Tanti fronti della banca rimangono aperti
di Red
SIENA. Gli avvenimenti clamorosi della settimana hanno indotto un calo di pressione intorno alla banca, al titolo in borsa, alla dirigenza costretta a rincorrere i media e le paure dei correntisti, che non può che far bene alla “gestione ordinaria” di Rocca Salimbeni. Oggi (15 febbraio) ci sarà un’altra recrudescenza, perché finalmente si verificherà se Mussari ha davvero voglia di parlare con i magistrati o meno: i cavalli di Frisia della Procura hanno funzionato abbastanza bene, e non è che goda di vantaggio nel conoscere le dichiarazioni fatte ai Pm dagli altri indagati. Il pesce grosso si rivelerà tale o cercherà di scaricare in alto le responsabilità? Nel complesso il clima negativo intorno all’istituto si è stemperato, ed è ora di non perdere di vista annessi e connessi.
Con ogni probabilità, i tre pm di Siena titolari dell’inchiesta MPS Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso potranno sentire a Madrid l’anziano presidente di Santander, Emilio Botin. Il numero uno dell’istituto di credito iberico sarebbe stato convocato dai magistrati senesi ma non si è presentato al palazzo di Giustizia. Banco Santander non ha voluto rilasciare dichiarazioni sulla richiesta fatta a Botin dai pm. Nel novembre 2007, MPS ha acquisito Antonveneta dal Santander, attraverso la costruzione di mezzi finanziari al centro delle indagini a Siena. Così, ormai vaccinato dalle ultime vicende, il titolo MPS a Piazza Affari ha chiuso le contrattazioni con -1,09% a euro 0,2359, in lieve calo ma comunque ben al di sopra del minimo dell’anno (0,2208 del 4 febbraio scorso) e ben lontano dalla tendenza rialzista che occorre alla Fondazione per procedere a ulteriori vendite di azioni.
Prepensionamenti e esternalizzazioni. Sindacati e Direzione Generale proseguono la discussione sui prepensionamenti, che avrebbero avuto un tale successo che, dopo i primi 250 che avevano maturato la pensione al 31.12.2012 se ne aggiungeranno altri 250 entro il 28 febbraio e “in considerazione del numero di domande ancora da esaminare, l’Azienda si è riservata di fornire l’analisi definitiva dei dati nel corso di un successivo incontro”. Intanto i dipendenti sono chiamati alla pianificazione delle ferie e a rimborsare i miliardi volati via di Mussari e Vigni con la decurtazione di stipendio chiamata “giornate di solidarietà”. In tema di esternalizzazioni tutto tace, eppure si tratta di un cardine del Piano Industriale vecchio (quello nuovo Viola lo deve presentare alla Bce entro metà maggio). Colpisce per assenza di informazioni il sito Fisac-Cgil, dove campeggia la scritta “ci rivediamo lunedì 18 febbraio”. Il sindacalismo va in ferie?
Intanto si è aperto l’ennesimo capitolo della storia controversa del matrimonio MPS-Bnl. “La suggestiva ipotesi – scrive Milano Finanza – esaminata in un recente report di Mediobanca Securities che ha evidenziato le sinergie che nascerebbero da matrimonio tra Mps e Bnl, controllata al 100% da Bnp Paribas, è stata però smentita dal presidente di Bnl, Luigi Abete”. Alle parole di circostanza del numero uno della Banca di Via Veneto si è aggiunta la voce dell’amministratore delegato del gruppo francese, Jean-Laurent Bonnafé, nel giorno della presentazione dei risultati del 2012, archiviati con un utile di 6,55 miliardi di euro, in aumento dell’8,3% rispetto all’anno precedente. I piani di sviluppo di Bnp Paribas sono concentrati “in modo esclusivo” sulla crescita organica, in Italia e nel resto del mondo. Nessun interesse, dunque, per un eventuale ingresso nel capitale o acquisizione del Monte dei Paschi: “Non siamo stati contattati da nessuno”. Allora il matrimonio che i notabili senesi rifiutarono con gran disdegno si farà alla fine?
Però la pressione non deve calare all’interno della città. Tutti possono vedere che le manovre di chi ha comandato in città negli gli ultimi venti anni per condizionare il futuro, chiunque vinca le prossime elezioni amministrative, continuano imperterrite. Una Fondazione che ha distrutto sette miliardi di euro di valore lotta contro il tempo (28 febbraio, pare sia il termine ultimo) per varare una riforma dello statuto in modo da togliere il potere su Palazzo Sansedoni dalle mani del prossimo sindaco. Un gioco che accomuna la vecchia (ormai) minoranza Ds, sia quella confluita nel Pd sia quella che fa opposizione oggi da sinistra. Gli stessi che a fine millennio scorso, quando si discuteva della governance della Fondazione, partorirono questo statuto che ormai tutti (loro compresi) dichiarano illegittimo e fatto in spregio alla legge sulle Fondazioni bancarie con la complicità del potere politico romano. Che ancora è tutto compatto ed intento ad occupare le istituzioni a Roma (esclusi i defunti, naturalmente).
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