Parole d’ordine vaghe, buone per tutti e impegnative per nessuno

SIENA. Da Pierluigi Piccini riceviamo e pubblichiamo.
“Si è chiusa a Siena la VI Conferenza sull’Europa del Futuro, e mai titolo fu più ambizioso. Tre giorni tra la Certosa di Pontignano e il Palazzo Pubblico per discutere di tutto: bilanci europei da rendere più flessibili (perché il problema è Bruxelles, non la visione), intelligenza artificiale, agricoltura post-Mercosur, dazi americani, cambiamenti climatici, democrazia da riformare e – perché no – un po’ di difesa comune. Tutto, naturalmente, con tono grave, richiami all’“unità” e il solito lessico da convegno finanziato.
Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, ha chiesto meno burocrazia per il PNRR, senza spiegare perché serva una guerra per capire che i regolamenti UE somigliano più a un sudoku che a un sistema operativo. Nel pomeriggio è arrivato il turno dell’agricoltura: europarlamentare PD, una verde, un dirigente UE e Confagricoltura a discutere su come rendere competitivo un settore strangolato da normative… scritte, in buona parte, proprio dagli ambienti rappresentati. Un equilibrismo da Philippe Petit.
In mezzo a tutto, Agnese Pini, direttrice del gruppo QN, ha portato un raro momento di grazia: domande puntuali, tono asciutto, sguardo critico. In un panorama dove “visione” rimbalzava come una pallina da ping-pong, ha riportato il discorso alla realtà.
Poi il gran finale. Romano Prodi, convocato per chiudere con l’autorevolezza dell’“ultimo statista europeo”, ha rievocato il sogno dell’Unione, come se fossimo ancora negli anni Novanta, quando crederci sembrava possibile. Ha tracciato una road map, ma ormai sembra più la mappa del tesoro in un’epoca in cui nessuno ha più voglia di salpare.
Il documento finale? Sette punti, come le piaghe d’Egitto ma con meno pathos. Difesa, welfare, IA, democrazia, competitività, semplificazione. Parole d’ordine vaghe, buone per tutti e impegnative per nessuno. Un po’ think tank, un po’ spettacolo itinerante, con grandi sponsor bancari a sostegno (chi meglio delle banche per finanziare il futuro dell’Europa?).
In sintesi: un elegante salotto multipartisan e interdisciplinare, dove i problemi del continente sono stati trattati con la leggerezza di un programma di sala.
A Siena, città perfetta per il ruolo, si è celebrato il rito dell’Europa pensata – e forse anche disegnata a tavolino – purché il tavolino fosse ben apparecchiato.
Se il futuro dell’Europa passa da qui, possiamo almeno star certi di una cosa: sarà ben impaginato, patrocinato da due banche, moderato da Agnese Pini e condito da un buffet all’altezza. Per il resto, ci aggiorniamo alla prossima conferenza”.