SIENA. Da Mario Ascheri riceviamo e pubblichiamo.
“Non entro nei dettagli dei risultati delle liste e delle preferenze a volte sorprendenti: sono facilmente accessibili on line. Esse chiariscono anche le difficoltà attuali, come a livello nazionale, mutatis mutandis, delle forze variamente intermedie (Azione, Italia Viva, 5 Stelle) e localmente di altre rimaste sempre deboli.
Assodato ora, felicemente, che al ballottaggio sono destinate due signore dei partiti di destra/sinistra, c’è da complimentarsi con entrambe per il bel risultato e rallegrarsi con tutti, se si faranno riflessioni approfondite su quanto avvenuto. Certo il PD ne ha meno bisogno giocando in casa, per così dire, nonostante i danni enormi fatti. Ho detto più volte, visto che Siena è (o era) città di immigrazione forte (Università, biotecnologie, banche): votate PD ovunque, ma su Siena prima informatevi bene. La stessa Ferretti è persona valida e dignitosa, ma qualche reduce di mille battaglie caricato nel gruppo già del PCI non può nasconderlo con un sorriso… E le discriminazioni sono state all’ordine del giorno nelle tante loro Amministrazioni (molte documentate, anche solo nel pdf di cui dirò e in “Zoom”, rivista delle Liste civiche di fine anni 2000 che ebbi l’onore di dirigere e di cui andrebbe curato il pdf per i corsi di giornalismo: ma sarà improbabile, visto che non sono mai stato invitato neppure come testimone…).
E veniamo al concreto. Il numero delle liste ha aggravato la situazione del 2018 e il ‘civismo’ ha suscitato molte discussioni non sempre chiare. Si dimentica che non esiste in politica la semplificazione bello vs brutto come civismo vs partito, contrapposizione che avrebbe qui fallito, trionfando il bipolarismo partitico destra/sinistra. Vent’anni fa c’era una situazione molto diversa in cui la polemica contro i partiti aveva un senso preciso, dacché stavano soffocando la società – che non ebbe infatti neppure la possibilità di capire quanto stava avvenendo con la sciagurata operazione Monte dei Paschi. Le dirigenze locali avrebbero potuto in qualche modo resistere agli appetiti ‘nazionali’: ma non lo fecero e la questione MPS non è mai diventata oggetto di una inchiesta parlamentare ad hoc – guarda caso. Ho caricato uno zibaldone di PDF (tra i tanti articoli possibili) di 350 pagine su ‘Siena contemporanea’ liberamente consultabile (e consultato) a livello internazionale on line: in academia.edu (https://www.academia.edu/96848812/SIENA_DI_OGGI_UNANTOLOGIA_2023_).
Ora invece si pensava addirittura, mesi fa beninteso, che un raggruppamento civico potesse vincere al primo turno, vista la vivacità che aveva dimostrato a muoversi per tempo e a far convergere forze civiche molto diverse anche per orientamento politico. La varietà eccessiva però non è stata premiata facendo arrivare primo o secondo Fabio Pacciani, e per il ballottaggio, ora, il suo variegato raggruppamento ha avuto libertà di voto dal suo candidato.
Come andare avanti utilmente Pacciani se lo è chiesto, naturalmente e giustamente, e come lui Massimo Castagnini e Emanuele Montomoli – che ha giù programmato un’associazione politico-culturale non solo cittadina – giustamente.
Bisogna ripartire dalla ‘labilità’ delle liste civiche. Il problema non fu affrontato già nel 2018 come non lo era stato al tempo delle Liste civiche senesi (LCS) pur unite dal positivo lavoro svolto in Consiglio comunale nel 2006-2011.
Il civismo può anche dichiarare di non essere né di destra né di sinistra, e di per sé può decidere di volta in volta quali scelte ed alleanze fare, badando alla soluzione migliore nello specifico. Ma le varie scelte lo fanno identificare: ora si dice che gruppo Pacciani tenderebbe a sinistra, mah… Solo sicuro mi sembra che i gruppi che non si danno stabilità non hanno futuro. E per darsi stabilità è necessaria una struttura grosso modo di partito. Va ricordato 1) che anche una lista civica a ben vedere è un partito e viceversa: chi si associa per fini politici fa una processione alla Madonna? 2) che non c’è una ‘forma’ partito soltanto da scegliere e che l’art. 49 della Costituzione non ha mai avuto leggi applicative (non meraviglia) per cui il “metodo democratico” di cui parla è rimasto ambiguamente rispettato.
Solo i meno giovani ormai possono ricordare cos’era il PCI dei tempi d’oro (per ricordare il caso più noto). Eppure quel passato ha dato una struttura più robusta di altri al partito che dal PCI in qualche modo è derivato ai giorni nostri e che a Siena ha notorie e tradizionali radici forti. E tuttavia si è ritenuto un trionfo passare dal 18% di 5 anni fa al quasi 20 di oggi… anche con l’effetto Schlein: a mio avviso innegabile come quello Meloni.
Date le premesse di cui sopra, i molti ‘civici’ di questa tornata elettorale devono riflettere su come darsi un futuro. E il futuro passa solo attraverso la volontà di un
progetto di unificazione il più largo possibile. Non è facile, ma queste elezioni hanno segnalato capacità e sensibilità di impegno impreviste. Bisogna fare passi ulteriori, anche piccoli ma nella giusta direzione. Molto è già stato fatto curando la comunicazione, ad esempio.
Le premesse ci sono e parte degli oltre 600 candidati di queste elezioni possono costituire un’occasione storica. Si va verso un ballottaggio difficile e Nicoletta Fabio è stata candidata dal centro-destra, ma non come esponente di partito, e si è data una propria lista di successo – come altri del resto.
Quale momento migliore per confronti positivi tra i ‘civici’? Il civismo vuole decidere del Bene Comune locale senza condizionamenti esterni. Ma per realizzarlo sono importanti i rapporti anche col governo regionale e nazionale, e i partiti sono utili a tal fine. Non sono da condannare tout court come talora è stato fatto nel calore della campagna elettorale facilitando a Anna Ferretti di parlare di rancori! Puniti dagli elettori severamente, peraltro, se e dove c’erano.
Bisogna saper distinguere invece quale civismo, anche perché il problema è, come al solito, da quale posizione discutere.
Un raggruppamento variegato e disuguale è una cosa (l’attuale Pacciani, che è stato comunque personalmente bravissimo, imprevedibile), altra cosa è una lista civica unitaria con una base larga e un gruppo dirigente che ne è ‘democratica’ espressione. Ce ne sono già esempi ‘viventi’ tra le liste che hanno partecipato alle elezioni odierne.
L’auspicio è che gli ‘strutturati’ avviino un processo di unificazione quando relativamente omogenei per progetto politico: gli eletti in Consiglio comunale possono fare tanto. E – a differenza delle LCS – devono dare largo spazio a questo impegno, senza concentrarsi esclusivamente nei lavori del Consiglio. Nicoletta Fabio ha previsto un gran lavoro da fare. Lo farà, perché anche lei è stata una bella sorpresa”.
