L'interpretazione dell'aumento di capitale Mps è molto soggettiva

di Red
SIENA. Il Guicciardini e la Persi sono ovviamente contenti del risanamento del Monte dei Paschi annunciato da Viola e Profumo. Perché loro il conto non l’hanno pagato. Senza i gravissimi errori dei compagni che li hanno preceduti nelle cariche del partito, a cominciare dal compagno Mussari che elargiva 700mila euro all’organizzazione del partito, non sarebbero dove sono. Sarebbero desaparecidos di terza fila tra i peones della Festa dell’Unità che, senza elargizioni, deve ridimensionare ambizioni e portata della Festa Provinciale (con la ridenominazione dei tempi moderni, la sigla non cambia la sostanza), rimasta con un mare di debiti.
Sono cominciati anche gli incontri con le sigle sindacali per la nuova tornata degli esuberi. Ci sbaglieremo, come è ovvio, ma abbiamo l’impressione che sigle e uomini siano quelli che contrattarono il premio di produzione per i dipendenti della banca in azioni MPS bloccate a tre anni, di cui con il recente aumento di capitale si è perso il 97% del valore, come hanno scritto tutti gli analisti riguardo al capitale versato prima di quest’ultimo aumento. Qualcuno il conto l’ha pagato, e sembra che il loro peccato sia stata la fiducia verso coloro che l’hanno tradita, raccontando di bilanci favolosi e di “Siena trionfa immortale”, quando volevano metterci il bavaglio. Potrebbero essere le stesse persone che hanno lasciato confluire una parte dei colleghi in Fruendo, altri che hanno dovuto imparare a vivere loro malgrado con un futuro incerto (ovviamente speriamo di no, mica facciamo i gufi) e che comunque un conto l’hanno già pagato. Come dipendenti e cittadini senesi che raccolsero l’impegno ad aiutare Mussari e Vigni sottoscrivendo azioni nell’aumento di capitale fasullo del luglio 2011: anche per loro vale la regola del 97%.
Ben aiutati da un certo presidente di Fondazione, che in pochi anni ha distrutto con la stessa percentuale la Fondazione MPS, una delle realtà economiche più solide del mondo, come si diceva appena quattro anni fa. Perché se Mancini avesse raccolto l’appello a non sottoscrivere i desiderata di Mussari oggi almeno il contributo economico alla provincia di Siena sarebbe salvo. Nel suo buen retiro di San Gimignano, l’esser sparito dalla scena pubblica sembra l’unico modo in cui Mancini abbia pagato un conto. Ma economicamente si dice che sia solidissimo nonostante le multe. Già perché le autorità di controllo, Banca d’Italia e Consob, che non avevano vigilato a dovere, emettono ora multe a raffica ai vecchi amministratori della banca e i proventi li tengono per sé come se fossero loro quelli imbrogliati e non la città di Siena. Un altro conto da pagare, amplificato dalla poca considerazione che l’attuale sindaco pare avere a Roma e dintorni, e questo lo pagano tutti i cittadini senesi, anche quelli che sperano che questo PD sistemi almeno i loro figli, visto che a tutti non sarà più in grado di pensarci. Banca d’Italia non faceva il suo dovere e incassa quattrini. E c’è chi parla di giustizia.
La città paga anche il conto delle non autorizzate intercettazioni dei protagonisti dell’affare Antonveneta e ora pagherà la probabile cappa di piombo che lo spostamento del processo a Milano provocherà. I fallimenti di Mens Sana e, probabilmente, della Robur sono più gestibili e mediaticamente più accattivanti e, almeno per il primo, conditi da intercettazioni autorizzate. Così sappiamo che la signora Finetti si faceva aiutare a bruciare carte compromettenti e cancellare files dal computer, ma i cittadini senesi pagano il conto di non sapere con chi interloquisse Mussari per andare all’Abi o sistemare i fatti suoi per conoscere almeno i mandanti morali di questo scempio fatto della città di Siena. Si ricorderà che, dopo l’arrivo di Profumo, qualcuno lanciò l’idea che i senesi rastrellassero un miliardo di euro (perfino vendendo le fedi d’oro, come in tempo di guerra) per tenere la banca radicata alla città. Meno male che l’idea rimase lettera morta: si sarebbe perso anche il 97% di quei soldi. Perché a Profumo lo spread sotto 200, la creazione di Fruendo, la riduzione di filiali e personale, la trasformazione della banca in chiave avveniristica non sono state sufficienti – come aveva promesso alla Festicciola in Fortezza del 2012 – a salvare la banca. Ci ha dovuto aggiungere cinque miliardi di capitale sociale nuovo. Ma che si fosse sbagliato non lo ricorda nessuno, la banca va verso i nuovi padroni e il conto lo pagano sempre i soliti.