Si può considerare temporaneo oppure va considerato come elemento strutturale?

di Vito Zita
SIENA. Da alcune settimane è il tema dominante sui mercati finanziari dopo l’improvviso innalzamento degli indici americani sull’inflazione attesa. Gli alerts vengono lanciati da tutte le case di investimento e non mancano gli articoli di approfondimento sulla stampa specializzata. Il vero punto di domanda è: il ritorno dell’inflazione si può considerare temporaneo oppure va considerato come elemento strutturale?
L’inflazione calcolata sull’indice dei prezzi al consumo è salita in aprile al 4,2% su base annua, il livello più alto registrato da settembre 2008. Nel frattempo, l’inflazione “core”, che non include i prezzi di cibo ed energia, ha toccato quota 3%, per la prima volta dal 2006.
La riunione del FOMC del 15-16 giugno scorsi, ha evidenziato come probabilmente si debba avere una diversa percezione dei rischi sullo scenario d’inflazione nel corso dei prossimi anni, in reazione alle notevoli sorprese al rialzo registrate nella dinamica dei prezzi al consumo (e dei salari) negli ultimi mesi. Al riguardo, la Fed ha peraltro confermato il proprio scenario che considera transitorio il sensibile aumento dell’inflazione attualmente in corso. L’inizio della discussione formale da parte della Fed riguardo alla riduzione degli acquisti di titoli (il cosiddetto “tapering”) è ora previsto per la riunione di dicembre (invece che per quella di gennaio 2022). Un dato che il mercato finanziario si prepara ad anticipare prima che accada, come sempre avviene. Se questo è il macrotema, nel dettaglio si può constatare che l’aumento dell’inflazione importata non ha più come origine l’aumento delle materie prime come ad esempio il petrolio, o almeno non solo quelle. La crescita economica attesa si declina sui nuovi comparti in cui le aziende si sono trasformate o stanno per completare un processo di trasformazione a seguito della pandemia. Infatti una forte componente dell’inflazione attuale è determinata dalla scarsezza di componenti tecnologici e a carenze produttive, proprio nella fase in cui le aziende hanno cercato di incrementare l’offerta.
L’argomento inflazione prosegue di pari passo, quindi, con quelli che vengono considerati i propulsori della crescita che si sta manifestando e che interessano settori specifici di investimento (tecnologia, salute, clima ecc.) ed aree geografiche ben determinate. Al risparmiatore non resta quindi che rivolgersi ad una figura professionale come un consulente finanziario per inserire in un portafoglio diversificato sia asset class reali, sia asset class tecnologici senza perdere di vista una componente obbligazionaria legata all’inflazione. Questa pare la scelta più opportuna per affrontare il rischio complessivo di portafoglio.
Questo articolo ha carattere meramente informativo. Le informazioni e le opinioni contenute nello stesso non costituiscono una raccomandazione o consiglio di investimento.