteranno oggi. Ma dovrebbe cominciare dalla cancellazione di gran parte delle 92 poltrone dei vari CdA delle controllate MPS, come calcolato da L’Espresso. Se per Banco Popolare passare da nove CdA a uno ha significato un risparmio di 90 milioni di euro… non c’è neanche bisogno di toccare il tema delle sponsorizzazioni sportive! Viola, non avendo niente da spartire con i potentati locali, farà alla svelta a riequilibrare i conti.
Nel piano industriale approvato nella lunga riunione del cda sono previste la cessione di Consum.it e Leasing&Factoring, la creazione di un’unica rete commerciale con la chiusura di 400 filiali, la cessione di Biverbanca e l’incorporazione di BAV. Saranno potenziate le funzioni di governo e controllo del core business, l’operatività delle strutture e dei servizi sarà ottimizzata, il back office sarà esternalizzato per ridurre i costi fissi, ma saranno conservati i livelli occupazionali dei circa 2300 dipendenti. E’ prevista la riduzione dell’organico di 100 dirigenti (il 20% del totale), il taglio ”one-off” del 5% della retribuzione per 12 mesi e la riduzione selettiva della RAL.
Intanto si sta aprendo il fronte del Vap. Molti lettori e molti dipendenti della banca sono andati a rileggersi il contratto di lavoro. Pare che, con la formula in uso per calcolare il premio, spetti ai lavoratori la sua erogazione: d’altra parte i passivi sono stati accumulati altrove, non dalla gestione ordinaria. Crediti facili agli amici in contenzioso, consulenti esterni super-pagati, eccessi da sponsorizzazioni tutta roba che non viene dalle filiali e che non va nei conteggi per calcolare il Vap. Qualcuno, tra le lastre, paventa già la class action contro Viola: i sindacati avevano firmato un buon accordo, in merito, e sarebbe ora di alzare la voce.






