Ceccuzzi invoca le primarie, le Lcs dicono non al PdL e la sinistra parte da sola

Di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Ci eravamo fatti un film. É dura ammetterlo ma, ultimamente, il nostro spirito “idealistico” e “romantico” aveva prevalso
facendoci presagire uno scenario nuovo nella politica senese.
Ci avevamo creduto: tutto nuovo, tutti pronti a cambiare le regole.
Tante nuove associazioni, osservatori, laboratori, mancati accordi sulla scia di “ordini romani”, sanguigni confronti all’interno degli schieramenti per tradizione riuniti, scissioni al grido di “noi non ci pieghiamo!”…
Invece, nella maggioranza dei casi, la realtà ci si è presentata davanti nelle sembianze di una doccia fredda.
Impossibile ignorarla.
Dobbiamo registrare sostanzialmente tre notizie di rilievo nel panorama politico senese
La prima riguarda l’incontro di sabato scorso alle lupe, promosso da diverse associazioni e moderato dall’esule delle Liste Civiche Mario Ascheri.
Un incontro che, almeno nelle speranze dei molti intervenuti, sarebbe dovuto essere un confronto tra esponenti della società civile, poco legati alla nomenclatura politica (di destra e di sinistra), almeno ufficialmente.
Invece, le cose sono evidentemente sfuggite di mano. A parlare, oltre a rappresentanti delle Liste Civiche, c’erano anche esponenti dei PdL che, con dichiarazioni ad effetto hanno aperto alla possibilità di una lista civica da sorreggere, senza simboli ma con un chiaro appoggio esterno. Croce sopra tutte le belle speranze di un movimento extrapolitico, di totale rottura con il passato.
Del resto, di rappresentanti della società civile “puri”, nella sala delle Lupe ce n’erano decisamente pochi. Quasi tutti avevano un trascorso, più o meno recente (scommetteremmo sul “più recente”) con la politica. C’era anche Vittorio Stelo, anche lui esule dalle Liste Civiche che, a detta di Ascheri, avrebbe dato la sua disponibilità a fare da candidato sindaco alla nuova compagine civico-pdellina. Una operazione che, alle ultime amministrative era stata messa in piedi e poi smantellata, quasi fuori tempo massimo, dal PdL che dopo una campagna elettorale giocata quasi tutta a favore dell’allora possibile vincitore Piccini, si presentò a sorpresa con una sua lista ed un suo candidato. Una mossa che indebolì le Lcs e che certo non favorì il candidato sindaco Manganelli.
Comunque, per far capire che la lezione era bastata, a smarcarsi dall’invito, il giorno dopo, sono state le Liste Civiche senesi che, in una nota particolarmente piccata, hanno sostenuto di non aver alcun interesse a questo “matrimonio”. Loro, in effetti ad un tavolo politico sono già sedute da tempo. L’accordo, infatti, sarebbe con Api, Udc e Fli. Ovvero con Pierluigi Piccini che, dopo aver fatto un passo indietro per la candidatura a sindaco, non ci pensa proprio a lasciare le Liste civiche, che ha contributo a fondare, ad un improbabile accordo con altri che non sia lui medesimo. E come dargli torto.
Certo, quel comunicato da “duri e puri” quando l’accordo elettorale è con altri partiti (e qui il più pulito c’ha la rogna) lascia alquanto perplessi e certamente impedisce quell’accordo di ampie vedute che da più parti, nell’animo degli elettori di centrodestra, era stato agognato. Ed a fare da candidato di questa grande coalizione, ci sarebbe potuto stare anche un nome da “homo novus”. Come, per esempio, quello dell’avvocato Riccardo Pagni. Un nome che risultava tra I sondaggiati dal PdL.
Ma che fine ha fatto quel sondaggio? Cosa aveva prodotto? Non è dato saperlo.
Pare che sia stato interrotto e, pare, che fosse proprio il nome di Pagni ad essere in testa.
