Viola non taglia le teste, ma il nuovo contratto di lavoro
di Red
SIENA. Ha trovato conferma sulla stampa nazionale la nostra anticipazione sul possibile accordo fra le componenti del PD senese e romano sul futuro della governance della banca Monte dei Paschi. Al comando in Rocca Salimbeni ci sarà una triade composta da Profumo presidente, Mussari amministratore delegato, Viola direttore generale.
Con tanti saluti alla discontinuità e all’accertamento delle responsabilità vagheggiati, il sindaco di Siena sembra essere messo da una parte, pur godendo della fiducia di Rosy Bindi e di Massimo D’Alema. L’incognita è il rapporto che si sta studiando con il fondo Clessidra: il fondo di private equity guidato da Claudio Sposito dovrebbe rilevare il 4-5% del capitale di MPS; il restante 10% circa – che l’ente è costretto ad alienare causa posizione debitoria irrisolvibile – dovrebbe essere ripartito fra alcune famiglie imprenditoriali. Le trattative sono avanzate e Clessidra vorrà avere voce in capitolo nella scelta del presidente, così da configurare un vero e proprio patto di sindacato: il terzetto starà bene in mano a Sposito? Tra i dettagli da trattare, sicuramente non mancherà la modifica dello statuto della banca là dove recita: “nessun socio, ad eccezione della Fondazione MPS, può possedere, a qualsiasi titolo, azioni ordinarie in misura superiore al 4% del capitale della Banca”. Che te ne fai del 5, o del 10 o del 15% se poi non hai diritti per quello che vali? Il potere del “Sistema Siena” sta per essere scosso nelle fondamenta più profonde.
Equinox non sta a guardare, è in arrivo anche la sua offerta che dovrebbe comprendere l’acquisto di tutto il pacchetto di azioni in vendita (15%) e consiglierà Carlo Salvatori, presidente di Banca Monte Parma, come numero uno a Siena. E mentre qualcuno nell’ombra tenta di sponsorizzare il ritorno a Siena del 73enne banchiere pisano Divo Gronchi, va considerato che alla componente ex Margherita verrà riservata una vicepresidenza per quell’ Alfredo Monaci sempre più orfano prematuro dello scranno di Biverbanca, istituto in vendita. Ceccuzzi manterrà il suo candidato come presidente, obtorto collo come sempre in politica, ma dovrà dividere il potere, a Siena non cambierà nulla.
Il titolo MPS nella giornata di venerdì di borsa ha segnato un +1,55% a 0,392 euro provocato dalla buona notizia (finanziariamente parlando) dei nuovi tagli al personale dipendente che attuerà Viola. Bisogna anche ricordare che Viola non è un tagliatore di teste come qualcuno va raccontando in giro, ma di costi. In Bper, per fare un esempio, lui stesso ha dichiarato a Il Giornale: “Nel primo semestre del 2011 abbiamo ridotto il personale, che è sceso di 102 addetti rispetto a dicembre 2010 e di 156 addetti in 12 mesi con la sola gestione del turnover”. Il piano lacrime e sangue non è opera sua, è precedente al suo arrivo e forse qualcuno ha pensato di non voler essere politicamente coinvolto nella sua applicazione.
Ma il piano serve: infatti si è consolidato l’interesse di investitori sia italiani che esteri verso un titolo che è stato fortemente penalizzato e che potrebbe arrivare a un importante 0,80 euro, se lo spread continuerà a mantenersi almeno ai livelli attuali (intorno a 360 punti base).
Nella polemica più feroce, provocata dallo sconcerto di Claudio Guggiari nell’aver appreso da Ilcittadinoonline.it le notizie sui possibili licenziamenti di dipendenti, mentre era in corso il CdA, piuttosto che all’interno delle relazioni sindacali con la Direzione, urge una considerazione. Fin dal 18 gennaio, giorno in cui si è conosciuto il testo dell’accordo raggiunto tra sindacati e Abi per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro del settore bancario – per cui anche il presidente dell’Abi si è speso molto – non è stata avviata una discussione tra i lavoratori sul significato della creazione del “Fondo di solidarietà generazionale a sostegno dell’occupazione dei giovani”.
La sensazione, mentre personaggi come Francesco Micheli dell’ Abi o Giuseppe Gallo della Fiba/Cisl parlavano di flessibilità ed equità, è quella che simili accordi siano l’anticamera per licenziamenti o per riduzione degli emolumenti dei dipendenti, cosa che con l’ultimo Consiglio di Amministrazione di Rocca Salimbeni si è puntualmente avverata.
Quello che succederà all’interno del Monte dei Paschi sarà l’incubatore delle cavie di quello che a catena accadrà anche negli altri istituti di credito italiani, dove la crisi dovrà essere pagata dall’anello debole della catena: i dipendenti, mentre le “alte sfere” e i subordinati verranno risparmiati dai tagli agli stipendi.
Forse è per questo che fin da lunedì segnali di incertezze si diffondevano tra i dipendenti del Monte: se i sindacati fossero stati presenti li avrebbero “annusati” prima di noi, e forse Guggiari non sarebbe stato colto di sorpresa dalla piega di avvenimenti di cui aveva gli strumenti di lettura a disposizione. In fondo anche la Fisac/Cgil aveva approvato a maggioranza l’ipotesi del contratto nazionale nuovo il 25 gennaio: con 84 voti a favore, 46 contrari e 29 astenuti. Qualche ragione i contrari dovevano pur averla portata, per non essere d’accordo.