La resa di Ceccuzzi segna la fine della stagione nata con la privatizzazione del Monte
di Red
SIENA. Arriva il terremoto anche a Siena con le dimissioni del sindaco poche ore prima di essere sfiduciato da una più che certa bocciatura del bilancio consuntivo del Comune.
Come più volte riportato, la lotta intestina tra le fazioni del Pd senese e nazionale e tra le due anime “ex” (Ds e Margherita), una faida che vale il controllo della banca MPS oltre che degli istituti cittadini come Ospedale, Fondazione e Università, raggiunge un livello mai toccato prima e scuote dalle fondamenta oltre cinquanta anni di dominio politico cittadino assoluto. Siamo infatti all’atto finale per quello che riguarda il consiglio comunale senese: i 20 giorni di tempo a disposizione del sindaco per ripensarci prima che le dimissioni diventino efficaci e irrevocabili sono inutilizzabili, in quanto in queste ore viene a scadere il limite di tempo massimo per approvare il bilancio consuntivo. Perciò ora le funzioni di Franco Ceccuzzi passano nelle mani del vicesindaco Mauro Marzucchi: ironia della sorte, uno dei motivi del contendere, l’elemento su cui si sono scontrate le fazioni senesi, pare. E il Prefetto attenderà solo la scadenza di legge per avviare la nomina del Commissario, che gestirà il Comune fino alle prossime elezioni, quasi certamente nella prossima primavera, in concomitanza con quelle nazionali.
Un anno, in cui si potranno ricomporre le divisioni interne al Pd o realizzare il processo di separazione definitiva. Un anno intero di restaurazione dei processi democratici all’interno della comunità senese. Un anno in cui il centrosinistra potrà decidere finalmente di fare le primarie, lasciando ai suoi elettori libertà di scelta del candidato leader, magari. Un anno in cui le opposizioni potranno giocarsi la carta della formazione di un candidato sindaco autorevole e credibile, magari.
Occorre partire dalla accettazione della realtà: Siena non è più un centro del potere e della politica nazionale; la banca, a gestione “rossa” cittadina e non solo (e sulle percentuali di controllo resterà sempre un alone di mistero), a causa della cattiva conduzione sarà traghettata, con molta probabilità, là dove al nuovo amministratore Alessandro Profumo la politica dirà di trasferire il controllo. Oppure, se vogliamo credere ancora alla novella degli uomini liberi in questa Italia 2012, prenderà nelle sue mani il futuro della banca e certo non guarderà in faccia chi si ostina a governare una banca senza averne le capacità.
Occorre ripartire dalla nuova austerità (che si somma a quella dell’Italia), peggiorata dal fatto che comunque già ora i cittadini senesi sono tra i più tartassati dalle tasse locali e spazi per reperire nuovi fondi non esistono. Niente kermesse canore estive e niente capodanni gratuiti in Piazza del Campo. Probabilmente occorrerà dire addio Capitale della cultura europea 2019 e addio ai quattrini spesi per il logo e la commissione. Stop totale alle consulenze. E visto che negli ultimi trenta anni si è ben provveduto a distruggere ogni parvenza di tessuto industriale cittadino ed anche le valli più scoscese sono state edificate per il buio abitativo, prepariamoci a diventare terra di emigranti.
Per altra ironia della sorte, l’unico tra gli attori protagonisti della stagione fallimentare di una generazione politica senese che è rimasto in piedi è colui che, nel “Sistema Siena” ormai al tramonto, aveva una non compresa eminente posizione centrale, al punto che la adoperava solo per “eseguire gli ordini di altri”. Il Sunset Boulevard sulla strada per San Gimignano attende anche il presidente della Fondazione, tanto che non sono né saranno necessarie le sue dimissioni prima della fine naturale del mandato il prossimo anno: non conta più nulla. Sansone è morto. Con tutti i Filistei: toccherà a una nuova generazione di senesi ricostruire la città.