Il tardivo ottimismo di Goldman Sachs non incide sulle previsioni odierne
di Red
SIENA. Weekend di gran subbuglio per tutti i governi e le istituzioni finanziarie europee, riunione del G7 a Marsiglia di grandi difficoltà, di cui le dimissioni Stark sono solo un episodio. Atene ha fallito l’obiettivo prefissato del 90% di adesioni dei privati allo scambio di bond greci, mentre si diffondevano voci secondo cui la Germania starebbe preparando un piano B di salvataggio delle sue banche in caso di default greco. Il termine per le adesioni è scaduto venerdì. Come sempre, quando si ha a che fare con i politici, i numeri non sono chiari. L’adesione dovrebbe riguardare 135 miliardi di titoli di stato greci, ma non si sa se sono compresi in questa cifra i circa 50 miliardi detenuti dalla Bce che, chiaramente, non vuole e non può (per non creare il precedente), partecipare allo sconto del 21% che la Grecia chiede agli investitori. La forte recessione greca (Pil a -7,3% annuo nel secondo trimestre) rende quasi impraticabile al governo ellenico qualsiasi prospettiva per evitare il default. Fallimento dunque scontato per Berlino e Parigi, che mentre chiedono rigore alla manovra italiana, dovranno supportare pesantemente le proprie banche, massicciamente esposte con Atene. E immancabilmente arriva Moody’s: tre banche francesi, SocGen, BNP Paribas, Crédit Agricole, sono in possibile downgrading. Ridevano delle banche italiane, ora corrono verso gli aiuti di stato, a dimostrazione della globalità della crisi finanziaria. Poi toccherà alle banche tedesche, esposte come nessun altro in titoli di stato greci. Nella serata di domenica arriva la notizia che Papandreu, premier greco, ha istituito una tassa sugli immobili, raccolta attraverso le bollette elettriche, che consentirà al paese di racimolare ulteriori 2,5 miliardi di euro per avere un avanzo di bilancio già nel 2012. Meglio poveri che falliti per sempre, in sintesi, il pensiero del primo ministro.
Un plauso alla Grecia anche dal commissario europeo per gli affari economici e monetari Olli Rehn. Per cominciare bene la nuova settimana, arriva anche la raccomandazione di Goldman Sachs. Invece di spiegarci cosa ha fatto dei 450 milioni di azioni privilegiate della Fondazione, a chi siano state vendute, a che prezzo e chi si sia messo in carico le minusvalenze che si sono accumulate, sprizza ottimismo. Sul Welt am Sonntag, quotidiano tedesco, Alexander Dibelius, analista della banca d’affari americana, si difende dall’accusa di mancata lealtà verso l’euro scommettendo contro la moneta europea: ”Non credo che siamo nella stessa situazione in cui eravamo all’inizio della crisi finanziaria del 2008. In Europa la situazione è più stabile, a causa del buon lavoro dei governi e della Bce. Tuttavia, non chiudo gli occhi davanti ai rischi futuri: dobbiamo prepararci a fronteggiarli”, conclude Dibelius, escludendo imminenti crisi bancarie. Mah, chi ci può credere, se queste sono le analisi dei leaders del mercato finanziario?
Nella notte ripartono i mercati asiatici, dopo l’ultimo ribasso di Wall Street e le commemorazioni per l’11 settembre. Festività per le borse cinesi, mentre arriva il dato inatteso della contrazione importante del surplus commerciale. Tocca a Tokyo dettare i primi temi della giornata: l’indice Nikkei cade pesantemente a -2,4%, mentre Hong Kong e Sydney fanno ancora peggio. Con queste premesse ci si attende una giornata prudente ma difficile, bisogna capire se ai mercati il frenetico fine settimana della politica economica rimane sufficiente. Sarà importante anche l’atteggiamento del governo italiano, che potrebbe condizionare in negativo l’asta dei BTp prevista per martedì: le dimissioni di Stark levano di mezzo un avversario, ma un sospetto di allentamento nel rigore fiscale potrebbe domani far volare di nuovo lo spread a livelli intollerabili.
Un piccolo appunto sulla Fondazione MPS. La maggior parte dei senesi e dei loro rappresentanti politici sono convinti che Palazzo Sansedoni abbia 600 milioni di euro di debiti, contratti per sostenere l’ultimo aumento di capitale di Rocca Salimbeni. Non è così. La situazione è molto peggiore, perché si devono sommare le minusvalenze prodotte dalla vendita del pacchetto azionario Intesa San Paolo, della vendita già ricordata di 450 milioni di azioni privilegiate e di altre discutibili operazioni, che son costate il posto al provveditore Marco Parlangeli, reo sicuramente di non essere d’accordo con operazioni di salvataggio politico e di distruzione finanziaria. Ma forse lo si scoprirà tra le pieghe del bilancio alla fine della primavera 2012, quando Mussari e Mancini saranno solo un ricordo sbiadito: il conto lo pagherà la città inerme e rapinata.