Ma, a sorpresa, il PdL, sabato scorso, propone un accordo con forze extrapartitiche e non esclude la candidatura di Vittorio Stelo.
La cosa che appare certa del PdL è che la candidatura della Loretana Battistini non intende sostenerla in un accordo unitario con la Lega Nord. Almeno queste sono le ultime nuove dopo l’incontro a Firenze di lunedì scorso. E c’è anche chi sostiene con una certa dovizia di particolari che, alla carica di sindaco del PdL, potrebbe essere in lizza anche Alessandro Nannini. L’imprenditore senese sarebbe già stato a Roma ed avrebbe avuto l’ok dei vertici del partito.
La seconda notizia, solo di un paio di giorni fa. Ceccuzzi, che ci piace definire il quasi sindaco di Siena, ha invitato la coalizione di centrosinistra ad indire subito delle primarie. La questione con l’Idv resta apertissima. Il gruppo senese dei dipietristi non molla ed indebilisce una coalizione che non è mai stata così debole. Lo dimostra il fatto che, in questi giorni assistiamo ad interventi deliranti di esponenti locali che parlano di Università, piuttosto che di economia che non fanno altro che mostrare il fianco per stoccate – politiche e non – che fanno decisamente male. E’ quel cercare di salvare capra e cavoli – rappresentanti del potere ed elettorato potenziale – che proprio non può essere accettato dall’opinione pubblica. Ed è anche quel commentare da “estranei” quando si è stati per anni e anni al governo di una città intera (istituzioni comprese) senza alcun “mea culta” che proprio infastidisce.
Al pari, se si può fare un paragone, del Presidente del Consiglio che, per difendersi dalle accuse, sostiene di aver creduto realmente che la Ruby Robacuori fosse nipote di Mubarak!
Al pari, ancora, del candidato sindaco Ceccuzzi che, chiedendo ai compagni di coalizione una rapida organizzazione delle primarie, parla di una città che “chiede che si chiuda una fase e se ne apra un’altra, sia in termini di idee che di persone”. Sentirselo dire da lui “deus ex machina” della politica e dell’amministrazione senese degli ultimi vent’anni, è, francamente, seccante.
E le primarie? Un atto di grande democrazia se, a fianco del nome di Ceccuzzi ci fosse un “pari grado”: un uomo di spessore e di curriculum prestigioso, uno che avesse mostrato negli ultimi mesi (ci accontenteremmo di un tempo così breve) un qualche senso critico nei confronti del partito… Invece, i nomi in lizza sono Iantorno, Cannamela e Marzucchi. Nomi che non hanno alcuna speranza contro il candidato Ceccuzzi, che certamente farà segnare percentuali bulgare che possano pareggiare, in soddisfazione personale e legittimazione al ruolo, l’acclamazione nel Pd.
L’ultima notizia, quella su cui poggiano fulgidi barlumi di speranza è quella di poche ore fa circa l’azione di coraggio di “Città Domani – Sinistra per Siena” che ha deciso di venire fuori con una sua lista e di smarcarsi, come già aveva fatto dal Sel, dal gruppo di maggioranza. Un’azione che potrebbe avvicinare i fuoriusciti all’IdV nel tentativo di creare una lista di sinistra antagonista e non allineata. Una “voce fuori dal coro”. Certo, ancora senza nomi e cognomi che possano rendere “di peso” la proposta… ma non si può chiedere tutto e subito. Queste elezioni vanno vissute, ormai si è capito, al cardiopalma. Per chi ha pazienza… ed ancora ci crede!
Ci chiediamo, in tutto questo vortice di palese superficialità e pressapochismo politico, cosa sta facendo Siena. Una città che resta come in letargo, che si indigna, di tanto in tanto, nei blog su internet ma che poi non sa trovare strade per reagire, moti di orgoglio che possano sollevarla da quel torpore pluriennale che, oltre a puzzare di stantio, ormai non è più possibile permettersi.