Il parere di un consigliere comunale uscente. E di un tecnico
SIENA. Quattro chiacchiere con un consigliere comunale uscente, all’opposizione, ma anche con un tecnico che conosce profondamente le “questioni urbanistiche” aperte a Siena.
Incontro con Agostino Milani, esponente di Futuro e Libertà, candidato nella lista del Nuovo Polo per Siena a sostegno di Gabriele Corradi candidato sindaco.
Oltre ad essere un esponente di Futuro e Libertà, lei è anche un tecnico. Ci dica, in caso di una vostra vittoria, quali sono le sue proposte per il Comune di Siena?
“L’amministrazione di sinistra uscente ha lasciato irrisolti molti problemi, a cominciare da quelli del territorio e dell’ambiente che renderanno necessario un Piano di Revisione Generale sia del Piano Strutturale che del Regolamento Urbanistico approvati”.
Cosa c’è che non va nel Piano Strutturale e nel Regolamento Urbanistico?
“Diciamo tutto, dall’impostazione generale ai particolari di dettaglio. Il Piano approvato è un piano di cementificazione del territorio di cui non c’è bisogno, perché sono sotto gli occhi di tutti le centinaia di appartamenti invenduti ed un mercato immobiliare fermo che ha bisogno di ben altri stimoli per riprendere e dare slancio ad una imprenditoria edilizia, oggi in grave difficoltà. Inoltre il Piano soffre di una impostazione ideologica datata che non corrisponde più alla realtà”.
Cerchi di spiegarsi meglio…
“Cambiamo i termini del ragionamento. L’idea che sta alla base del piano nasce nei primi anni del decennio passato, quando la città godeva ancora di risorse ingenti e si prevedeva un suo sviluppo verso sud. Il progetto era ambizioso e si incentrava su quella città dell’Arbia che, intorno al nuovo stadio ed alla cittadella dello sport, avrebbe dovuto costituire il punto di partenza per la Siena del futuro.
Cosa c’è che non va in un progetto del genere?
“Nulla, salvo il fatto che oggi e per il prossimo futuro è fuori della realtà. La crisi generale, cui Siena non si è sottratta, è una crisi epocale che, non solo ha determinato una riduzione delle risorse disponibili (e a Siena le risorse sono state anche dilapidate), ma ha anche determinato un cambio di mentalità che non consente di ipotizzare sviluppi quantitativi e che impone invece di lavorare sull’esistente per conferirgli qualità urbana, vivibilità e tutte quelle infrastrutture che richiede una città contemporanea”.
Proposte specifiche?
“Innanzitutto rivedere il sistema della mobilità e della sosta che è del tutto assente dal Regolamento Urbanistico. La città non può crescere in qualità se non si risolve questo problema e non ha un senso che una piccola città abbia gli stessi problemi di traffico, gli stessi ingorghi di una città metropolitana. Necessita quindi una nuova viabilità perimetrale, che liberi interi quartieri come San Miniato , che alleggerisca il carico sul ponte di Malizia o su quartieri come quello di Valli dove attraversare la strada è un’avventura.
E poi quei parcheggi scambiatori, da sempre promessi ma, ad eccezione di quello dei Tufi, mai realizzati”.
Insomma solo una questione di viabilità?
“No, no! Quello della mobilità è un problema prioritario, ma non è il solo. Quando parlo di qualità urbana, non mi riferisco solo a quella architettonica che nelle periferie non esiste. E’ un mio pallino da sempre quello di realizzare delle piazze in tutti in quartieri, piazze che costituiscano luoghi di aggregazione sociale, dove ci si incontra, dove si va a fare due passi, dove ci sono botteghe e negozi, dove ci sono quelle cose che permettono ad un luogo di non essere solo un dormitorio, ma un pezzo di città che vive ed ha una propria identità”.
Può servire in tal senso lo strumento della Rottamazione edilizia che siete riusciti ad introdurre nel Regolamento Urbanistico?
“Credo proprio di sì e soprattutto per il futuro. Si introduce il concetto che è giusto conservare solo ciò di cui vale la pena. In una città come la nostra, accanto a tante cose belle, ci sono, specialmente in periferia, tante cose brutte. Ed è giocando sugli incentivi in termini volumetrici e quindi economici che si possono spingere i cittadini a trasformare edifici di nessun valore dal punto di vista tecnico, architettonico ed abitativo, in pezzi della città contemporanea. Conferendo a costo nullo per l’amministrazione bellezza e qualità ai luoghi e nel contempo risparmiare sul suolo che, anche in caso di proprietà privata, è comunque patrimonio comune”.
Nel Regolamento Urbanistico c’è qualcos’altro che non va?
“Sì ed è l’eccessiva rigidità, per cui, ad esempio, un capanno, anche quando inserito in un contesto abitativo e pur possedendo la volumetria necessaria, non può essere trasformato in abitazione, neanche per necessità familiari. Per gli appartamenti del centro e delle zone limitrofe non è consentita la ristrutturazione e così anche per edifici costruiti negli anni ’50, di qualità architettonica modesta e di nessun valore né artistico né storico, è previsto solo il Restauro ed il Risanamento Conservativo”.
E quindi?
“E quindi siamo di fronte ad un RU che ingessa la città, che non consente di cogliere le opportunità che la stessa offre. Come la Legge Regionale sul recupero dei sottotetti consentita solo per edifici dove è prevista la ristrutturazione, il che ne esclude la possibilità per tutti gli edifici del centro e delle propaggini”.
Un’ultima cosa per concludere…
“Per concludere direi che Piano Strutturale e Regolamento Urbanistico, inseguendo utopie fuori tempo, si sono dimenticati di un problema importantissimo, ovvero quello degli alloggi per studenti e residenze temporanee, che possano funzionare da calmiere sul mercato immobiliare intervenendo di fatto sul valore fondiario. E’ stata una grossa occasione perduta. Nel nostro programma, questo problema sta in cima a tutte le priorità”.