“La crisi economica – ha detto Susanna Cenni – sta coinvolgendo direttamente il mondo femminile: i tagli sul tempo pieno nella scuola, sugli asili, sulla sanità o sulle forze di polizia che dovrebbero garantirne l’integrità personale, sono dati che parlano da soli. Se lo Stato si sottrae dal mettere in campo misure efficaci a sostegno delle famiglie e del lavoro, questo continuerà ad incidere pesantemente sulla vita delle donne italiane. Oggi più che mai, invece, c’è bisogno di una più forte presenza femminile nei punti nevralgici del lavoro, della politica e dell’impresa, per consentire quel cambio di marcia necessario per far ripartire l’Italia, perenne fanalino di coda in Europa e nel mondo”.
“Se vogliamo una democrazia compiuta in termini di parità di genere – ha detto Cenni – c’è bisogno di politiche che valorizzino le donne, che le sostengano nella gestione dei tempi di vita con quelli della famiglia e che inneschino un rapporto proficuo e non penalizzante fra il mercato del lavoro e il mondo femminile. Non è tagliando il Fondo per l’imprenditoria destinato alle imprese gestite da donne, rendendo loro più difficile accedere al part time o innalzando il limite dell’età pensionabile, che il governo potrà favorire la parità e superare le discriminazioni nei confronti delle donne”.
“Il problema – ha aggiunto Gianna Coppini, assessore alla cultura e all’istruzione del Comune di San Gimignano – non è se equiparare o meno l’età pensionabile delle donne a sessantacinque come per gli uomini, ma se il governo è in grado di assicurare ammortizzatori sociali che possano garantire alle donne che rimangono a lavoro fino a quell’età un’adeguata assistenza agli anziani che vivono con loro in famiglia, certezza di posti negli asili nido per i loro figli, politiche flessibili sul lavoro”. “Le preiscrizioni alla scuola dell’infanzia e alla primaria di San Gimignano – hanno detto Rosella Bracali e Andrea Marrucci parlando di istruzione – confermano la richiesta delle famiglie di un allungamento del tempo scuola e non di una sua riduzione. Sono le scelte dei genitori, prima di ogni altra cosa, a bocciare la riforma Gelmini e le politiche di questo governo in una materia che riguarda sì, l’istruzione, ma che colpisce profondamente le famiglie e quindi, in primis, le donne”.